La Casa - Giovani artisti serbi

 

Entrate, accomodatevi, toccate e interagite. Questo ci chiama a fare l’allestimento pensato per la mostra La Casa presso Palazzo Forti. In un susseguirsi di stanze, adibite a salotto, studio, sala da pranzo, camera da letto, l’originaria destinazione d’uso del Museo torna a rivivere prendendo le sembianze di una dimora. Lo scopo della mostra, far sentire il visitatore a casa, può dirsi riuscito dalla prima all’ultima stanza - bagno compreso - attraverso i lavori di alcuni giovani artisti serbi.

Varcata la soglia, il visitatore mette piede nel primo salotto di questa magione e da subito, con un anticipo dell’opera di Boba Mirjana Stojadinović - fruibile nella sua interezza solo al termine del percorso -, viene invogliato a restare. L’artista, per mezzo di una missiva, lo prega di fare qualcosa per lei poiché impossibilitata a presenziare; come sottrarsi dunque, di fronte a una richiesta dalle parole così calde, cordiali e a tratti struggenti?

Il tepore e la familiarità della dimensione casalinga proseguono nel salotto successivo, dove, oltre alla presenza continua degli arredi - frutto di una precisa scelta allestitiva -, le opere si focalizzano sul tema del ricordo: quadri che ricalcano le fotografie d’archivio, dunque la memoria collettiva; filmini di infanzia che formano una videoinstallazione, dove è il movimento, questa volta, ad agire come innesco della memoria; cuscini ricamati che creano un album fotografico con un medium insolito, ma tipico della tradizione popolare serba. Anche il tema della tradizione dunque inizia a echeggiare alla vista di altre opere, così nella scultura di Ana Jovanović; composta da pezzi di metallo arrugginiti e disposti su un tappeto per dare forma a un paese che non esiste più, la Jugoslavia. E tradizione fa rima con religione, come si può notare dalla videoinstallazione posta nella stanza studio che segue e con la quale l’artista, Vladimir Nikolić, mira a rendere meccanici certi rituali.

In una casa così grande, accogliente e dai vani la cui destinazione d’uso varia di continuo, c’è spazio anche per l’ironia, che di stanza in stanza si fa più tagliente ed esplicita. Basta aprire dei cassetti dunque per trovare, stampata su numerose fotografie, ciò che Marina Mizzau definisce “la contraddizione consentita” (M. Mizzau, L’ironia: la contraddizione consentita); mai facile e banale, piuttosto ricca di ingegno, anche nella costruzione del set, è quella fotografata da Aleksandar Maćašev. Più direttamente visibile, poiché servita su di un tavolo, è l’ironia artistico-culinaria di Marko Stojanović, dove le immagini di torte e nigiri giapponesi, stampate su tovagliette, riecheggiano grandi opere della storia dell’arte contemporanea; come recita la didascalia esplicativa di questo lavoro, “conoscere l’arte non è abbastanza: bisognerebbe mangiarla”. Portatrice sana di ironia è l’installazione di Slobodan Stošić, che concettualmente indaga il ruolo della polvere; elemento temporaneo ma costante, inesistente ma presente.

Anche nella camera da letto, il mobilio e l’oggettistica esposti non fanno che rassicurare lo spettatore. Quello che c’è è quanto ci si aspetterebbe: un letto, un comodino, una radio, un bicchiere d’acqua. Ciò che sorprende invece è il nuovo tema affrontato, l’eternità. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” teorizzava il chimico e biologo francese Antoine-Laurent de Lavoisier; a sostegno di tale tesi, in questa stanza del Museo, la presenza in loop della canzone  I will survive (Gloria Gaynor) è parte integrante della videoinstallazione di Goran Mićevski. L’approccio scientifico invece viene proseguito, nonché perseguito, nell’installazione di Maja Beganović.

Infine i servizi, dove defilata è esposta la biografia ridotta dell’artista Nenad Andrić, ideatore dell’intero progetto allestitivo.

Sara Passigato

 

7 ottobre 2011 - 29 gennaio 2012

La Casa - Giovani artisti serbi

a cura di Aurora Fonda e Zara Audiello

Palazzo Forti

Volto Due Mori, 4 – Verona

www.palazzoforti.it

+39 045 8001903

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