Sovversivi “del Kaiser”, ovvero, i finti trasgressivi dell’arte contemporanea | Alessandro Trabucco

 

SOVVERSIVI "DEL KAISER", OVVERO, I FINTI TRASGRESSIVI DELL'ARTE CONTEMPORANEA

di Alessandro Trabucco

 

 

Quando, tra il 1939 e il 1940, Charlie Chaplin diresse ed interpretò “Il Grande Dittatore”, sicuramente era consapevole dell’immensa portata artistica e sociale del suo lavoro cinematografico, ma non poteva immaginare di che catastrofiche dimensioni sarebbero stati i crimini commessi dal personaggio politico che stava prendendo di mira sbeffeggiandone i comportamenti, le manie, le ambizioni, facendone una parodia acuta, graffiante ed umanamente significativa.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale lo stesso Chaplin ebbe a dire che se all’epoca della lavorazione del film avesse conosciuto la realtà del nazismo e le atrocità dell’Olocausto, probabilmente non se la sarebbe sentita di realizzare un film che si prendesse gioco di quei criminali. (da Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Il_grande_dittatore)

Un’ammissione che non può concedere repliche se non ispirare un incondizionato e totale rispetto per un vero genio dell’Arte e per la sua grande umanità. Proprio il discorso che chiude il film, tenuto dal barbiere ebreo scambiato per il dittatore Adenoid Hynkel, sigilla un capolavoro assoluto della storia della creatività umana.

Con questo capolavoro Chaplin ha espresso tutto quello che c’era da dire, un film talmente potente da riuscire ad esaurire in un colpo solo l’argomento e ad anticipare di decenni qualsiasi altro puerile tentativo provocatorio sul personaggio in questione. Forse è stata soprattutto la purezza di un’intuizione ancora vergine a rendere più precisa ed incisiva l’interpretazione del dittatore della “Tomania”, una magistrale dimostrazione che l’immaginazione del vero genio supera qualsiasi realtà e la anticipa, anche quella più inimmaginabilmente tragica.

È anche vero che il valore di un’opera di tale portata venga apprezzato di più “a posteriori”, come qualsiasi capolavoro degno di tale appellativo, nel senso che difficilmente sarà stato colto pienamente dagli spettatori dell’epoca.

Non era la prima volta che un artista sceglieva di usare il proprio linguaggio specifico per ridicolizzare e denunciare un potere politico pericoloso e devastante, gli stessi Otto Dix e George Grosz illustrarono gli orrori della guerra e il degrado morale della loro epoca dipingendo i vizi e le bassezze della classe politica e della borghesia, correndo, come ben sappiamo, reali rischi per la propria incolumità fisica, soprattutto con l’avvento del nazionalsocialismo al potere.

Oggi pare che ci sia tra alcuni giovani artisti una strana moda, la cui “necessità” espressiva (cioè quella AUTENTICA che nutriva le riflessioni di Chaplin, di Dix e di Grosz, e ancora di Goya e Daumier nei due secoli precedenti) sinceramente risulta di dubbio gusto. Il fondatore del nazionalsocialismo, l’Adolf Hitler preso in giro da Chaplin, diventa ai giorni nostri un soggetto sul quale speculare senza indugio alcuno, trasformandolo in una sorta di icona pop multicolore e multifunzionale, una simpatica canaglia su cui ironizzare senza alcuna remora. L’immagine del dittatore nazista è stata sdoganata dagli “artisti” buontemponi del nostro tempo, un privilegio che a quanto pare le nuove generazioni si sentono di dovergli offrire ritraendolo in tutti i modi e rappresentandolo in situazioni improbabili. Improbabili non perché irreali, perché inutili. L’inutilità di certe immagini è però sintomo di un’epoca piena zeppa di spazzatura visiva e quindi abituata ad un vertiginoso abbassamento del proprio senso critico. Oggi si accetta di tutto, senza alcuna critica, assuefatti al pressapochismo, al qualunquismo e al dilettantismo; si fa qualche sterile polemica qua e là tanto per tenersi impegnati, ci si indigna nei giorni pari e ci si esalta per un nonnulla in quelli dispari, ci si appella alla libertà di espressione invocando lo spettro della censura per difendere le proprie “creazioni” che poi, se viste bene da vicino, si scoprono essere delle vere e proprie copie di idee altrui precedenti. Manca l’analisi del significato di un’opera, la ricerca di un senso compiuto che vada al di là dell’immagine d’impatto, della boutade, della trovata simpatica. Non ci si chiede più che cosa significhi veramente l’immagine che si sta osservando, se è sincera o se è semplicemente una presa per i fondelli, la si accetta passivamente, ci si fa dominare senza opporre alcun giudizio, alcuna riflessione.

Però una cosa è certa: questi pseudo lavori veicolano delle immagini, fanno comunque circolare dei volti e dei simboli (come la svastica nazista) facendo ad essi pubblicità e cercando di provocare chissà quali reazioni indignate, procurandosi in questo modo facili opportunità editoriali sui giornali e speculando sui poveri sprovveduti malcapitati che ci credono. Ma per chi ci avete presi?? Ma chi volete prendere in giro con le vostre mirabolanti opere iconoclaste, dissacranti e trasgressive?? Ma poi... trasgressive di che???

Ma la cosa più sconcertante è che questi sovversivi “del Kaiser” non sono altro che agiati, viziati ed annoiati figli (di papà) di un’era che sta battendo fortemente la fiacca dal punto di vista creativo e che produce un’immensità di spazzatura artistica senza nemmeno riuscire ad organizzarne la relativa raccolta differenziata; mangiapane a tradimento cresciuti nei devastanti anni ’80 (perché caratterizzati da un pesante vuoto morale ed intellettuale oltre che di una reale mancanza del “senso storico”) che non hanno nessuna voglia di lavorare e si contentano di riproporre sempre le stesse cose, producendo altra fuffa da s-vendere come Arte, grotteschi personaggi perfettamente inquadrati nello stesso sistema che apparentemente contestano. Gesti negativi fini a se stessi, pessime immagini senza significato alcuno, niente di costruttivo ma solo foto-copie sbiadite di idee altrui fatte passare per grandi novità.

Ma tutto questo non è che la punta di un iceberg di dimensioni colossali, una montagna di ghiaccio fatta di opere che umiliano il concetto stesso di “ironia” perché compiute da persone che con essa non hanno nulla a che fare se non per motivi di opportunismo e di falso impegno sociale. E tutto questo ha anche veramente stancato, e sta portando l’Arte in un vicolo cieco sempre più buio perché non illuminato dalla sincerità e dalla verità sulle quali dovrebbe invece fondarsi. Fino a prova contraria, Arte è necessità e verità, espressione di valori che sono al di sopra della contingenza, supremo strumento creativo a disposizione dell’essere umano affinché riesca ad elevarsi dal pantano della mediocrità quotidiana superando ogni volta i propri limiti e rinnovando con continuità i propri linguaggi senza perdere del tempo prezioso in rivisitazioni post, neo, new e nouveau di qualche ricerca precedente. Il resto sono noiose speculazioni che nulla aggiungono al “già detto”, trasmettendo agli ignoranti una sorta di falsa ebbrezza e ai più preparati ed esigenti una sensazione di smarrimento e di malessere, misto ad insofferenza e tristezza.

Volutamente non nomino né riporto visivamente le opere di questi “sovversivi del Kaiser” per non far loro pubblicità gratuita ed immeritata, preferisco riportare le opere di artisti che hanno fatto la Storia piuttosto che copiarla, e questo non è bieco passatismo né moralismo spiccio. Piuttosto aprite gli occhi, i grandi geni dell’Arte hanno veramente rischiato la vita col loro lavoro, l’unica cosa che possono rischiare i nostri “eroi” contemporanei invece è di non vendere un quadro, e magari potrebbero capire che impegnandosi di più si può fare anche meglio.

Amor vincit omnia

 

p.s.: naturalmente lo sanno anche i muri che il termine utilizzato per definire Hitler era Führer (ne "Il Grande Dittatore" il "Fui"), ma non esiste un modo di dire con quella parola. Quella più adeguata per l'argomento è quella utilizzata.

 

[Less is more (Mies van der Rohe) - la Rubrica di Alessandro Trabucco - n. 09 - “Sovversivi “del Kaiser”, ovvero, i finti trasgressivi dell’arte contemporanea"]

 

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