Sarà così?
Vi sono nuovi soggetti “digitali” e vecchi soggetti “analogici”.
I primi sono più ottimisti verso il destino del pianeta e soddisfatti dell’ubiquità consentita dall’informatica. Si sentono cittadini del mondo; accettano la parità tra i sessi, il controllo delle nascite, la multirazzialità, l’interculturalità, la globalizzazione. Convinti che si vive una volta sola, tendono a vivere bene qui ed ora; sono attenti all’ecologia; non fanno troppa differenza tra il giorno e la notte, tra i giorni festivi e quelli feriali; comunicano per mezzo di “nuovi esperanti” linguistici ed estetici; hanno un atteggiamento disinvolto verso la sessualità. Uniscono il nomadismo alla stanzialità.
Gli “analogici”, invece, sono diffidenti verso le novità; sono spaventati dallo sviluppo demografico, dall’immigrazione, dalla multirazzialità; diffidano delle nuove tecnologie, rifiutano l’interculturalità, il controllo delle nascite, l’eutanasia; considerano la violenza, la corruzione, le guerre come flagelli inevitabili e crescenti; temono il futuro e mitizzano il passato.
La citazione è del sociologo Domenico De Masi, che apprezzo moltissimo per come scrive e per come racconta le sue idee, anche se non condivido tutto ciò che afferma.
Questo suo pensiero sulle grande “tribù” in cui è divisa oggigiorno l’umanità, i digitali e gli analogici, è interessante e in linea di massima condivisibile.
Peccato che sia sufficiente farsi un giro di un’oretta su Facebook o su Twitter per verificare che in realtà i cosiddetti digitali contano nelle loro fila un gran numero di individui del tutto beceri e retrogradi.
Sì, parliamo dei soliti: analfabeti funzionali, gente con un livello di attenzione di pochi secondi, cospirazionisti di vario livello e semplici beoti (settimana scorsa ho beccato un tipo convintissimo che la parola grazie si scriva crazie).
Resto del parere che Internet e i social media siano dei grandiosi strumenti, ma che sempre meno persone siano in grado di utilizzarli, di coglierne le potenzialità.
Al contrario, per molti digitali queste nuove tecnologie (ma sarebbe meglio parlare di nuove realtà) rappresentano soltanto un modo per sfogare la rabbia repressa e il disagio, a volte generato da condizioni di vita precarie, ma in altri casi del tutto ingiustificato.
C’è poi un vastissimo numero di digitali che è, molto più semplicemente, ignorante.
Mi è bastato fare una ricerca di qualche giorno nel Facebook esterno alle mie consuete cerchie, per scoprire un popolo sconfinato, composto da quegli analfabeti funzionali che, se non li vedi agire coi tuoi occhi, fai fatica persino a immaginare.
Ho visto gente senza la minima concezione del mondo in cui vive, con nozioni di geopolitica, di educazione civica, di scienza spicciola – per Dio, anche di grammatica – veramente scarsissime.
È la vasta tribù del “Buongiornissimo”, pronti a diffondere meme idioti e razzisti, tra un kaffè virtuale e l’altro.
Altro che analogici.
Conosco molti analogici assai più progressisti e moderni di questi digitali.
A ogni modo il futuro si muove in un’unica direzione.
Tempo 20-30 e gli analogici saranno di fatto scomparsi, almeno in buona parte del primo, del secondo e del terzo mondo. Rimarranno forse degli esemplari nel quarto mondo, ma non ne sarei così certo, contando che le tecnologie di connessione saranno sempre più a buon prezzo.
A quel punto le tribù a confronto saranno derivative del grande gruppo dei digitali: gli aspiranti membri della Idiocracy contro i consapevoli.
Ma la disparità numerica tra le due tribù credo che – ahimé – sarà enorme.
(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)
Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment
Segui il canale Telegram di Plutonia
Archiviato in:acceleratore quantico, doom, riflessioni