Credo sia giunto il momento di fare un po’ di hype e di anticipazioni per il mio prossimo ebook che, se lo vorrete, avrete modo di leggere in febbraio.
Nello scenario che sta alla base del romanzo sandalpunk Gladiatori contro Kaiju (di cui potete scaricare un estratto gratuito, che anticipa l’uscita dell’ebook), l’Impero Romano del I secolo dopo Cristo ha da poco vinto la guerra contro il regno sotterraneo di Tartesso, situato dalle parti della provincia di Lusitania.
In realtà di questo regno restavano soltanto poche vestigia, ibernate nel tempo da una tecnologia antica e dimenticata, retaggio di un’epoca in un gli uomini erano poco più di scimmie che imparavano a cacciare e a esprimersi a grugniti.
Di quella Tartesso rimanevano soltanto i mostri guerrieri, ribattezzati “Cureti” dai romani, che un tempo furono creati come macchine di morte da opporre agli ancestrali nemici dei tartessiani, i Ciclopi.
Risvegliati da un terremoto, tali mostri e i loro pochissimi padroni ancora in vita sono risaliti in superficie, decidendo che la Terra, per quando cambiata radicalmente dai tempi in cui la dominavano, doveva tornare sotto il loro tallone. Ma un eroe di Roma, il tribuno Cornelio Crastino, è riuscito a fornire all’imperatore Domiziano le armi per vincere la guerra.
Questa, in soldoni, è l’ambientazione in cui si muovono i personaggi di Gladiatori contro Kaiju.
Ma cos’era la “vera” Tartesso?
Tartesso è un mitico emporio di delizie e merci rare, ma non si sa se territorio o città e comunque oggetto di ricerche, congetture e studi da secoli, perché era un luogo ancora più a occidente di Atlantide. Perciò viene collocata in Spagna, mentre per molti rappresenta solo un luogo dello spirito. La Bibbia la nomina 21 volte, ma non fa luce su dove esattamente si trovi, si sa che era la meta estrema delle navi fenicie e che il nome forse vuol dire “raffineria di metalli”; viene infine distrutta dai cartaginesi attorno al VI secolo e mai più ritrovata.
Questa è la sintetica ma efficace descrizione trovata sul sito Tanogabo.
Nella Bibbia viene citato come Tarsis, e ne parla soprattutto il profeta Ezechiele.
Il geografo greco Strabone identifica i tartessiani con i turdetani, popolo pre-romano, appartenente alla stirpe degli iberi, stanziato nella regione oggi nota come Andalusia. Era una civiltà piccola ma molto evoluta, con avanzate conoscenze in campo metallurgico ed estrattivo.
Secondo altre fonti, Tartesso occupava il Portogallo meridionale e l’Extremadura spagnola. Di tale interpretazione storico-archeologica esistono prove (reperti) risalenti all’Età del Bronzo e ai primi anni dell’Età del Ferro.
Anche in questo caso si riconosce alla civiltà tartessiana una ricchezza dovuta all’attività estrattiva e al commercio, che si spingeva fino alle isole britanniche.
A livello culturale/sociale pare che Tartesso godesse di un solido e “moderno” sistema giuridico, e di una religione sviluppata sui culti, importati dai Fenici, di Astarte e di Melqart (una sorta di Ercole).
In molti considerano questo popolo alla stregua di un’Atlantide “minore”, dubitando della sua reale esistenza, e identificandolo piuttosto, come già detto, con altre civiltà locali, spazzate via da realtà che diventarono presto dominanti nell’area iberico-lusitana.
Ovviamente io sono partito da queste basi, creando poi una Tartesso adatta alla mia storia.
Del resto non sono un saggista, bensì un romanziere.
E allora, in un contesto pulp e “punk”, concetti quali la Terra Cava e i micenei di concezione Go-Nagaiana, sono emersi dalle mie memorie, fornendo un terreno fertile per la scrittura.
Ciò detto, resta il mistero di una civiltà misteriosa, assai meno nota di Atlantide, Mu o Lemuria, ma altrettanto affascinante.
A prestissimo con altre anticipazioni su questo progetto.
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