Massimiliano Mirabella: senza cultura, attraverso i new media regrediamo.

 

Massimiliano Mirabella: senza cultura, attraverso i new media regrediamo.

Nel suo lavoro Mirabella non riporta tout court una sua performance, la trasferisce, invece, su un livello diverso della percezione sovrapponen- do la sua visione del mondo a quella di coloro che ostacolano violentemente la sua naturale ricerca della delle artiste bellezza secondo diversi codici interpretativi. Gli uomini che lottano sono cristallizzati nella forma del suo lavoro. E’ l’asse su cui si muove la nuova frontiera della conoscenza; quella che presuppone la necessità del ritrovare le nostre radici per imparare a progettare un futuro che mai è stato così oscuro nella storia degli umani.

Vive e lavora tra Napoli e Caserta dove tuttora insegna decorazione pittorica e scenografica all’Istituto d’Arte di San Leucio. Diplomato nel 1993 all’Accademia Belle Arti di Napoli in Pittura con il Maestro Armando De Stefano.

 

Massimiliano tu con il tuo lavoro, ti sei sempre mosso a trecentosessanta gradi, oscillando tra i diversi linguaggi dell'arte (pittura, fotografia, performing art, grafica...), riuscendo però sempre a conservare una tua cifra stilistica, riconoscibile, sospesa tra l'ironico, il sacro e il profano; da questo punto di vista sei un "classico" artista napoletano di questo tempo, mi sembra che durante i tuoi processi artistici, il tuo lavoro non rinunci mai a cercare un confronto dialettico e linguistico, specifico, con ciò che accade altrove (per altrove intendo anche certe suggestioni stilistiche e culturali imposte dal mercato dominante), sbaglio?

 

Nelle mie opere è sempre presente un confronto dialettico e linguistico che avviene in modo del tutto involontario.

Penso che chiunque operi nel mondo dell'arte debba anche tenere  presente ciò che accade intorno.

Contestualizzando l'arte nel mondo attuale, personalmente non vedo una nuova avanguardia, ma solo cose realizzate con tecniche moderne.

Anch'io non mi allontano molto dal classico, mi posso considerare moderno in quanto intendo l'arte a 360° gradi senza essere vincolato da un'unica e specifica tecnica artistica.

A tal riguardo, ho maturato l'idea che essere etichettato come pittore, piuttosto che come scultore o performer, serva soprattutto a chi scrive di arte e molto meno all'artista e, per quanto mi riguarda, una tecnica unica e definita rappresenta la tomba della mia creatività.

Per me, fotografia, pittura, scultura, installazione e performance, sono i miei tanti linguaggi accomunati da un fil rouge.

Nelle mie opere lavorano tutti i miei mezzi in funzione del fine ultimo, quello di portare lo spettatore a fermarsi un attimo a riflettere sulle emozioni suscitate da un mio lavoro.

Per me una mostra è andata bene anche quando tra tanti si emoziona una sola persona, perché vuol dire che sono riuscito a creare una magia di intesa senza l'utilizzo delle parole.

 

Una cosa trovo affascinante della tua idea di arte, il fatto che mi sembra che tu sfugga a te stesso, di quadro in quadro, di performance in performance, quasi a confondere le tue tracce davanti allo stereotipo  che industria culturale e Accademismo impongono a una certa "professionalità" dell'arte, che vuole il segno d'artista, riconoscibile al primo sguardo distratto, invece il tuo lavoro necessita di uno sguardo più attento verso prima la forma e poi il contenuto, questo tuo atteggiamento processualmente libero, pensi ti abbia penalizzato?

Lo senti come una marcia in più?

Come relazioni questo tuo lato a ciò che ci si aspetta tu faccia (o rifaccia) di volta in volta?

 

Io penso che nell'arte, come nell'amore, non possano esistere strategie predefinito, l'artista è mosso unicamente da un sentimento d'istinto che è la passione.

Sarà per questo che conservo sempre vivo in me il ricordo della prima volta che ho messo la matita su di un foglio di carta.
Nel mio essere poliedrico, il passaggio da una tecnica all'altra è sempre avvenuto in modo graduale e in ciascuna opera io mi ritrovo in pieno, esprimo me stesso e ciò che il mio animo mi suggerisce, pur spaziando apparentemente tra una branca e l'altra.

La mia non è una fuga o un tentativo di non lasciare tracce, ma un approccio del tutto personale di firmare lavori che richiedono un'attenzione in più, un' attenzione che poi fa leggere chiaramente il mio tratto e la mia poetica concettuale e materiale al tempo stesso.
Probabilmente tutto questo processo di continua ricerca, studio e sperimentazione artistica ha penalizzato la mia carriera, ma non me ne faccio un cruccio, perchè mi sento libero da lacci e catene che talvolta stanno stretti persino ad artisti affermati che però non possono permettersi il lusso di godere di quella libertà stilistica che per me è continua fonte di ispirazione.
Pertanto, penso che tale libertà artistica sia per me sicuramente una marcia in più, un elemento fondamentale per un artista che vuole lavorare più con l'istinto piuttosto che con strategie commerciali.

 

Sei anche un docente, quindi forza maggiore, ti occupi nel quotidiano, di certe mutazioni sociali e genetiche del linguaggio dell'arte delle nuove generazioni, cosa pensi stia cambiando?

Di fatto è innegabile che applicazioni, social network, smartphone, selfie stiano mutando i processi creativi delle generazioni che verranno e forse anche la nostra, anche i nostri linguaggi stanno cambiando  molto, pur se con la nostra formazione proveniamo dal secolo passato, tutto questo influenza anche il tuo lavoro e la tua ricerca artistica?

 

Sono molto fiero del mio lavoro di insegnante in un liceo d'arte perché ciò mi permette di stare a stretto contatto con i giovani con i quali quotidianamente avviene un fluido scambio di conoscenze ed esperienze.

Dagli allievi ricevo un  grande bagaglio di conoscenze sui mutamenti sociali e comportamentali, atteggiamenti che sicuramente influenzano anche il mondo dell'arte.aa
La tecnologia e i linguaggi multimediali possono offrire nuovi spunti d'ispirazione ma necessitano di una solida base di cultura artistica, per non regredire in qualità espressiva e conoscitiva.
Personalmente ritengo che non ci si può sottrarre all'evoluzione tecnologica e ai mutamenti sociali ma ritengo  che la vecchia guardia abbia l'arduo compito di trasmettere alle nuove generazioni il valore emotivo dell'interiorità che soggiace ogni forma d'arte e che rappresenti un po' il “contenuto” del linguaggio moderno.
Il mio cammino nel mondo dell'arte contemporanea, prosegue verso questo duplice percorso che si basa sulla solidità di un concetto d'arte articolato e complesso, ma che ruba dalla tecnologia tutto ciò che puo' conferire un valore aggiunto.

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