Dal 9 gennaio sarà in libreria il Quadro che visse due volte, edito da Morellini Editore.
Hitchcock, Visconti, Ford, Dreyer, Saura, Scott, Minnelli, Kubrick. E poi Sorrentino, Nolan, Ki Duk, Lynch, Burton, Ang Lee, Salvatores … Sono registi, maestri assoluti. La loro estetica è riconoscibile e magica. Fotogrammi che si assestano nella memoria di chi li ha visti, e lì rimangono. Perché questi autori si sono affidati ad altri maestri, quelli della pittura, hanno riconosciuto la prevalenza di quell’arte nobile e hanno portato, nei loro film, quel grande valore aggiunto. Hitchcock ha esplorato Hopper: l’inquietante casa di Psycho. Visconti ha attinto da Hayez: il famoso bacio in Senso. Il gladiatore di Ridley Scott è semplicemente un dipinto di Gérôme. Kubrick ha “ricostruito” gli inglesi del Settecento, come Hogarth, in Barry Lyndon e mostrato opere contemporanee delle Pop art americana, da Mel Ramos a Allen Jones in Arancia meccanica. John Ford ha “rifatto” Remington, gran pittore del West in Sentieri selvaggi. Saura anima Goya (La fucilazione sulla montagna) nel suo Goya. I personaggi di Dreyer in Dies irae escono letteralmente dai quadri di Rembrandt. E poi il contemporaneo, da Maurizio Cattelan al Pop Surrealismo, da Frida Kahlo a Jean Michel Basquiat. Il Quadro che visse due volte racconta per immagini una selezione di spunti tra arte e cinema sotto chiavi diverse: da come il cinema abbia “rubato” dalla pittura; alle biografie degli artisti, a registi che fanno gli artisti, o artisti, da Warhol a Mario Schifano, che fanno i registi.
Il quadro che visse due volte offre la chiave di lettura di questa straordinaria reciprocità fra la grande pittura e il grande cinema.
Nel caso è indicativo anche questo spunto dalla prefazione di Marco Meneguzzo “I rapporti tra arte e cinema sono talmente complessi, ramificati e numerosi che la prima tentazione sarebbe quella di non occuparsene affatto, vista la mole di argomenti che comprenderebbe da un lato la storia dell’arte, dall’altro la storia del cinema, e in mezzo la storia della società; la seconda tentazione sarebbe quella di armarsi di pazienza – e di presunzione – e cercare illuministicamente di costruire un’enciclopedia, o almeno un catalogo, di tutto questo scibile … ma la terza opzione, quella che Rossella Farinotti ha scelto, è quella di procedere per flash, per brevi intuizioni, per collegamenti che hanno il sapore, e le modalità, dell’ipertesto, di un vagare orizzontale attraverso i fatti e le idee.”
Il libro è sempre reperibile presso il Tempio del Video a Milano (via Unione 14) oppure online.