E' vero, tutti i libri sono viaggi, ma ci sono libri che sono più viaggi degli altri. Colgono l'anima della terra che si attraversa e regalano un altro tempo. Sono odori, sapori, voci. Sono come la brezza che viene incontro quando ci si comincia a muovere.
Poi ci sono anche libri che, oltre a essere più viaggi degli altri, destano un genuino sentimento di invidia: perché sì, sulle pagine si viaggia, però non scherziamo, sarebbe bello essere al posto degli autori, ancora di più essere al loro fianco. E questo è ciò che provo quando torno a leggere due terranauti come Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, che come pochi in Italia sanno interpretare il senso del viaggio lento e tradurlo in buone parole.
Con le loro parole sono finito nelle Marche e nell'Abruzzo, ho abitato città di mare vicine e lontane, come Livorno, Trieste, Taranto. E ora ecco il nuovo viaggio, sempre per la collana I viaggi senz'auto di una casa editrice, Exòrma, che per quanto mi riguarda se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Con Sicilia Express si va da un capo all'altro di una regione - o di un'isola - che è come un continente. Senza auto, appunto, ma con il treno: servizio pubblico che a volte è da mettersi le mani nei capelli e a volte funziona sorprendentemente bene, ma che comunque regala un altro viaggio. L'inferno delle coincidenze ma anche la bellezza dell'ascesa sull'Etna.
Depositi ferroviari, musei a tema, convogli storici. Più tutto ciò che ci sta intorno. Gli scrittori di Sicilia - da Sciasca a Bufalino, da Verga a Camilleri - ma anche le città del barocco, gli scenari naturali salvati dalle speculazioni, il pistacchio coltivato sulla lava e il cioccolato di Modica. I nomi anche, come quello di Caltanisetta, che discende dall'arabo Qalat An- Nisa, la città delle donne, incredibile.
E quante cose ancora, frammenti di sapere, sorprese come lampi. Un'esortazione di Agrigento che non ti lascia più - Muoviti fermo! E l'idea che in fondo avesse proprio ragione Goethe quando affermava: E' in Sicilia che si trova la chiave di tutto.
Che forse è dir troppo. O forse no, è proprio quanto ti scopri a pensare, una volta che ti sei affidato ai due terranauti e alla loro splendida curiosità.