di Pino Farinotti | Il 2014 non è stato un anno banale, nel bene e nel male. A fine anno si usa proporre delle sintesi, uno sguardo in prospettiva. Lo si fa con tutto, la politica, lo sport, la cronaca e naturalmente la cultura e il cinema. Mi affido alla memoria immediata che è efficace e funzionale. Richiama l’essenziale senza le stratificazioni depositate dal ragionamento e dalla cultura. Un altro richiamo è il famoso titolo “leonesco” (quasi) parafrasato.
Il bello
Il primo titolo è Il sale della terra, il film di Wim Wenders che racconta Sebastião Salgado, il fotografo più popolare del mondo. Citazione di un mio intervento precedente: “Non credo che nell’era contemporanea ci sia un artista – ci metto cinema letteratura, arti figurative, ci metto tutte le discipline- come lui. È tedesco ma è una magnifica vocazione completa. Unisce la sua cultura a quella latina. Un’assunzione profonda e vitale, non un’esplorazione di passaggio. Se applichi Wenders al percorso di Salgado, un brasiliano di tutto il mondo, che rappresenta come nessuno tutti i dolori della terra, ecco che ne esce un’opera dall’energia nucleare. Il “bello” assoluto.
Il bello 2
Le meraviglie. Il film di Alice Rohrwacher, per cominciare, non è una storia (solo) italiana. La famiglia di apicoltori che vive in centritalia, genitori e quattro figlie, può benissimo essere sollevata da quella terra e collocata dovunque: Provenza, o Normandia, o una zona della ex Russia, o persino Africa del nord. La novità, benvenuta, è la qualità della scrittura, della sceneggiatura e del dialogo. È tutta farina del sacco di Alice che si dimostra dunque non solo artista di immagine.
Il bello 3
Il giovane favoloso di Mario Martone. “Il regista napoletano è una voce estranea e più alta rispetto ai contenuti “medi” del cinema italiano. Una voce che sorpassa le stagioni e anche i confini. Il giovane favoloso non è semplicemente un film, è la storia di un’intelligenza e di un sentimento che rappresentano un unicum nell’Europa dell’ottocento, dove le intelligenze italiane non erano poi molte”. “Elio Germano ha dato corpo e volto, spirito e dolore a Giacomo Leopardi. Mi si perdoni l’enfasi: fatte le proporzioni fra discipline, attore all’altezza del poeta”.
Il brutto
Mi arriva l’immagine di quel Paolo Ruffini, comico della peggiore televisione, pensiero corto e debole, incapace di cogliere le differenze, che durante la premiazione dei David 2014 – peraltro i titoli erano di alto livello – ha dato della “topa” a Sophia Loren, descritto Bellocchio come un avventizio appena scoperto dagli americani, senza rendersi conto di cosa rappresentava, insieme a gente come Rosi, Scola, Montaldo, tutti presenti e attoniti. Quelli del cinema si sono molto arrabbiati e anch’io.
Il brutto 2
Sabina Guzzanti, col suo film La trattativa. Dove, ancora una volta rimestava nel cassonetto italiano, mafia, corruzione, complicità dello Stato eccetera. Roba straconosciuta che ci devasta da sempre. Guzzanti faceva ancora il verso all’ex cavaliere e scorrevano i soliti nomi. Quando è uscito il film l’ho paragonata a Hiroo Onoda, nome che dice poco o nulla, ma è un altro eroe della guardia al niente. È il giapponese che nel 1944 ebbe l’ordine di tenere la posizione in un’isola delle Filippine. La tenne fino al 1974, non si era accorto che la guerra era finita da 29 anni.
Il brutto 3
Il Fidelio di Sant’Ambrogio alla Scala. Citazione del Corriere della sera: “Quando all’ultimo quadro la fabbrica dismessa viene occupata da un popolo di straccioni agitanti stracci rossi, ci si rende conto che la migliore regia straniera non vale la peggiore italiana”. Scala significa lo spettacolo più alto e i costumi più ricchi, quando devono essere ricchi. La Scala è quella. È una zona franca. Fuori ci sono i soprusi, i diritti negati, adesso anche la povertà tangibile. C’è un Paese alla deriva, lo sappiamo bene. Ma la Scala è quella. C’è stato un momento in cui non riuscivo a distinguere la differenza fra la piazza che contestava e il palcoscenico.
Il cattivo
Ritengo “cattivi” quasi tutti i talk, portatori di angosce moltiplicate. Ne scelgo, fra i molti, uno esemplare. “Piazza pulita”, con Formigli. Dove non c’è solo il dovere dell’informazione – i disordini violenti della “piazza”, le esecuzioni dell’Isis e altro – ma c’è compiacimento e, appunto, cattiveria. In nome di un’audience scovata ad ogni costo. Con quelle immagini accompagnate da musiche altrettanto angoscianti. Come un horror di Dario Argento. (Mymovies.it, domenica 4 gennaio 2015)