Save your selfie, please.

La propria immagine? E' tutto.

 

Scafisti egiziani che si dichiarano palestinesi si ritrovano arrestati per "vacanzieri" selfie durante la tratta mediterranea.

Un messicano erroneamente dopo avere bevuto clicca sul grilletto della pistola e si suicida, in realtà voleva farsi un selfie con la pistola puntata alla tempia.

Due turisti in portogallo su un dirupo, tentanto di farsi un selfie photobomb, con il paesaggio alle spalle, scompaiono sotto lo sguardo dei figli cascando giù.

Una statunitense, ascoltando "happy" in automobile, scatta un selfie lo posta su twitter, finsce fuori strada e muore.

La selfite dilaga e scatta una campagna on line per sensibilizzare su questa insana dipendenza dal sé.

Chi di noi, non ha un amico che cambia l’immagine profilo Facebook almeno una volta alla settimana (se siete fortunati, cazz' io quante volte la cambio?) e che vi spamma la timeline di autoscatti con smorfia o aria corrucciata (la mia specialità)?

Quando l'amica esagera cosa fare se non rimuoverlo dai proprio contatti?

Questo è il perche della video campagna di Alessio Fava e Pasquale Frezza.

Quando un malato di selfite sparisce da una bacheca, chi lo guarda? 

Il video racconta proprio questo, i malati di selfite diventati invisibili agli altri.

Fantastico messaggio direi, a questo punto attendo una campagna di sensibilizzazione contro gli artisti che chiedono i "like" sul loro lavoro per qualche concorso facebook nell'interesse del social network prima e del curatore che prende per i fondelli dopo, in fondo i linguaggi dell'arte (come i selfie) sono una cosa seria, non si può ridurre il tutto alla patologia ricerca del like.

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mimmo di caterino

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