Questo post è una sorta di studio visit. Dico “sorta” poichè da Nicoletta in studio (dipinge nella sua bella casa vicino ad Arezzo, lei è proprio Toscana) ci sono stata a ottobre dell’ann scorso (in concomitanza con la mostra EX di Thomas Berra, Bros, Marco Rossi e Matteo Zinesi, curata da me in una chiesa sconsacrata a Firenze).
Da allora di tempo ne è passato, e intanto Nicoletta, continuando tra la pittura e il lavoro nell’azienda di gioielli di sua madre, ha pubblicato un bel catalogo, con un mio testo, che spero le porterà fortuna, perchè il talento è tanto.
Nicoletta Bicocchi “è” uno dei sui lavori, e i suoi lavori sono Nicoletta. Ha i capelli come Jane Morris dei Preraffaelliti, anche se lo stile è meno romantico, più grezzo e ardente, con una cifra femminile che fa da sfondo portante. I suoi ritratti “ritrattati” raffigurano il suo mondo: persone e personaggi che la circondano, che la amano o l’hanno amata, dipinti con tratto quasi crudo, con pennellate decise e colori a volte stridenti, che spesso non aderiscono alla realtà, rendendola grottesca, caricaturale.
L’ironia di alcuni soggetti e titoli si scontra col tratto grave e teso delle figure e dei volti che l’artista trasferisce nella sua materia. Sono figure per la maggior parte giovani, ma vissute, emaciate, anche martoriate, tutte profondamente complesse, forse per descrivere con un unico volto o corpo la vita che si ha davanti, utilizzando un semplice supporto: la tela, che dunque viene elaborata con colori e stile quasi espressionisti, e pennellate istintive e sicure, ma spesso senza il compimento totale del quadro, come a voler lasciare aperto uno spiraglio, per non definire, o giudicare, quella vita che Nicoletta ha voluto così intimamente descrivere. Ritratti ritrattati. Figure che sfilano, una davanti all’altra: uomini, donne, sorelle, due gemelle, il nonno, il fratello, gli amici, l’ex fidanzato, civette, un vaso di gerani, formiche, l’inquietante Rasputin, figure in piedi, figure sedute in angoli di stanze, come inquadrati in un ultimo spiraglio, volti reali e surreali, donne belle, alcune pure, altre carnali, figure giovani e alcune anziane. E tutti attoniti, e tutti che non vogliono essere giudicati. E poi gli autoritratti, che Nicoletta dichiara di dipingere con fatica, ma è lei, il nodo di approdo di tutto quanto. E’una donna, e l’impronta è quella: una femminilità celata nello studio e nella visione profonda che la Bicocchi da’ai suoi personaggi, con l’istintività dell’artista che cerca di mettere educatamente a nudo sé stessa e gli altri.
E l’ultimo lavoro …