I Venatores in Valtellina

Gigiat

Sto lavorando alla seconda novelette della saga dei Venatores.
Dopo le avventure in Egitto e sugli altopiani della Nubia, i cacciatori di mostri comandati da Argalia Malaspina si troveranno a indagare nella più vicina ma non meno affascinante Valtellina.
Siamo nel 1514 e l’intera valle ha è da poco stata annessa alla Repubblica delle Tre Leghe, una federazione nata nel 1471, tra la Lega Caddea, la Lega Grigia e quella delle Dieci Giurisdizioni. Entità che, prese nel loro insieme, formarono una potenza locale nota come i Grigioni, alleata con la confinante Confederazione Elvetica.
Della Repubblica faceva parte anche una fetta consistente di Valtellina, soprattutto i contadi di Bormio e Chiavenna, I valligiani accolsero con gioia questa annessione, visto che i loro precedenti padroni, i duchi di Milano, erano particolarmente vessanti in fatto di tributi e tasse.
La Valtellina di allora (in parte anche quella di oggi) era ricca di leggende e popolata da un bestiario variegato e inquietante.
Ed è da qui che parte la mia storia…

Non voglio fare troppi spoiler, ma un po’ di hype non lo si nega a nessuno.
Del resto anche il solo titolo del secondo libro della saga, Gigiat, lascia intendere dove si va (apparentemente) a parare.
I Gigiat sono bestie selvagge, malevole e fatate, che da tempo immemore vengono avvistate sulle alpi e nelle valli valtellinesi. La loro descrizione non è del tutto definita (non ne è mai stato catturato un esemplare, del resto come potrebbe essere il contrario?), ma inquieta alquanto.

Il suo identikit ce lo rappresenta con una testa di dimensioni sproporzionate rispetto al corpo, con un naso schiacciato e lunghe corna; le zampe anteriori sono fornite di unghioni, le posteriori di zoccoli prensili; il pelo lungo ed arruffato emana un insopportabile puzzo di caprone selvatico. (Fonte: http://www.paesidivaltellina.it/)

Il Gigiat è caratterizzato da una grande agilità, e dall’abilità di fare balzi enormi, tali da fargli raggiungere il lato opposto di valli e crepacci nel giro di pochi salti.
Come se non bastasse si tratta di una bestia instancabile, capace di percorrere i monti per giorni interi, senza mai fermarsi. Questo lo rende imprendibile e spiega (spiegherebbe!) il perché nessun cacciatore è mai riuscito a catturarlo.

Un ponte dalle parti di Bormio.

Un ponte dalle parti di Bormio.

Se secondo alcuni narratori si tratta di un essere dalla indole buona, altri raccontano una versione opposta, tanto che, a loro dire, il Gigiat sarebbe ghiotto di carne umana.Gli escursionisti che per sbaglio finiscono nel suo territorio vengono presi di mira, inseguiti, fatti cadere in un dirupo e quindi divorati.
Una versione più equilibrata si pone a metà tra le due ipotesi, attribuendo al Gigiat lo status di genius loci legato ai monti valtellinesi: buono con chi rispetta la natura, implacabile con chi cerca di violarla e profanarla.

Spostandosi nelle valle attigue si sente ancora parlare di questa creatura, che però assume identità diverse e più singolari, per esempio quella di un folletto non dissimile a un satiro, capace di incantare e ammaliare animali e persone col suo canto arcano.

Dunque il secondo volume dei Venatores prende spunto da questa leggenda, ma non si fermerà né all’ovvio né all’apparente.
Sullo sfondo ci sarà tutto il fascino di una terra che, specialmente a inizio ’500, doveva sembrare davvero magica e al contempo cupa, specialmente in autunno e inverno (la mia storia è ambientata in ottobre).
Non vi resta che attendere, nella speranza di avervi incuriositi un po’.

La Repubblica delle Tre Leghe.

La Repubblica delle Tre Leghe.

- – -

(A.G. – Follow me on Twitter)

Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment

Archiviato in:criptozoologia e criptobotanica, scrittura

Informazioni su 'Alessandro Girola'