Sarà il fatto di non avere ancora a Milano un Museo che tratti l’arte contemporanea ufficialmente, un luogo istituzionale dove mostrare quanto abbiamo prodotto e raccolto negli ultimi 70 anni (ripeto istituzionale, perchè di luoghi privati da visitare ce ne sono eccome), ma andare a Roma, città meravigliosa per i dettagli storico/artistici di ogni singolo metro calpestato, il Bernini, il Colosseo, le grandi chiese, San Pietro, e tutto il resto che ben sappiamo … e rivedere il Macro ben allestito, pur nella sua apparente semplicità a pulizia, come semplice e pulita è la sua collezione permanente ora visibile in una mostra storica dal titolo Ritratto di una città. Arte a Roma 1960/2001, in ordinato dialogo con la parte esterna del terrazzo al piano superiore, la Urban Area, con un ‘installazione permanente del “nostro” milanese Daniele Bros, primo impatto emotivo ed estetico, sicuramente colorato, appena entrati nel Museo 8se si ha la premura di alzare la testa), in dialogo con l’opera su muro di Ozmo, che restituisce valore al paesaggio urbano intorno. E ancora le mostre temporanee di Jimmie Durham, che racconta molta parte del suo percorso, terminando con un indimenticabile video dell’artista che rottama oggetti, timbrando e firmando un foglietto di carta, che rimane come opera d’arte/ricordo, e quella energica, viva e intensa dell’artista camerunense Pascale Martine Tayou (seguito da Galleria Continua) di forte impatto nella sala principale, dalla grande installazione di prismi in ferro cadenti dal muro, con all’interno nientemeno che … diamanti, o tavole imbandite, sculture totalmente africane, dai dettagli di recupero tra l’ecologico e il folklore africano, dalle striature di diversi colori e le svariate forme.
Insomma, un ottimo impatto per chi pensava di avere un primato nella sua città.