Ricci e forte sono approdati al Piccolo Teatro di Milano. Il duo che dal 2006 realizza performance con il suo numeroso ensemble di bravi e giovani attori/perfomer, a Milano, città in teoria all’avanguardia, ma nella pratica sempre un po’ indietro rispetto a tutte le altre capitali europee (soprattutto se di teatro si parla), sono passati per l’Elfo Puccini, per arrivare a esprimersi al teatro Studio del Piccolo. All’Elfo Puccini di corso Buenos Aires hanno portato l’acclamata trilogia ( Troia’s discount; Macadamia Nut Brittle e Pinter’s Anatomy) che ha fatto scalpore di critica e, soprattutto, di un certo target di pubblico, che è letteralmente impazzito per le loro azioni, gli scandali, le citazioni più o meno colte di quella cultura appunto “underground”, il nudismo, le parole, gli attacchi, le urla, le musiche, il sangue (finto) … i due drammaturghi, Stefano Ricci e Gianni Forte, dal 2006 mettono in scena ossessioni umane ( e non), riferimenti a culture pop e soprattutto undergourd, dunque sottoculuture che finalmente hanno preso un palcoscenico per esprimere dubbi, problemi, pregi e difetti, paure e ossessioni. Il tutto con il fil rouge del loro autore preferito, Nam June Paik (reale scandalizzatore nei suoi romanzi), e con tutti i clichè di quel mondo gay (dalle barbie ai problemi materni …) e underground che nell’ambito artistico ha già espresso molto, molto bene anni fa. Il corpo come tramite, un misto tra una body art non coraggiosa come negli anni ’70, e la maestra di tutti, Pina Baush, dalla quale i due autori riprendono quasi tutto: ripetizione di gesti e istinti, parole su parole, non-sense nel gesto e nel linguaggio, il nudo, il maschile e il femminile. E poi le musiche, sempre presenti, con poche pause di interessanti spunti. Nell’ultimo spettacolo, Imitationofdeath (di qualità, a mio parere, superiore, forse per crescita ed evoluzione rispetto ai lavori passati) ho trovato toccante solo una parte: una ragazza, rigorosamente in mutande e reggiseno, prende il microfono e sprigiona dubbi e insicurezze che in tanti proviamo, e il gruppo, i suoi compagni, le rispondono, uno ad uno, coprendole il corpo di scritte e disegni, scarabocchi, con un pennsarello nero, sempre malinconia, sempre critica e sempre violenza … ma non quella che ti fa paura per farti riflettere, ma quella un po’ fine a se stessa.
Dalla trilogia, fatta di immagini patinate, finte orge e stupri, critica al consumiscmo, a tutto ciò che ci circonda oggi (da facebook, alle merendine muffin che fanno male, al sesso per il sesso, quello che finisce con un inutile pompino, alle urla estreme, al sangue finto, disturbante ma senza ..un fine ..) Ricci e Forte sono arrivati a un lavoro sicuramente più completo e adulto. Hanno tirato fuori tutto lo schifo che abbiamo intorno, e ora però cosa facciamo ?
Sono ancora molto amati i due bad boys del teatro, e les enfanst terribles, come li definisce la critica … che, tra le altre cose, firmano i Cesaroni, anch’essi scioccanti, Ma per altri motivi.