Il mio ultimo soggiorno materano datava giugno 2006, in occasione della splendida mostra di Alberto Viani, allestita all’interno dei sassi, tra le chiese rupestri di San Nicola dei Greci e della Madonna delle Virtù. Erano dunque circa sei anni che attendevo il momento adatto per recarmi in visita presso il mitico MUSMA. Un po’ in ritardo, lo ammetto.
Non mi sono lasciata sfuggire la ghiotta occasione di un passaggio, ed armata di macchina fotografica, taccuino e scarpe comode, sono partita alla volta del Museo della Scultura Contemporanea. Giunta in Via Madonna delle Virtù sono cominciati i primi disagi, poiché di segnaletica per il Museo, nemmeno l’ombra. Saranno caduti, li avranno rubati, ma cartelli non ce n’erano e dei tanti venditori ambulanti di richiami ornitologici, piastrelle e sassi in miniatura (scolpiti in pietra leccese), nessuno è stato in grado di indicarmi la strada. Dopo mille gradini, una gentile signora materana (a cui avevo invaso il cortile) mi indica una ripida salita in cima alla quale avrei trovato il leggendario MUSMA.
Arrivata in vetta, ormai esanime, entro trafelata in biglietteria, dove un gruppo di giovani donne (eccetto una!) navigava sfaccendato, in rete. L'unica ragazza impegnata, si dimostra anche gentile e preparata ed illustrandomi il percorso, mi compendia in poche parole la storia del museo e dell'immobile che lo ospita, garantendomi che ne varrà la pena.
Non posso negare che la ragazza della biglietteria avesse ragione! La suggestiva location di Palazzo Pomarici, con i suoi freschi ipogei (un toccasana dopo la logorante salita!), le pareti naturalmente scolpite e le ampie sale del piano superiore, è un luogo ideale ed originale per esporre le splendide opere di artisti noti e meno noti che danno vita alla collezione del museo. Ho potuto godere di splendi scorci scenografici inondati da fioca luce naturale o da perfette intensità di luci artificiali, di incantevoli angoli farciti da sculture affascinanti e sensibilmente stimolanti, di opere d'arte di valore ed allestimenti ricchi di stile. Tutto ciò sino all'ipogeo numero 6, nel quale ho dovuto prima schivare un piccione indemoniato che scappava da chissà quale aggressore immaginario e poi scontrarmi con qualcosa che mai nella mia lunga attività di visitatrice di musei, mi sarei aspettata: su un'orgogliosa e ieratica scultura, retta da un basamento in marmo, scolava ormai disidratato e smunto un cumulo di guano (probabilmente del piccione invasato). A prescindere dall'orrore della scena – decisamente inadatta ad un contenitore culturale - è noto che il guano di piccione provoca gravi danni di corrosione (oltre ad essere portatore di parassiti ed agenti patogeni); mi sembra pertanto assolutamente inaccettabile che gli escrementi avessero avuto il tempo di inaridirsi, a prova del fatto che fossero lì da chissà quanto tempo. Tra le opere del museo, inoltre, sono presenti sculture realizzate in materiali delicati e facilmente intaccabili, che potrebbero risentire in maniera irreparabile del danno provocato dagli uccelli, i quali nidificano all'interno delle fessure dei sassi, indisturbati padroni della struttura.
Oltre all'indecente guano poi, le sculture erano ricoperte da due dita di polvere, ed il pavimento appariva ormai arreso alla conquista degli acari. Ho avuto inoltre il tempo di fotografare le opere, di girargli intorno e volendo, avrei potuto anche portarmene a casa un pezzo, considerata la totale assenza di personale preposto al controllo.
Permettere che i visitatori notino tali brutture, invece di manifestare il proprio entusiasmo per la vitalità del museo e delle mostre che trimestralmente ospita, per i seducenti spazi espositivi e per la quantità/qualità di opere presenti, è quanto mai insensato, sopratutto perché basterebbe assai poco per avere la situazione sotto controllo.
Sarebbe auspicabile – oltre che doveroso! – dunque, destinare una piccola parte della spossante giornata lavorativa di chi naviga sul web in biglietteria, al controllo delle sale espositive, con conseguente segnalazione degli orrori testé descritti, che non solo creano un danno d'immagine al museo, che potrebbe essere un gioiellino del Sud, ma intaccano anche le opere ivi contenute, delle quali è necessario garantire la pubblica fruizione nel corso degli anni.
Una città come Matera, ricca di storia, di tradizioni, sede di un museo così importante e – tra l'altro – candidata a Capitale Europea della Cultura 2019, non può offrire a turisti, curiosi e sopratutto addetti ai lavori, spettacoli tanto penosi, che rischiano di distogliere l'attenzione dalla bontà del progetto e dall'interesse che esso esercita in ambito artistico-culturale. Mi auguro che la manifestazione di scarso decoro di cui sono stata testimone, sia stata – ad oggi! - scoperta ed eliminata e spero di non dover mai più incappare in un così basso livello gestionale della cultura..soprattutto quando la cultura in questione è res-publica!