Ghoul
di Brian Keene
Deadite Press editore
333 pagine
Sinossi
Definiamolo quindi un romanzo di formazione in salsa horror, genere che a me non spiace affatto, anche se risponde a degli stereotipi che vanno fin troppo consolidandosi. Ghoul si pone un gradino più in basso di It e due più in basso rispetto al romanzo di Simmons, che considero il capolavoro di questo sottogenere. Necessitano alcune spiegazioni per giustificare questo giudizio. Vedo di darvele.
Keene è ottimo – tanto quanto i colleghi – nel caratterizzare i tre giovani protagonisti del suo libro. Timmy, Barry e Doug sono del tutto tridimensionali, credibili nei ragionamenti, negli atteggiamenti e nei dialoghi. Due di loro vivono tra l'altro situazioni familiari molto pesanti che, come si vedrà sul finire del romanzo, pregiudicheranno il loro futuro di uomini adulti.
La parte in cui Ghoul perde il confronto con gli altri due romanzi è quella del villain. Il demone divoratore di cadaveri citato nel titolo non ha né il fascino di Pennywise (It) né la potenza della Campana dei Borgia (L'estate della paura). Il Ghoul è una figura in fondo meschina, per sua stessa ammissione inferiore ad altri mostri che vanno a comporre la mitopeica dell'universo horror di Brian Keene. Ciò nonostante non sono disprezzabili i vezzi di splatter che il suddetto demone regala ai lettori, tra banchetti di cadaveri e squartamenti dei viventi. Nulla di troppo mostrato, ma molto di splendidamente raccontato (alla faccia di chi sostiene che questa tecnica sia sempre e comunque sbagliata).
C'è un aspetto su cui Keene ha lavorato in modo furbetto, durante la scrittura di Ghoul, vale a dire la rievocazione dell'atmosfera degli anni '80. L'autore abbonda nelle citazioni di canzoni, dischi, programmi televisivi, fumetti della Marvel e della EC Comics, tanto che alla fine ci si sente trascinati, volenti o nolenti, nel 1984, anno in cui e ambientato il romanzo.
Si tratta di una strategia molto astuta e comunque del tutto lecita, quasi come se Keene abbia voluto rivolgersi a uno specifico pubblico pigiando sui tasti della nostalgia e delle atmosfere vintage. Opportunismo? Scelta facile? Può darsi. Comunque sia funziona: a me in quanto lettore tanto basta.