A Roma nella storica sede dell’Accademia di Francia di Villa Medici è in mostra Tapis volant. Protagonista il tappeto come oggetto storico, d’uso quotidiano, dalla preghiera al tappeto-giardino, ma anche come simbolo di magia e nomadismo. Da oriente a occidente, fino a ispirazione per artisti contemporanei, da Alighiero Boetti fino al quattrocento con un’opera del fiorentino Benozzo Gozzoli.
Curata da Philippe-Alain Michaud del centre Pompidou, Tapis volant rappresenta l’evoluzione del tappeto da est (il nome stesso “tappeto volante” ha origine orientale) a ovest. Nelle sale di Villa Medici ecco che dialogano 40 opere tra tessuti e motivi decorativi come il Chintamani bursa della Turchia del XVI secolo, o un arazzo dell’Uzbekistan risalente al XVIII secolo, con un’elaborazione colorata attorno a un medaglione, insieme a lavori contemporanei: dalle elaborate mappe di Alighiero Boetti, a un pavimento minimal art di Carl Andre, o ancora Hans Haacke. Senza ordine cronologico o di stile, l’unico filo conduttore è il tappeto, rappresentato ironicamente con l’aggiunta di rotelle da Pierre Malphettes, o per la posa di Urs Luthi, o ancora un tappeto ottomano del XVI secolo, uno da guerra del 1990, fino a un video di Rebecca Digne, all’installazione del lituano Žilvinas Kempinas del 2009, o al tappeto di trucioli di Taysir Batniji. La mostra è realizzata con l’appoggio del museo tessile di Lione, lo Jacquemart Andrèe e il quai Branly.