Contenitori culturali leccesi: gestione e fruizione. Parte I

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Ieri mattina, per la prima volta, mi sono ritrovata a visitare il Castello Carlo V dopo l'entrata in vigore del biglietto d'ingresso. Arrivata al botteghino, ho scoperto che in presenza di mostre temporanee, l'accesso ha un costo di 8€, comprendente le visite al Castello, al Museo della Cartapesta ed alle esposizioni. Per visitare i sotterranei (inaccessibili ai disabili) invece, è necessario pagare ulteriori 2,50€ e non è possibile fruire solo delle mostre o solo del museo, poiché l'accesso è unico, come il biglietto.
Avendo pagato per intero, ho deciso di visitare integralmente il Castello, nonostante lo conoscessi molto bene, avendoci anche lavorato.
Prima tappa del mio tour, il Museo della Cartapesta, rivelatosi uno spazio – ahimé –  pessimamente gestito e manutenuto, con numerosi refusi nei pannelli esplicativi; cadaveri d'insetti a scenografia di statue adornate di polvere; faretti fulminati; personale assente; aria stagnante ed irrespirabile e festoni di ragnatele ovunque; per non parlare di monitor spenti; targhette cascate e mai risistemate; statue coperte con sudari di plastica ed un'incredibile carenza d'informazioni sugli storici e numerosissimi cartapestai locali, ad esclusione di un giovane artigiano che, al contrario, risultava ottimamente sponsorizzato, con numerose statue in esposizione.
Al piano superiore è stato il turno di un'installazione pittorica in cui le “concettualità” del tarantismo si mescolavano ad un'iconografia baconiana, in un tripudio di fili rossi che occupava il centro della Sala D'Enghien e – nelle sale successive – una mostra “rappezzata” di ceramiche medievali, oltre alla permanente di un noto artista locale. 
Nell'ala destra, finalmente, il motivo della mia vista: la mostra L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith, quella che fu annunciata come la “mostra-evento” dell'anno e che, purtroppo, non era che una delle tante (troppe) esposizioni blockbuster con riproduzioni a bassissima risoluzione delle opere dei grandi maestri che ispirarono PPP; etichette con errori intollerabili; volumi da bancarella illegibili a causa dell'ingarbugliamento di fili; audio dei video sovrapposti e stampe, stampe, stampe, fortissimamente stampe. Nemmeno per sbaglio un originale, nemmeno uno degli autoritratti all'ingresso, ma solo scansioni e riproduzioni.
A conclusione del mio avvilente tour, ho tirato le somme su quegli 8€ spesi per accedere al Castello. Nei panni di un turista abituato a gironzolare per musei e mostre ho immaginato la sua reazione a quanto il Castello offriva a fronte di una cifra decisamentre alta, vista anche la media nazionale (si pensi che al MAXXI di Roma il biglietto intero costa 11€, al Castello di Rivoli 6,50€ ed al Museo egizio di Torino 7,50€, solo per fare alcuni esempi eccellenti). Mi sono chiesta se non fosse il caso che il Castello – come ogni istituzione culturale che si rispetti - avesse un sito internet (ad oggi inesistente), per consentire a chi intende visitarlo, di conoscerne costi ed offerta culturale; se non fosse il caso di manutenere dignitosamente lo spazio prima di pretendere un biglietto d'ingresso; se fosse corretto far pagare 8€ per una proposta di qualità scadente, quando fino a pochi mesi fa, esposizioni di gran lunga migliori erano ad accesso libero; ma soprattutto mi sono chiesta se fosse onesto chiedere ai leccesi di pagare ogni volta 8€ per visitare le mostre del Castello e se non fosse più giusto – come accade in numerose città e metropoli italiane e come già molti mesi fa suggerii alla dirigenza comunale – garantire un accesso simbolico di 1€ ai residenti, in modo che abbiano la possibilità di accedere alla cultura cittadina a prezzi equi, senza dovervi rinunciare in favore di attività più economiche.
Prabilmente non è ancora ben chiaro il senso di “città europea della cultura”, se proprio durante la candidatura, il Comune cade in questi errori fatali. Verosimilmente ancora molto bisogna studiare e tanto bisogna imparare per raggiungere livelli gestionali e qualitativi non necessariamente europei, ma almeno italiani; e forse, ancora una volta, sarebbe il caso di sottolineare quanto appaia necessaria una direzione artistico-culturale dei contenitori comunali da parte di professionisti qualificati, in grado di garantire programmazioni e standard manageriali appropriati e quanto imprescindibile risulti l'apertura annuale di bandi pubblici internazionali per la selezione delle proposte culturali della città. Allo stato attuale, purtroppo, i miei 8€ risultano decisamente mal spesi!

L'immagine di copertina è tratta dal sito http://www.viaggioadriatico.it/

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