New York, 2041. Il mondo non è un bel posto. Guerra, povertà, crisi economica hanno reso la vita insopportabile. Unico svago: gli sport. Spettacoli violenti, letali, dei veri massacri. Uno su tutti, Arena Mode, il torneo dei tornei: tredici super-umani, persone dotate dei super poteri più devastanti, si scontrano all’ultimo sangue sull’isola di Manhattan per una somma di denaro che renderà ricchissimo il vincitore della contesa. Ce la farà Matthew Moxon a vincere quel premio che per lui significa, letteralmente, la vita? Qual è il segreto che rischia di portarlo dritto nella tomba? Sintonizzatevi sui nostri schermi, il gioco sta per iniziare!
Tardivamente – me ne scuso – vi parlo di un divertente romanzo di fantascienza supereroistica/catastrofica che la piccola ma volenterosa casa editrice La Ponga ha pubblicato nel nostro paese, comprando i diritti da Noösphere Publishing.
Arena Mode è un romanzo della scrittrice canadese Blake Northcott, molto apprezzata il Nord America e – ovviamente – quasi sconosciuta qui, nella periferia dell’Occidente.
L’idea dei “giochi mortali” è una distopia molto in voga fin dagli anni ’70 e ’80, decennio in cui il cinema e la letteratura hanno toccato il top, per quanto riguarda il filone degli sport giocati – letteralmente – all’ultimo sangue.
Inutile ricordare capolavori quali La Lunga Marcia e L’Uomo in Fuga (entrambi di Stephen King), e il film vagamente ispirato a quest’ultimo, il cult L’Implacabile. Ma i titoli di questo sottogenere sono tanti e variegati, dal capostipite Rollerball a Giochi di Morte. Perfino io – nel mio piccolo – ho scritto qualcosa in tema.
Arena Mode ha il grande pregio di unire il fascino, l’estetica e i “colori” tipici della fantascienza supereroistica al filone dello sport mortale.
L’arena citata nel titolo è infatti da intendersi letteralmente: l’intero distretto di Manhattan fa da campo di gioco e di combattimento per tredici contendenti dotati di superpoteri (beh, quasi tutti), con l’unico scopo di portarsi a casa l’incredibile posta in palio: dieci miliardi di dollari.
In un modo impoverito e classicamente distopico, i “super” hanno fatto la loro comparsa per non meglio precisati motivi. Molti uomini comuni hanno paura di loro, soprattutto perché pochi conoscono le reali capacità di questi metaumani.
L’arena è un modo per vederli all’opera e, perché no, per eliminarne alcuni.
Blake Northcott ha uno stile molto fumettistico e ricco di ironia, così com’è ironico (e un poco sfigato) Mox, il protagonista del romanzo, l’unico dei tredici contendenti a non avere poteri, bensì a fingere di averne.
Dimenticatevi i supereroi e i supercattivi maturi, iper-realistici e dark che vanno per la maggiore oggigiorno (penso al Batman di Nolan, a Jessica Jones e a DareDevil). Arena Mode è un giocattolone divertente, con qualche eccesso d’entusiasmo nel risolvere i nodi critici della trama, ma sicuramente godibile e spassoso.
Va dato atto a La Ponga di aver fatto una gran cosa, pubblicando questo romanzo in italiano. Occhio però a qualche refuso di troppo nella traduzione. Comunque sia, avanti così.
Arena Mode lo trovate qui.
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