SORRENTINO VERSO L’OSCAR, di Pino Farinotti
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino ha dunque ottenuto il Golden Globe come migliore film straniero. E’ un riconoscimento importante anche se non fa la storia come l’Oscar, Cannes e Venezia. E’ regola, ed è quasi assunto che chi vince il “Globe”, molto probabilmente si ripete agli “Oscar”. Accade spesso. E’ successo negli ultimi tre anni: “In un mondo migliore” (2011), “Una separazione” (2012), “Amour” (2013), si sono, appunto, ripetuti.
Il premio della Hollywood Foreign Press Association non è mai stato amico del cinema italiano. Si registrano solo tre riconoscimenti. Il primo appartiene a De Sica, con “La ciociara”, del 1962. Un film che viene identificato soprattutto con la protagonista Sophia Loren, che ottenne poi l’Oscar personale. Nel 1978 fu la volta di Scola, con “Una giornata particolare”, e anche quella volta c’era di mezzo la Loren. Nell’era recente ecco “Nuovo cinema paradiso”, di Tornatore, che poi vinse anche l’Oscar. Non era così difficile prevedere un destino importante per la “Grande bellezza”. Trattasi di film di visibile, di sicura potenza. Non succede quasi mai al cinema italiano, quasi sempre depresso dalle solite storie di ideologia domestica. Sorrentino ha sostituito l’italianità con la romanità di cultura cinematografica, valorizzata dal suo indiscutibile talento estetico. Il regista è un superdotato e questa volta la vocazione è andata oltre la pura confezione ornata di tanti bei nastrini ma con dentro… quasi nulla, com’era successo per “This Must Be the Place”. Insomma “La grande bellezza” presentava tanti valori e possibilità, il successo e i riconoscimenti ci stanno tutti. E… ci staranno. Qualche settimana fa, in una rilettura del 2013, scrivevo concetti che è opportuno riproporre.
“…Poi c’è il fenomeno Grande Bellezza. Un efficace, sfavillante, astuto film imperfetto. Ha avuto un destino e ne avrà uno probabilmente più grande. E’ notorio che il film di Sorrentino ha superato il secondo esame e ha ottenuto il lasciapassare dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences per concorrere all’Oscar. E dico che potrebbe anche vincerlo perché gli americani… adorano Fellini… Il maestro italiano è per gli americani non solo un nome, ma un sortilegio, un incanto che si accende ogni volta che quel nome entra in gioco. L’ “Academy” gli ha concesso cinque Oscar. Qualcosa vorrà dire. Proprio tutti hanno rilevato le affinità fra il Gep della “Grande bellezza” e il Marcello della “Dolce vita”. Tanto… potrebbe bastare.”
Michael Douglas ha dichiarato che il film di Sorrentino non è l’ombra di Fellini. Evocare il nome del maestro massimo italiano, anche a “confutazione” mi sembra comunque un segnale, una sorta di excusatio. Poi naturalmente Sorrentino ci ha messo del suo, e molto.
In vista del grande cimento degli Oscar – il 16 gennaio ci saranno le nomine ufficiali – è bene conoscere alcuni dei titoli che contenderanno il premio al film italiano.
Ecco i più accreditati: “Il sospetto” del danese Thomas Vinterberg; “The broken circle break down” di Felix Van Groeningen, che uscirà in Italia in primavera col titolo “Alabama Monroe -Una storia d’amore”; “An episode in the life of an Iron Picker”. di Danis Tanovic. E naturalmente “La vita di Adele”, di Abdel Kechiche, Palma d’oro a Cannes 2013. Per finire un promemoria che valga come auspicio. Gli Oscar italiani.
1947 Sciuscià, di De Sica; 1949 Ladri di biciclette, di De Sica; 1956 La strada, di Fellini; 1957 Le notti di Cabiria, di Fellini; 1963 8 e mezzo, di Fellini; 1964 Ieri, oggi, domani, di De Sica; 1970 Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Petri; 1972 Il giardino dei Finzi Contini di De Sica; 1974 Amarcord, di Fellini; 1990 Nuovo cinema Paradiso di Tornatore; 1992 Mediterraneo di Salvatores; 1999 La vita è bella di Benigni.
E che la lista venga… aggiornata.