Martina

Martina
Storia di Vanessa Sorrentino
Illustrazioni di Carlotta Costanzi

Martina era una bambina grande come un puntino.
Era così piccina che facilmente si perdeva.
Una volta cascò dentro al taschino del grembiule della mamma.
“Martina! Martina mia, dove sei finita?”
“Sono quaggiù mamma, dentro al tuo taschino!”.
“Ah eccoti” la mamma la ripescò tutta sporca di farina.

Un giorno Martina si infilò in cucina, voleva giocare con le stoviglie.
Saltò dentro un bicchiere, si dondolò a cavalcioni sul manico di un cucchiaio, scivolò nello scolapiatti, altalenò nella conca dei mestoli appesi a sgocciolare, poi per sbaglio cadde nella zuccheriera e si mescolò ai puntini dello zucchero.

La mamma la cercava, la cercava anche il suo papà, per non parlare del suo gatto che annusava dappertutto. Poi per fortuna la trovarono, perché era un po’ più scura dei granelli di zucchero.
Un’altra volta ci mancò poco, che la mamma la scuotesse via con le briciole della tovaglia. “Ehi mamma! Mamma!” urlava Martina, saltando di qua e di là per farsi vedere “ci sono io qui in mezzo!”. Quella volta la mamma si spaventò molto.
Chiamò il papà in salotto e gli parlò: “dobbiamo al più presto prendere dei provvedimenti, non si può andare avanti così! Se la bambina non cresce, rischieremo di smarrirla da qualche parte!”.

Il giorno dopo la mamma portò Martina da un dottore.
“Signor dottore,” gli disse “il nostro è un caso davvero strano. La nostra bambina è nata piccola come un puntino e da quel giorno non è più cresciuta di un centimetro. È così minuscola, che ci manca poco che il gatto la scambi per la sua pallina. Ci dica, che cosa possiamo fare?”, gli chiese con le lacrime agli occhi.
Il signor dottore aveva un’aria mansueta, gli occhi piccolissimi si vedevano appena dietro le lenti spesse degli occhiali, ma sembravano sorridere. Si avvicinò con delicatezza alla bambina, la sollevò con due dita e la scrutò ben bene da tutti i lati, mettendo insieme un’espressione molto concentrata,

poi all’improvviso sbottò: “Ci sono! La vostra bambina non è una bambina!”
“Che intende dire?!” esclamò la mamma in tono preoccupato.
“Non vi siete accorti, la vostra bambina è un seme e per la precisione un seme di rosa!”
La mamma spalancò occhi e bocca allo stesso tempo.
Il dottore proseguì: “Se voi la innaffierete tre volte al giorno, vedrete, crescerà forte e rigogliosa”. Così la mamma ripose Martina nella sua scatolina, che serviva per i grandi spostamenti e la riportò a casa. Quando furono in cucina, la posò su un piattino e le versò un po’ d’acqua addosso. “Hi,hi,hi!” Martina fece una risatina,

tutta quell’acqua fresca le faceva il solletico.
Così da quel giorno, ogni giorno la mamma faceva una doccia fresca alla sua bambina.
E fu così che in primavera Martina gettò le sue prime foglioline.

Poi al posto della testa spuntò un piccolo bocciolo rosso. Quel giorno la mamma capì che era ora di trapiantarla in giardino. Pianse un pochino, ma in fondo era felice per la sua bambina. In giardino Martina aveva tutto lo spazio per crescere in lungo e in largo. E fu così che con un po’ di pioggerella d’agosto e qualche linea di sole a zig zag, nel giro di un’estate, Martina divenne una

bellissima rosa.

Vicino a lei spuntarono tante roselline. La mamma fu così contenta di vedere la sua bambina in compagnia di tante amiche, che cucì per ognuna delle sue rose un cappottino bianco, per proteggerle dal freddo dell’inverno.

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