La Guerra d'Inverno

Ecco a chi fanno paura i finlandesi (oramai è una fissa)

I presupposti

 

Nonostante fosse stato stipulato un patto di non aggressione tra Finlandia e l’Unione Sovietica già nel lontano 1932 (e poi rinnovato nel 1934 per altri 10 anni), l’Urss non fece mai nulla per negare le sue mire espansioniste nei confronti della giovane e vicina nazione finlandese. Dal suo canto, anche la Finlandia faceva il possibile per fronteggiare un eventuale attacco russo, visto che il Gran Maresciallo Mannerheim aveva fatto costruire varie fortificazioni su vari punti della lunga linea orientale che divideva le due nazioni.

 

Alla fine dell’estate del 1939, Germania e Unione Sovietica firmavano il patto di non aggressione Molotov-Ribbentropp, secondo il quale la Finlandia ricadeva nella sfera d’influenza russa. Subito dopo Stalin iniziò ad avanzare richieste di varie concessioni territoriali alla Finlandia, tra cui la creazione di basi militari sovietiche sul territorio finlandese, giustificandole come requisiti necessari per la sicurezza di Leningrado e la protezione del confine nordorientale da possibili attacchi via mare di Germania e Inghilterra.

 

Ovviamente, la Finlandia rifiutò di sottostare alle condizioni poste dall’Unione Sovietica, che non lasciavano presagire nulla di buono. La stessa proposta infatti venne avanzata nello stesso periodo ad ognuna delle Repubbliche Baltiche, che però al contrario della Finlandia si piegarono al volere di Stalin. Esse evitarono sì la guerra, ma solo momentaneamente: nell’estate dell’anno successivo l’Armata Rossa occupò Estonia, Lettonia e Lituania, instaurò governi fantoccio e iniziò la repressione e le deportazioni in massa. In realtà, pur di evitare di entrare in conflitto contro un nemico più grande e meglio attrezzato, il governo finlandese tentò la carta della controproposta, offrendo la cessione di una piccola parte di territorio ai sovietici, i quali però la rifiutarono giudicandola insufficiente.

 

In un clima così teso, la guerra era ormai inevitabile. Entrambi gli schieramenti si preparavano e mobilitavano all’imminente scoppio. Furono i russi i primi ad attaccare, senza nemmeno proclamare una dichiarazione di guerra e sfruttando come casus belli l’attacco di Mainila dove un posto di guardia sovietico fu fatto saltare in aria in circostanze misteriose, visto che successive testimonianze portarono poi alla luce che l’incidente fu architettato dai servizi segreti russi come pretesto per l’inizio delle ostilità.

 

L'attacco


 

Il 30 novembre 1939 le forze sovietiche invasero la Finlandia, ma il piano russo di una guerra lampo, sullo stile della Blitzkrieg tedesca, fallì miseramente davanti alla strenua difesa attuata dalle forze finlandesi. Seppur inferiori in numero e mal equipaggiati, i finlandesi mostrarono eccezionale coraggio e attuarono la strategia militare della guerriglia per ovviare all’evidente disparità di forze tra i due schieramenti.

I russi schieravano quattro armate: la Settima, l'Ottava, ben fornite di carri armati più la Nona e la Quattordicesima. Per contro la Finlandia poteva contare solo su tre corpi d'armata e una formazione di riservisti composta da guardie civiche, frontalieri ed ex militari. Nonostante lo sbilanciamento numerico in netto sfavore ai finnici, essi riuscirono a respingere i russi.

 

L’inverno del 1939-40 fu molto rigido, con temperature che raggiunsero anche i meno 40 gradi. Le truppe finlandesi furono eccezionali nel trasformare il freddo, le lunghe ore di buio, la foresta e la quasi assenza di vie percorribili a proprio vantaggio. Vestiti completamente di bianco ed equipaggiati con sci da fondo, i soldati finlandesi riuscivano a muoversi molto agilmente e furono spesso anche nella condizione di passare al contrattacco in alcune zone della Finlandia centrale.

 

Capiti alcuni degli errori commessi precedentemente, gli alti comandi sovietici concentrarono un numero maggiore di soldati in un numero minore di divisioni per sfondare la resistenza finlandese sfruttando la loro maggiore forza d’urto. A quel punto, la Finlandia avrebbe seriamente rischiato di subire un’invasione sovietica su tutto il suo territorio. Anche i russi dal canto loro erano però stremati da una guerra che si dimostrò più lunga e dispendiosa del previsto, oltre ad essere preoccupati su altri fronti per gli sviluppi della II Guerra mondiale.

 

Il 6 marzo 1940 venne firmato un armistizio ed il 12 marzo venne poi sottoscritto il Trattato di Pace di Mosca che sanciva la perdita da parte finlandese di alcune parti nel territorio a Nord (parte della zona di Salla e la penisola di Kalastajansaarento), alcune isole nel Golfo di Finlandia e soprattutto della Carelia. Di questa regione faceva parte Viipuri, che era la seconda città più popolata della Finlandia nonché un importantissimo centro industriale e di scambi commerciali.

 

I supporti stranieri alla Finlandia

 

L'opinione mondiale sostenne la causa finlandese, ritenuta ingiustamente attaccata dalle armate sovietiche. Moltissimi governi fornirono quindi armi, equipaggiamento e anche volontari al piccolo paese che si difendeva dall'invasione russa. Immigrati finlandesi da ogni parte del mondo si riunirono per tornare in patria e difenderla combattendo e a loro si unirono uomini di molti paesi. In totale i volontari stranieri contavano circa 1100 danesi, 8700 svedesi, 1000 estoni, 725 norvegesi, 325 ingriani, 346 emigrati finlandesi, 366 ungheresi e 210 soldati di altre nazionalità. Del piccolo contingente inglese faceva parte anche un giovanissimo Christopher Lee, che negli anni '50 sarebbe diventato famoso interpretando il Conte Dracula nei film della Hammer.

Anche l'Italia sostenne fermamente la resistenza finlandese. Mussolini inviò quasi centomila fucili Carcano, trentacinque caccia Fiat G.50 e un pugno di volontari ben addestrati, in parte reduci della guerra civile spagnola.

Indro Montanelli fu il giornalista di punta dell'informazione italiana sul fronte russo-finnico: seguì con appassionata partecipazione la guerriglia di resistenza locale contro l'aggressione sovietica. Dalla sua corrispondenza sul posto nacque anche un libro, I cento giorni della Finlandia, edito da Garzanti.

 

Il gran maresciallo Mannerheim


 

Il comando in capo delle Forze Armate finniche venne affidato al barone Carl Gustaf Emil Mannerhein. Costui, avventuriero e combattente di altri tempi, è ancora oggi una leggenda in tutta la Finlandia.

Ex ufficiale della cavalleria zarista, combatté nella guerra russo-giapponese, dove fu promosso colonnello per meriti sul campo. Come rappresentante del ramo baronale della sua famiglia, fu presente come membro dello Stato della Nobiltà all'ultima sessione della Dieta di Finlandia. Guidò anche una spedizione in Cina, da Taskent a Kashgar nel luglio-ottobre 1906, assieme allo scienziato francese Paul Pelliot. Nel 1908 guidò un'altra spedizione in Cina e Tibet dove incontrò anche il Dalai Lama. La sua carriera lo portò poi a diventare comandante di un reggimento di Ulani e quindi di un'intera brigata di cavalleria al servizio dello Zar Nicola II.

Durante la Grande Guerra combatté sul fronte rumeno e su quello austro-ungarico. Nel 1917 era oramai diventato generale, sempre per meriti concreti e non solo per il sangue blu che comunque aveva. Dopo la rivoluzione non fu più ben visto dal nuovo governo bolscevico, tanto che pianificò il suo ritorno nell'amata Finlandia, da poco diventata indipendente. Nel dicembre del 1918 venne nominato Protettore dello Stato, anche se erano in molti a volerlo Re, per salvaguardare l'instabile nuovo paese. Nel 1919 presentò la nuova costituzione repubblicana, quindi si ritirò dalla vita pubblica, convinto di aver fatto il suo dovere per la patria. Si dedicò al supporto attivo della Croce Rossa e fondò un'associazione pro-infanzia, rifiutando di tanto in tanto le proposte di diventare il nuovo dittatore militare del paese, che nel mentre subiva l'ascesa dei movimenti d'estrema destra, come nel resto d'Europa.

Fu il presidente Svinhufvud a ridargli un ruolo rilevante nell'esercito: presidente del Consiglio di Difesa Territoriale (1931-1939), Mannerheim cercò di rafforzare l'esercito e fece costruire in Carelia la “linea Mannerheim” per contenere eventuali attacchi sovietici. Dopo l'aggressione sovietica alla Finlandia, assunse il comando supremo dell'esercito (1939-1944, dal 1942 col grado di maresciallo di Finlandia) e condusse le due guerre contro l'URSS (Guerra d'inverno, 1939-1940, e Guerra di Continuazione, 1941-1944). Non riuscì a spuntarla sui ben più numerosi nemici, ma evitò il tracollo della Finlandia.

Durante la Guerra di Continuazione Mannerheim combatté coi tedeschi, pur non avendo mai apprezzato Hitler o i tedeschi in generale. Tuttavia nel maresciallo era vivo e ben chiaro un solo interesse primario: il bene del paese, che rischiava di diventare terra sovietica o stato-satellite nazista. È doveroso citare un aneddoto curioso riguardo ai rapporti tra Mannerheim e Hitler: In occasione del compleanno per i 75 anni compiuti dall'anziano uomo politico e militare finlandese il 4 giugno del 1942 Adolf Hitler in persona venne in visita in Finlandia per convincerlo ad attaccare Leningrado ma Mannerheim per tutta risposta fece fare al dittatore tedesco e ai suoi generali un paio d'ore di anticamera. Il luogo dell'incontro era un vagone fermo ad un binario morto nei pressi di Immola ed Hitler e il suo seguito stettero ad aspettare con impazienza di essere ricevuti. Mannerheim finalmente ricevette Hitler e nonostante i discorsi del dittatore tedesco confermò la sua linea di azione.

Quando i tedeschi erano oramai in chiara difficoltà, il maresciallo ruppe la pericolosa e scomoda alleanza, si fece eleggere come Presidente della Repubblica e firmò l'armistizio coi russi nel novembre del 1944. Infine cacciò l'esercito tedesco dal suolo finlandese durante la cosiddetta Guerra lappone.

Informazioni su 'Alessandro Girola'