Prima era l'immagine, poi il verbo.

Anatomia del dettaglio, subordinazione del concetto e armonia della composizione. Non si tratta di pitture ma di fotografie. Stiamo parlando della produzione dell’ancor giovane  Hyun-Jin Kwak (1974, Corea del Sud; vive e lavora a Stoccolma) in mostra da UNO+UNO a Milano. Andiamo con ordine. Avete presente La morte di Sardanapalo di Eugène Delacroix? Quel grande quadro grondante crudeltà e passionalità conservato al Louvre di Parigi e che qualunque liceale di buone speranze avrà rimirato sfogliando le sudate carte del volume di storia dell’arte ai bei tempi della scuola. Quello. Bene, c’entra niente con Hyun-Jin Kwak. Ma l’accuratezza della composizione, la coordinazione cromatica e la distribuzione ragionata di soggetti e oggetti che danno l’impronta di sé a una delle opere in mostra  dell’artista coreana, opera che nella fattispecie porta il titolo Macondo # 3,  fanno pensare alla geometrica potenza dell’illustre precedente romantico francese. Basti un esempio: come nella succitata morte di Sardanapalo le  briglie rosse del cavallo in primo piano si armonizzano ingegneristicamente col rosso del copricapo del personaggio che si barcamena col quadrupede conferendo alla composizione nella sua integrità quella quidditas senza la quale l’opera non sarebbe altrettanto potente, così in Macondo # 3 Hyun-Jin Kwak da tutt’altro mezzo espressivo eleva il dettaglio macroscopico a organon della composizione, facendone il baricentro rispetto al quale si equilibra l’immagine. La parte è più del tutto e questa mostra da UNO+UNO ce lo riconferma: non solo le due scolarette raffigurate in Macondo # 3  spostano il peso dell’immagine aggettante verso il fondo riportandolo “indietro” verso l’osservatore, ma proprio l’enfasi differita sul colore delle relative uniformi proietta le volumetrie sul resto della composizione equilibrandola.

Stessa armonia in Macondo # 1, dove si registra un trasferimento di carico dell’immagine solo apparentemente contraddittorio: l’architettura non grava sui soggetti ma anzi è solo il basso continuo di una composizione in cui il baricentro sta proprio sul dettaglio macroscopico che si accompagna ai minuscoli personaggi, che dunque sembrano “più pesanti”, pari almeno all’architettura che li sovrasta.

Degni livelli di ingegneria visuale, si dirà. Ma non finisce qui. Hyun-Jin Kwak  civetta con la stage photography  inscenando il naufragio in un maeltrom di libri ai danni di un’altra povera scolaretta rinchiusa in una libreria di Reggio Emilia – Buried - e si prodiga nell’elogio dell’ombra con Study of element # 2 e Study of Elements-encounter # 2 .

Poi, certo, v’è un intero apparato concettuale alla base di questi lavori: Girls in Uniform denota la vexata quaestio della maschera pirandelliana, la mistificazione urbana dell’indossare quell’uniforme che cela, moltiplica, conculca la nostra identità personale e sociale. Ma il concetto qui vien dopo, la cosa che veramente conta è la geometrica limpidezza di un’esperienza visuale che è anche Estetica applicata.

 

 

 

 

dal 28 settembre all'11 novembre 2011

Lun/Ven + Mon/Fri 10.00 - 13.00 / 15.00 - 19.00
Sabato su appuntamento / Saturday on appointment
Domenica chiuso / Closed on Sunday

UNO+UNO
Via Ausonio, 18 - Milano
+39.02.8375436
info@galleriaunopiuuno.com
www.galleriaunopiuuno.com
c.p. Via Ariberto, 19
20123 milano

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