Un mese fa la fotografa Angela Loveday ha contattato Thomas Berra per dipingere un tram a Roma. Un progetto in collaborazione con Unicredit Italia, in cui è riuscita a unire 6 bravi e giovani artisti, Emila Sirakova, Marco Minotti, Giovanni Manzoni Piazzalunga, Thomas Berra, Marco De Rosa e Angelo Crazyone e Thomas, appunto, e farli lavorare per 3 giorni nella capitale. Ogni artista aveva lo stesso tema su cui lavorare, tempo perso e tempo guadagnato, sviluppato in 6 stili diversi …
“Tempo perso e tempo guadagnato interpretato dagli artisti per UniCredit” è il tema portante del progetto che ha coinvolto sei giovani artisti di livello internazionale: Emila Sirakova, Marco Minotti, Giovanni Manzoni Piazzalunga, Thomas Berra, Marco De Rosa e Angelo Genova (Crazyone) che hanno già realizzato le loro opere sulle fiancate di tre tram, in una vera e propria live-performance. I mezzi stanno facendo regolare servizio per le strade della Capitale e continueranno a essere “opere d’arte semoventi” per 28 giorni. Le opere sono una riflessione sul valore del tempo e questa operazione è un’altra espressione dell’impegno di UniCredit per la cultura e a supporto dei giovani talenti, con una grande attenzione all’innovazione e alle nuove tendenze dell’arte e della creatività” …
Thomas sviluppa il tema del tempo perso e guadagnato disegnando due Pinocchi che inseguono bugie, ma che non riescono ad acchiapparle. Bugie e Pinocchi disegnati sul tram, sullo sfondo delle Piramidi, un richiamo storico, forse un richiamo a Roma e i suoi sette colli, ma sicuramente un ritorno al passato, simbolo per l’artista di tempo guadagnato. Mentre volano le bugie, il tempo perso. Tempo perduto dai giovani bugiardi che le seguono, cercando di metterle via …
Esili e solitarie figure, cappelli a cono, una piccola ghigliottina, la sagoma nera del bugiardo, un sottile naso allungato, sottomarini, graffi di sgocciolature, vecchi biglietti del cinema, parole ripetute, collages e fotografie, ritagli di giornale
L’artista si nasconde dietro a piccoli e grandi bugie: cappelli a cono, in bilico tra il ricordo di una punizione e contenitori per l’artista, sopra distese di colore, o patchwork di giornali e scritte. Omini dalle lunghe gambe oppressi da un peso, cerchi rossi, come segnali gravi che si focalizzano su un punto, un CIAO dipinto in lettere circus, per presentare se stesso, o per scappare dagli altri. Degli origami volanti su uno sfondo rosso, che prendono vita e corpo scappando, come scappano le bugie, perché in fondo per Thomas la bugia è di tutti. Ad attraversare: una scritta in cirillico, ripetuta, “polvere”. Un altro dei suoi soggetti è il sottomarino.
E’ un’arma di difesa, che lui chiama Subculture, una sottocultura che riesce a farsi spazio, lentamente, con fatica, ma lasciando indicazioni che si distinguono da tutto il resto. L’artista si muove con codici che letti, magari riletti, si fanno chiari, impressi velocemente con un istinto colto e con fatica più controllata, dimenticando lì sopra ricordi, cambiamenti, volti e storie assorbite, vicende ascoltate, vissute, storie lette, anche di artisti che prima di lui tracce ne hanno lasciate tante. E poiancora il presente: ansie e insicurezze sempre latenti, uno sfogo continuo per cercare cosa nasconde la coscienza per poi portarla al chiaro.