Arte forma o lingua?
Il sistema dell'arte è fatto d'informazione specializzata e immagini che invadono globalmente i media, ovviamente da questo sistema di diffusione capillare sono eliminati gli scarti della regola.
Esiste una opposizione, fatta di resistenza diffusa, di artisti media-attivisti che in modalità eterogenee, manifestano sintomi virali di presa di coscienza planetaria di problematiche legate ai diversi linguaggi dell'arte; ma questo universo sistemico del possibile è ancora frammentario e privato, non esistono di fatto spazi planetari e pubblici contemporanei per queste pratiche, esiste solo un cambiamento di scenario di cui ancora non si comprendono cause e effetti (se non nella ricchezza della media depredata dai gruppi della classe dirigente globalmente diffusa).
Lo si voglia o meno la storia dell'arte non può esistere priva di un contesto generale (particolare per quanto riguarda la disciplina), la questione è evolutiva, le conoscenze degli artisti di stili e linguaggi aumentano nella loro accessibilità consumistica di generazione in generazione; nei linguaggi di mercato dell'arte purtroppo la forma diventa sempre più oggetto e prodotto di comunicazione e non mezzo linguistico volto a creare la ricerca artistica, questo è il dramma dei linguaggi dell'arte e dell'arte contemporanea.
Gran parte degli artisti contemporanei, in nome delle leggi di mercato, applicano al loro linguaggio i postulati prodotti dal dominatore. Il loro linguaggio artistico è strutturato in maniera conforme, alle stesse strutture del rapporto di dominio con gli "addetti ai lavori" che subiscono. Il loro sviluppo della conoscenza, è inevitabilmente, nel recinto del sistema, riconoscenza e sottomissione. Ma nei linguaggi dell'arte, che hanno un recinto ben più ampio, di quello che gli attori del sistema dell'arte vogliono farci credere, c'è sempre il margine per una lotta cognitiva sul senso del gesto e del segno artistico. L'indeterminazione e l'ambiguità del gesto artistico, autorizza e legittima, ciclicamente e permanentemente, linguaggi contrapposti, che offrono all'artista domato e mai realmente dominato, una possibilità di sviluppo di resistenza contro l'effetto dell'imposizione simbolica.
Gli artisti ignoranti sono in aumento esponenziale
L'altro sistema dell'arte che verrà, con le sue connettività senza frontiere, continuerà a produrre omogenizzazione e esclusione.
La connessione globale estende il libero mercato e invade tutta la superficie terrestre, ma il mondo della rete resta un sistema definito da parametri e vincoli di spazio, di tecnologie e di politica.
Idealmente siamo davanti all'abbattimento di limiti e di spirito critico e in tensione verso la comunicazione istantanea e permanente, ma il paradosso è che non esiste uno spazio realmente pubblico dove questa tensione possa prendere forma e anima.
Il web è potenzialmente un canale di scambio, ma non è pubblico e neanche accessibile a tutti, le amicizie sono limitate e controllate e i profili pubblici necessitano della risonanza dei media classici per fare confluire utenze, tutto è potenzialmente confiscabile e manipolabile, tutti siamo potenzialmente "bannabili".
I new media si sono insinuati nel nostro corpo, siamo interdipendenti fisicamente dal nostro cellulare multitasking, dal web, dai social network, dalla musica, dagli artisti che localmente ascoltiamo e condividiamo e che con noi condividono cause e interessi comuni ma mai pubblici (se non in senso mediatico), non esistiamo come evento fuori dai media.
Le relazioni di sistema passano attraverso i media e diventano codici effimeri che una volta consumato l'evento riconsegnano alla solitudine l'utilizzatore, sia un personaggio pubblico o privato.
Il media è diventato dogma del tempo, il multitasking ha sostituito il crocifisso, non esiste più forma artistica priva dei media e la loro capacità d'imporre immagini.
Stante tutto questo, i linguaggi dell'arte devono porsi seriamente il problema della loro contemporaneità.
L'artista deve lavorare per conservare il ruolo che la storia gli aveva consegnato, testimone del tempo e del rapporto mediatico tra passato e futuro, deve farlo (cosa difficoltosa e ostica in quanto inedito storico) fuori dal mercato, rendendosi esploratore; per innovare bisogna che riesca a sorprendere e sviare ma nel contempo appartenga a questo tempo.
I linguaggi dell'arte hanno una unità di misura dalla quale non devono però prescindere, la relazionalità, senza pubblico è autismo e solitudine, l'artista deve essere sociale; i linguaggi dell'arte si affermano simbolicamente se sanno presenziare il tempo e nel contempo sanno astrarsi da mode e leggi di mercato (quanti artisti oggi lo fanno?).
Nel linguaggio dell'arte la legge di mercato della domanda e dell'offerta non esiste, l'artista stesso è la domanda e la domanda del pubblico è la formulazione della risposta che diventa offerta (pur se sofferta).
Un linguaggio artistico per essere efficace necessita di tre parametri:
- specificità storica,
-adeguatezza al tempo, anche a distanza di tempo,
- capacità simbolica.
La capacità simbolica è quella cosa in grado di creare il legame con lo scopritore, l'osservatore, il pubblico; attestando la presenza materiale e materica dell'opera e dell'opera-azione dell'artista.
Il sistema dell'arte che sta arrivando può diventare potenzialmente pericoloso, potrebbe fare da schermo al reale, attraverso i media può sostituirsi alla realtà, lo stesso media può occupare e invadere la realtà e la ricerca dell'artista, questo rischia di portare l'artista stesso allo smarrimento totale del suo ruolo, che non può essere solo di pertinenza al tempo ma deve resistere nel domandare, deve dire qualche cosa sul tempo e sui media che usa, i linguaggi dell'arte devono resistere alla logo-citazione del contesto in cui operano, altrimenti è la fine dell'arte come linguaggio.
Questo inizio di secolo vede l'artista con il suo linguaggio confrontarsi con un nuovo nemico, l'ignoranza diffusa strategicamente per aumentare lo scarto tra un pubblico privo di basi e conoscenze e fare si che chi dispone di conoscenze le elevi a sistema chiuso, autoreferenziale che mira a escludere le ignoranze.
Il rischio concreto è quello di un arte sociale sterile per esclusi dalla sua conoscenza che rischiano di essere solo semplici consumatotori se non esclusi prima dal sapere e poi dal suo stesso consumo, l'aristocrazia del sapere fatto linguaggio e quella del denaro potrebbero svilupparsi senza scelta in parallelo, materializzando arte e linguaggi dell'arte (e non solo) imposti e non democratici.
Serve utopia nel linguaggio artistico, serve l'utopia di un linguaggio artistico per tutti e accessibile a tutti, una visione dell'arte priva dell'illusione ideologica del consenso globale.
L'ignoranza è in aumento esponenziale, gli artisti ignoranti sono in aumento esponenziale e si mascherano da professionisti di un linguaggio di mercato di cui sono servi, serve che l'artista che conosce i linguaggi dell'arte sappia sacrificare la sua esistenza ad essi, nel nome di una cultura pubblica e diffusa che rischia altrimenti di essere assorbita dal nulla.