LE LOCUSTE LA PITTURA E TUTTO IL RESTO di Ivan Quaroni (Butterfly Effect n.2)

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LE LOCUSTE LA PITTURA E TUTTO IL RESTO
di Ivan Quaroni

Nel suo saggio La scienza e l’ipotesi, il matematico e filosofo Henri Poincaré scrisse che “La scienza si fa con i fatti come una casa si fa con i mattoni, ma l’accumulazione dei fatti non è scienza più di quanto un mucchio di mattoni non sia una casa(1)


(Elena Rapa, Nonno Gigi, tecnica mista su tela, 150x100 cm., 2009)

 

 

Analogamente, possiamo affermare che la pittura si fa con i colori, ma dall’accumulo di colori non sortisce necessariamente un quadro. Ogni opera è il risultato di una combinazione di elementi organizzati e di fattori casuali o accidentali. Un’opera completamente casuale non è un’opera più di quanto lo sia un quadro completamente organizzato, frutto dell’esecuzione meccanica di un principio astratto. In questo caso, vale la massima oraziana secondo cui est modus in rebus. L’eccesso di casualità, così come il suo opposto meccanico sono, a mio avviso, egualmente equidistanti dal concetto di opera d’arte.


(Mirko Canesi, il Pokeumonino adulto non farà passare l'uomo pokeumonizzato, formato A3, pittura digitale, 2009)

 

 

Due esempi lampanti sono il quadro dilettantesco, dipinto con assoluta spontaneità e senza alcuna cognizione tecnica e quello iperrealista estremo, che ripropone fedelmente un’immagine di origine fotografica. In entrambi i casi, la supposta opera non ci dice nulla a proposito dell’artista e delle sue intenzioni, non lasciandoci intuire altro che un presunto grado di approssimazione a due concetti astratti quali il caos e l’ordine. Con la teoria della complessità e con il concetto dei piccoli mondi, la scienza contemporanea sta cercando di dimostrare che la natura, la società, l’economia e la comunicazione funzionano tutte allo stesso modo. Sono tutte strutture basate su un’architettura di rete che contiene, allo stesso tempo, elementi casuali e organizzati, che hanno una funzionalità  e una complessità enormemente più elevate rispetto alle reti ordinate e a quelle caotiche(2)


(Michael Rotondi, Senza titolo, tecnica mista su tela, 40x40 cm., 2009)

 

 

La stessa rete neurale del cervello umano potrebbe rispondere alle caratteristiche delle strutture di piccolo mondo, a metà strada tra l’ordine e il caos. Nel 1999, Luis Lago-Fernandez dell’università di Madrid condusse un esperimento sul cervello delle locuste, che possiede un numero relativamente limitato di neuroni e dunque si presta, più del cervello umano, ad essere studiato e mappato. Lago-Fernandez e i suoi colleghi, utilizzando i sofisticati modelli che i neuroscienziati avevano faticosamente messo a punto nel corso di mezzo secolo per ciascuno degli 800 neuroni della locusta, avevano elaborato una simulazione assemblando i neuroni in uno schema ordinato.


(Arianna Piazza, 150x100 cm., acrilico su tela, 2008)

 

 

Sottoposto questo schema a una stimolazione esterna, come, per esempio, un odore interessante per la locusta, lo scienziato spagnolo si accorse che la rete ordinata (e simulata) dei neuroni degli insetti non rispondeva con la stessa velocità della rete di una locusta vera. In uno schema ordinato, privo di nessi casuali, la rete dava risposte pari a quelle di un soggetto sub-normale. Uno schema caotico simulato, invece, rispondeva più velocemente agli stimoli esterni, ma non riusciva a sincronizzare il comportamento dei neuroni. Risultato: la struttura neurale del cervello delle locuste doveva essere, in egual misura, ordinato e caotico. A questo esempio si potrebbero aggiungere i risultati di centinaia di esperimenti sui più disparati campi, dall’organizzazione sociale a quella economica, dal funzionamento delle cellule all’architettura di internet. Tutte confermano, con un buon grado di approssimazione, la teoria della complessità.


(Silvia Idili,  il polo magnetico,40x50 cm, olio su tavola, 2009)

 

 

Benché non ancora studiata secondo la prospettiva della teoria dei piccoli mondi, possiamo azzardare l’ipotesi che la pittura, così come altri campi dell’agire umano, risponda agli stessi macro-principi strutturali, quelli cioè di una equilibrata combinazione tra fattori regolati e fattori accidentali. Immaginiamo, infatti, tutte le ricerche artistiche come dei grafi complessi, corrispondenti a delle reti piccolo mondo, ognuna diversa dall’altra. In tal caso che cosa renderebbe ogni ricerca unica? Certamente gli elementi casuali che intervengono nel corso della lavorazione, certe macchie non volute, il risultato imprevisto di una mescita di colori, magari una non calcolata rugosità del supporto e mille altri piccoli dettagli, ma soprattutto l’intenzione dell’artista, il suo originale background culturale, la sua particolare padronanza delle tecniche, la sua visione complessiva, la sua volontà. L’insieme di fattori organizzati e casuali  può essere chiamato modus, ossia la maniera, la modalità o, per usare un termine più effimero, l’attitudine, che costituiscono i segni distintivi di una ricerca artistica. 


( Carolina Antich, Nieve. acrilico su lino, 33x33 cm., 2009)

 

nota sulle immagini:
le immagini sono state selezionate da Ivan Quaroni e non hanno nessuna relazione col testo, tranne quella di dimostrare che c'è in giro ancora della buona pittura.

note al testo:


[1]Henri Poincaré, La scienza e l’ipotesi, Bari, Dedalo, 1989, p.152.

 

[2]Vedi Mark Buchanan, Nexus, Milano, Mondadori.

 

 

 

The butterfly effect 02, di Ivan Quaroni
"Le locuste, la pittura e tutto il resto"
pubblicato su lobodilattice il 07/09/2009

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