Viviana Valla, Minimi termini | recensione di Andrea Lacarpia
Milano, Galleria Monopoli
La semplificazione dello spazio è uno degli elementi costanti nell'arte contemporanea come nell'arte antica. Il rigore, che fa la differenza tra un'opera ben riuscita e il manufatto dall'apparenza troppo densa, come anche tra un buon allestimento e un brutto accostamento di troppe opere, fa sì che gli elementi vengano ridotti al necessario, senza inutili eccessi. E' anche vero però che uno dei rischi della prassi contemporanea è quello di semplificare sempre tutto ai minimi termini, senza lasciare nulla che possa suggestionare il fruitore ma dando una sensazione di vuoto che non è il vuoto della meditazione, ma è il vuoto del manierismo minimalista.
Le opere di Viviana Valla, pur nell'utilizzo ricorrente e fondamentale del bianco purificatore, risultano essere costituite da parecchi elementi, accostati e sovrapposti per creare raffinate composizioni. Forme e segni convivono nel nitore generale, come leggere velature appena accennate. Al centro di ogni opera, delle semplici e candide forme geometriche sono le protagoniste, rarefatte come se fossero costituite da pura luce. Per l'accenno di prospettiva tali forme sembrano suggerire uno spazio architettonico, come se fossero quinte sceniche, o meglio finestre che inondano lo spazio di luce. Intorno e dentro di esse lo spazio viene suddiviso in più rettangoli, dalle tonalità diverse ma sempre tendenti al grigio chiaro, per la maggior parte ortogonali o con linee leggermente oblique. La suddivisione dello spazio dona una sensazione di equilibrio che riposa lo sguardo del fruitore e immerge in una condizione meditativa. Superfici di collage, composte da ritagli di carta da parati, si intersecano a parti dipinte con lievi variazioni, dove la superficie della materia pittorica viene spesso trattata in modo da far riemergere il colore sottostante, rendendo tutto più vibrante e suggerendo alla mente la scabrosità dell'intonaco delle vecchie case, dalla lunga storia impressa sulle pareti. La volontà di rappresentare la stratificazione dei ricordi nel tempo, in particolare quelli della dimensione intima, viene confermata dai piccoli interventi grafici che compaiono in tutte le opere, delicati e quasi impercettibili se non a breve distanza, che sembrano appunti tratti dalle pagine di un diario privato, del quale mantengono la spontaneità quasi infantile. La Galleria Monopoli, inserita nel noto distretto culturale milanese di Via Ventura, è illuminata da una grande vetrata, aperta sul cortile in comune con altre gallerie, che occupa quasi interamente il lato lungo dello spazio. La luce naturale sembra dialogare con le opere esposte, nelle quali la luce è uno degli elementi fondanti. Nella parete di fondo è stata inserita una grande opera su tela, dal titolo “Soave passaggio”, nella quale sembra di essere in una stanza, con frammenti di carta da parati con i classici gigli ripetuti. Nella altre pareti si susseguono le altre opere su tela, di diversi formati, fino ad arrivare alla parete dove sono esposte delle piccole opere su carta, nelle quali l'artista aumenta l'astrazione dei segni e semplifica ulteriormente la suddivisione dello spazio.
La mostra della giovanissima Viviana Valla (nata nel 1986), curata da Arianna Baldoni, si rivela essere una piacevole sorpresa, una pausa dall'arte degli slogan e della comunicazione di massa, che suggerisce finestre aperte negli spazi interiori.
Info:
Dal 23 maggio 2012 al 7 luglio 2012
Viviana Valla, Minimi termini
a cura di Arianna Baldoni
Galleria Monopoli, Via Giovanni Ventura 6 - Milano
Orario d’apertura: dal martedì al sabato 14,00 – 19,00
www.galleriamonopoli.com – info@galleriamonopoli.com
Tel +39 02 36593646 cell +39 333 5946896