Enver Hoxha, il dittatore della porta accanto.
Ebbene sì, abbiamo avuto un tiranno a due passi da casa, oltre l’Adriatico, ossia in Albania. Il suo nome è Enver Hoxha, primo segretario del Partito del Lavoro d’Albania dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al 1985, data della sua morte.
Grande ammiratore di Stalin e appassionato dell’Unione Sovietica e ostile al “vicino” maresciallo Tito, Hoxha era ossessionato dal rischio – a dire il vero improbabile – di un’invasione da parte della NATO. Per questo fece costruire centinaia di bunker segreti, da essere utilizzati come ricoveri, come arsenali, come rifugi antiatomici. In tutti gli anni del suo “regno” Hoxha arrivò a costruire quasi un milione di bunker, con un ritmo accelerato dopo l’uscita dell’Albania dal Patto di Varsavia (1968).
Accantoniamo per un momento la lezione di storia e concentriamoci su questi rifugi. Lo scorso anno Il Post ha dedicato un articolo al grande bunker di cinque piani costruito nei pressi di Tirana.
Il bunker è costruito su cinque piani e ha in tutto 106 stanze, compresa una sala congressi da più di duecento posti. L’edificio era un rifugio segreto per i vertici dell’Albania di quegli anni, in caso di attacco nucleare.
Se questo monumentale rifugio diventerà presto un museo artistico, tutti gli altri restano come testimonianza di un recente passato grottesco e a suo modo affascinante, che riguarda proprio la “nostra” Europa, e non un lontano paese delle banane sudamericano.
Qualche anno fa il governo albanese ha fatto demolire i bunker costruiti lungo le spiagge, perché l’innalzamento del livello delle acque ne aveva nascosti alcuni sotto il livello dell’acqua, trasformandoli in letali trappole per imbarcazioni e per gli appassionati di nuoto.
Facendo due conti, i ricoveri ancora intatti sul suolo albanese ammontano ancora a circa 750.000.
Alcuni senzatetto li hanno occupati come case. I pastori li usano talvolta come stalle per capre e pecore. Ci sono perfino dei cimiteri costruiti attorno ai bunker (forse era più economica questa scelta, che non abbatterli e smaltire le macerie). Stime governative parlano infatti di un costo di circa 800 euro per la demolizione di ciascun ricovero.
Esiste perfino un turismo di nicchia ma alquanto appassionato che spinge ogni anno decine di viaggiatori curiosi a visitare le antiche vestigia dell’Albania comunista.
Nulla di sorprendente, considerando che ci sono anche turisti che si prenotano mesi prima per visitare i resti di Chernobyl o di Fukushima.
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