"A questo punto della seconda rivoluzione industriale, il consumo alienato diventa per le masse un dovere supplementare che si aggiunge a quello della produzione alienata", scriveva Guy Debord nei Commentari sulla società dello spettacolo. Il consumismo delle immagini, imposto attraverso i media, che caratterizza la società post-industriale, determina dunque un nuovo tipo di oppressione da parte del sistema capitalista. Il filosofo francese analizza lo stato di alienazione dell'individuo che "da consumatore reale diviene consumatore di illusioni", spiegando i limiti della società dello spettacolo definito come "il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine". E' il dominio dell'economia sulla vita sociale, della categoria dell'avere su quella dell'essere spiegato da Marx. Nell'analisi critica di Debord sulla società contemporanea, la categoria dell'avere diviene categoria dell'apparire. Ossia lo spettacolo che, spiega Debord "non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini. è una weltanschauung divenuta effettiva, tradotta materialmente. è una visione del mondo che si è oggettivata".
Insomma, l'alienazione dell'uomo e l'annullamento della coscienza collettiva (e quindi dell'azione collettiva) nella società contemporanea non costituiscono più strumenti di oppressione diretta da parte del padrone. L'oppressione diviene controllo sociale che provoca nell'individuo l'illusione di una più agevole comunicazione attraverso i media. Ma che si traduce in realtà in separazione fisica tra i cittadini. Ecco dunque tratteggiata la globalizzazione neoliberista.
Ebbene, la frammentazione dell'identità collettiva è sentita profondamente dagli artisti contemporanei. L'artista salentino Angelo Però, ad esempio, ha ben rappresentato il concetto di precarietà dell'identità attraverso il suo progetto "Mi vendo - I sell myself". Scrive infatti Valeria Venneri descrivendo questo "progetto d'arte contemporanea": "L'abbandono del principio di non contraddizione di aristotelica memoria, la trasformazione delle categorie di spazio e tempo, la mancanza di certezze esistenziali e lavorative hanno sradicato dalla coscienza collettiva l'idea di un'identità soggettiva originariamente intesa come sentimento di stabilità e di auto/etero-riconoscimento per coniare una nuova formula instabile, facilmente consumabile, perciò vendibile di identità".
Il fotografo Però ha pensato bene di mettere simbolicamente in vendita gli individui, fotografando volti femminili e maschili e ritraendoli in foto segnaletiche. Il prodotto in vendita è l'individuo stesso, con tanto di codice a barre e prezzi. Nel sito internet di I sell myself c'è addirittura un form da compilare per chi vuole mettersi in vendita e un altro per l'acquirente.
Un progetto d'arte contemporanea, quello di Angelo Però, che esprime perfettamente, con provocante ironia, il malessere esistenziale determinato dal parossismo consumitico della società capitalista. E la proiezione verso il superamento della globalizzazione neoliberista attraverso l'arte e la fantasia (al potere).
Vendiamoci dunque:
http://www.mivendo-isellmyself.com/DESCRIZIONE.html