La guerra è finita.
La razza umana ha perso e i kaiju dominano la Terra.
Sono trascorsi tre anni da quando ciò che resta del governo degli Stati Uniti ha costruito alcuni mecha giganti, nel tentativo di combattere i mostri giganti. Tutti tranne uno sono stati distrutti dagli otto grandi kaiju che si sono spartiti il dominio del continente americano.
Steel Samurai, l’ultimo mecha ancora funzionante, funge ora da mero protettore di un vasto insediamento di profughi nel Kansas, l’ultima struttura più o meno organizzata di quella che un tempo era la civiltà statunitense. Steel Samurai, pilotato dal capitano Chris Myers, è in grado di difendere i civili dall’assalto dei kaiju meno potenti: insetti e uccelli giganti, topi grossi quando dobermann, lucertole grandi quanto autobus. Tuttavia Myers non può nulla contro i kaiju maggiori. Il che comporta un lento decadimento della comunità che protegge, sempre più spesso a corto di provviste e di beni di prima necessità.
Chris studia quindi un piano disperato, l’unico che può salvare la sua gente dall’estinzione: spingere gli otto grandi Kaiju a combattersi tra di loro.
Atomic Rex è una bellissima giostra.
Scordatevi i romanzi bullonari, che cercano un’estrema verosimiglianza scientifica anche nel raccontare il sense of wonder. Lo scenario che ci presenta l’autore, Matthew Dennion, è un pretesto per contrapporre otto letali, inarrestabili mostri all’intelligenza e all’istinto di sopravvivenza tipico dell’uomo.
Non meglio precisati incidenti nucleari hanno causato una mutazione dell’ecosfera terrestre. Molti animali sono cresciuti a dimensioni impossibili, contaminando a loro volta le nicchie in cui vivono. Otto di essi, tra cui un “fossile vivente”, un t-rex nascosto su una sconosciuta isola del Pacifico, sono diventati tanto potenti e feroci da devastare intere città, risultando praticamente invulnerabili alle armi fabbricate dall’uomo.
I mecha non fanno differenza: uno dopo l’altro sono stati tutti distrutti. Tranne Steel Samurai, che si è salvato per pura fortuna dalla battaglia di Coney Island contro Atomix Rex.
Il capitano Myers, protagonista del romanzo, non è un eroe “classico”. Nonostante piloti un robot gigante, armato fino ai denti, sa di essere impotente contro i kaiju che minacciano la gente che deve proteggere. Come se non bastasse, molti profughi lo ritengono un codardo perché è scappato dalla battaglia di Coney, a differenza di altri due mecha che cercavano di difendere le spiagge di New York (e che sono periti nello scontro).
Myers però ha una cosa in più rispetto ai bestioni che hanno devastato il nostro pianeta: l’intelligenza.
Il suo piano per mettere i kaiju uno contro l’altro è rischioso, ma astuto. Ed è l’unica speranza del genere umano.
L’autore è molto bravo a basare l’intero romanzo su questa idea: l’unica cosa che può salvare l’umanità da mostri alti 50 metri, capaci di distruggere interi grattacieli e di sopravvivere a scariche di missili e di bombe, è l’intelletto.
Per questo motivo Steel Samurai servirà soprattutto a fornire logistica, provviste e una via di fuga al suo pilota, e non per combattere i mostri.
Eh, già, i mostri: oltre alla gran varietà di kaiju per così dire “minori”, in Atomic Rex c’è davvero l’imbarazzo della scelta in quanto a originalità e divertimento.
Gli otto grandi kaiju sono semplicemente spettacolari. Oltre al t-rex che dà il nome al romanzo abbiamo una tartaruga volante in grado di sputare acido (Tortiraus), una massa informe che tutto consuma (Amebos), uno sciame di formiche giganti che uniscono come una sola creatura (La Colonia), un gigantesco umanoide mutato, obeso e cannibale (Yokozuna), un dimetrodonte grande quanto il Chrysler Building (Dimetrosaur), una sorta di incrocio tra uno yeti e un orco, alto “solo” sei metri, ma dotato di una forza erculea (l’Ogre), una lucertola colossale.
Sono evidenti gli omaggi a una serie di film, anime e fumetti che hanno fatto la storia del cinema di fantascienza, ma il lavoro di Matthew Dennion resta assolutamente originale, forse un po’ grezzo ma divertentissimo.
Del resto la cosa si intuisce già dalla sola copertina.
Atomic Rex lo trovate qui (in inglese).
(A.G. – Follow me on Twitter)
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