Ho già parlato della mostra di Maurizio Cattelan a Varsavia due mesi fa, e in due post diversi, il primo interamente dedicato alla mostra Amen al Castello di Ujazdowski, e a Him, l’opera raffigurante Hitler da dietro, nelle sembianze di bambino vestito da adulto,e il secondo comparando la mostra del nostro artista italiano con l’opera cinematografica Il pianista di un altro maestro, Roman Polanski.
Ora Varsavia l’ho visitata, e la mostra è stata vista e vissuta … e, al di la di opere ormai storicizzate di Cattelan come la donna nella cassa, o We, il doppio Maurizio in miniatura, dalle diverse espressioni, vestiti e pettinature, o ancora il forte e profondo I.N.R.I., il cavallo con la pala in legno inficcata nel corpo, è giusto soffermarsi sull’azione svolta per Him. In una zona lontana dalla mostra, nel ghetto di Varsavia, dove poco è rimasto, giusto un malinconico e costante ricordo di ciò che è accaduto, una linea per terra per ricordare quel muro che tante vite ha diviso, e dove tutto è nuovo e sparpagliato, è stata esposta quella scultura che rappresenta la causa di ciò che è successo, di quei buchi impressionanti nel muro, di quei volti scomparsi che ora vediamo stampati sulla facciata di quell’unico palazzo lasciato come piaga di un brutto ricordo, che non si deve dimenticare. Hitler sta li in ginocchio, all’interno di un cortile malconcio dell’unico palazzo rimasto com’era, lo si vede solamente da dietro e da lontano, e non è segnalato, se non dalla presenza di un buco a rombo dove curioso lo spettatore può fermarsi e spiare dentro, da solo, come in un momento di meditazione non voluto, ma casuale è scioccante camminando per la strada.
Dunque Varsavia sta cercando di rimontare, di porre delle basi che non ha, e degli ideali che le sono stati tolti, e il primo passo è quello di sviluppare l’arte contemporanea, e lo fanno meglio di noi, attraverso gallerie private, la valorizzazione di palazzi dei primi del novecento, e la riutilizzazione di luoghi in disuso, come nel quartiere Praga, che rappresentava la piaga povera della città (nell’ottocento ancora non parte della città di Varsavia, ma luogo a parte) e che ora, molto lentamente, sta riaprendo ex fabbriche e luoghi in disuso per dar spazio a locali, ristoranti super cool, e mercati … non per altro un’area specifica l’hanno chiamata SOho. Vediamo un po’ cosa succederà.
Museo Zacheta /// mostra sul cinema d’animazione anni ’70/’80