Intervista a ... Bertozzi & Casoni

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Ars longa vita brevis sosteneva Ippocrate: citazione antica ma non per questo non attuale. Una amara constatazione della brevità della vita in rapporto a quello che l'individuo vorrebbe realizzare.

Fonte di ispirazione per poeti e scrittori, tema discusso e centrale di opere letterarie e non, il senso della fuga del tempo e della caducità delle cose ripercorre ancora la vita di tutti noi e in particolar modo degli artisti Bertozzi & Casoni. Interpreti dell'uomo che nel dominio razionale di se stesso e delle loro opere sanno rendere profondo e fecondo ogni attimo dell'esistenza con il loro lavoro. Una versione aggiornata del tema, la loro, che affronta con abilità e ironia il tema della caducità della vita, che altro non è se un ammonimento all'effimera condizione dell'esistenza.

1) Avete mai preso in considerazione l'idea di abbandonare del tutto la ceramica e dedicarvi completamente ad altro?

Stefano: a volte sì. Al momento quello che faccio è quello che preferisco.

Paolo: abbandonare del tutto la ceramica è stato nel tempo una delle idee che di tanto in tanto si sono affacciate nei nostri pensieri. Le ragioni erano legate a due motivi principali: la considerazione che il materiale ceramico nella mentalità comune poco o nulla avesse in comune con l’arte e la complessità che la ceramica presenta nella tecnica realizzativa. Ma sono stati poi questi stessi motivi che ci hanno convinto a restare legati a questo materiale, che di fatto fa parte della nostra formazione.

2) La caducità del tempo e della condizione umana viene perfettamente rappresentata nei vostri lavori; eppure la speranza rimane sempre...

Stefano: quando sviluppo un’opera cerco di creare delle contraddizioni, delle associazioni di soggetti e immagini dove il tempo è sospeso in un non-sense.

Paolo: La caducità del tempo è un tema che nei secoli l’uomo ha rappresentato sempre, a nostro parere, non tanto per ricordarci che dobbiamo morire, ma per trovare in questa consapevolezza una scappatoia nella quale poter guardare con speranza, la stessa speranza che cerchiamo di trasmettere con il nostro lavoro. In fondo un bel paesaggio o un bel colore possono essere un buon modo per convivere con l’idea della fine.

3) Un lavoro apparentemente ironico ma che fin dall'esecuzione rivela serietà e precisione...

Stefano: sono propenso per un sapore dolce amaro.

Paolo: La serietà e la precisione sono state in un certo momento, circa 13 anni fa, caratteristiche fondamentali del nostro operare, indispensabili per dare una oggettività più stringente che non lasciasse spazio ad altre considerazioni o interpretazioni. Siamo comunque consapevoli della possibile diversità di lettura che ogni persona può dare osservando il nostro lavoro. Un esempio sono stati gli ultimi lavori sul tema della Rigenerazione: nelle opere “Melanconia” e “Dogma” le farfalle cercano di elevare verso l’alto, mimando l’ascensione, rispettivamente la testa di un pesce spada posta dentro una custodia di chitarra e la testa di un cervo adagiata su un piatto. Molte persone invece hanno pensato a farfalle carnivore intente a spolpare l’animale.

4) La società odierna continua a chiedere sempre di più a scapito di molte altre cose. I vostri sono i resti di una società divorata in tutto e per tutto da se stessa?

Stefano: la nostra società è bulimica e complessa, e noi la rappresentiamo.

Paolo: La società odierna è, a nostro parere, in evoluzione verso una depurazione del superfluo, ma ci vorrà ancora tanto tempo. Nel frattempo noi, che non vedremo questo grande cambiamento a cui siamo diretti, ne mimiamo già l’arrivo nei nostri lavori. Ne sono un esempio le “Disgrazie” dove nella terra delle zolle è visibile quello che è stato, e sopra la zolla quello che verrà, la rinascita della bellezza, un messaggio positivo. Ma chi vivrà vedrà.

5) Quale è la vostra musa ispiratrice e cosa volete comunicare a chi si trova davanti al vostro lavoro?

Stefano: Non ci sono muse ispiratrici, c’è la realtà. Cerco di rappresentare una dualità, non per non dire o inquadrare, ma per indurre chi incontra il nostro lavoro a una interpretazione personale e soggettiva. E’ questo che mi stimola.

Paolo: La musa è quello che ci circonda, il nostro tempo. Cerchiamo di comunicare un messaggio di bellezza e positività, le uniche cose che possono salvarci in questo percorso terreno.

6) Guardando il vostro lavoro non può non venirmi in mente una delle poesie di Jacques Prévert in Le foglie morte: “Su una spiaggia deserta una tartaruga capovolta accanto a una clessidra. Nessuno che li possa rovesciare. Tartaruga la tua ultima ora nessuno la conterà”...

Stefano: Certo, sono d’accordo. Nella nostra condizione umana i diversi linguaggi si incontrano nelle sensazioni sensoriali e ci sono assonanze fra loro, tanto è vero che poesia, musica, letteratura, arti visive, tutto è linguaggio, comprese l’arte antica, contemporanea e le arti applicate. Tutto è applicato. La sociologia può confermarlo.

Paolo: La sospensione del tempo è un percorso meditativo che ti porta a considerare che il tempo non esiste.

 

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