/ Focus on artist"/ Tra surrealismo pop e stile naif, l'universo artistico di Sam Punzina

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La magia della policromìa più intensa e vivace, innestata in un universo che richiama dimensioni fiabesche, oniriche, surreali. Quando l’arte contemporanea diviene spontaneità assoluta, scevra da condizionamenti di qualsiasi genere, naif appunto. E’ questo il mondo di Sam Punzina, giovane artista siciliana che vanta, nel suo nutrito curriculum, esposizioni sia in Italia che all’estero e che - oltre ad una collaborazione continua con la Galleria Ghizzoni di Milano - parteciperà ad un’importante collettiva- tributo dedicata a Frida Khalo all’Espacio Cultural Matonte a Pando in Uruguay. Lobodilattice l’ha intervistata per la rubrica “Focus on artist”.

Dagli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo alle mostre in territorio nazionale e internazionale: ci parli della tua formazione artistica e della nascita della tua scintilla creativa?

Prima di approdare all'Accademia di Belle Arti di Palermo ero alla ricerca di me stessa e della mia strada. Sono andata via da casa per prendere tempo per capire. Dopo una parentesi romana, decisi di tornare in Sicilia, precisamente a Palermo. Lì trovai un ambiente artistico fiorente, amichevole e rilassato. Mi sentii subito accolta, feci visionare i miei disegni e alcuni dipinti a coloro che poi divennero miei maestri: Alessandro Bazan e Marco Cingolani. Li trovarono freschi, originali ed innovativi, così di lì a poco nacque la primissima collaborazione artistica con “No Magazine” a Milano, dopo la mostra “Senza freni”, alla galleria Antonio Colombo. Da quel momento non mi sono più fermata. L'Accademia divenne luogo di incontro e successivamente di studio, ma principalmente fungeva da ambiente di confronto tra artisti in una città in quel periodo molto vivace e interessante. Sicuramente avere avuto dei maestri come loro ha influenzato parecchio il mio percorso, le mie scelte e tutto quello che è venuto dopo, sono stati una guida fondamentale. Poi la decisione di partecipare al Premio Celeste, arrivare in finale alla Fabbrica Borroni, conoscere Ivan Quaroni e da lì la collaborazione con la Galleria Federica Ghizzoni, con la quale lavoro tutt'oggi. Non mi sono mai preclusa la possibilità di collaborare con altre gallerie, fare fiere come AAF, nella sua prima edizione o sperimentare collettive più underground. Queste fanno tutte parte del mio bagaglio di esperienze: giuste o sbagliate che possano essere considerate, mi hanno aiutata a crescere e a modificare il mio percorso artistico.

Il tuo stile, caratterizzato da influenze pop surrealiste e informali,  richiama universi onirici e incantati: com’è nata la tua ispirazione e come si  è evoluto nel tempo il tuo percorso artistico?

Dall'essere molto pop i miei dipinti si sono evoluti poco a poco nel tempo, passando per una via più informale, poi surrealista e adesso credo possano essere considerate un po' più naif. Il mio lavoro tende alla poesia e al surreale, in un contesto quasi fiabesco. E’ molto autobiografico, è me stessa. Me in tante forme, in ogni colatura di smalto sono racchiuse le mie sensazioni, i miei pensieri, le mie emozioni, i miei ricordi. Tutto quello che trovate all’interno di un mio dipinto è lì per un motivo e fa parte di me. Non amo le etichette, non so dove può essere categorizzato il mio stile, (lascio questo compito a chi di competenza), semplicemente è il mio! L'ispirazione nasce dalle piccole cose di tutti i giorni, dalla natura, dalla musica, da tutto ciò che è “poesia” ed incanto nella vita, spero solo di riuscire a trasmettere un po' di tutto ciò attraverso metafore, forme e colori.

Nelle tue opere - vitali, oniriche e idilliache - crei un universo parallelo ritraendo elementi naturali, flora e fauna,  trasfigurati in una dimensione fiabesca. La policromìa degli smalti assume inoltre, attraverso la tecnica del dripping, un ruolo centrale.  Da dove nascono la tua predilezione per la favola come tematica e del colore come elemento stilistico centrale della tua arte?

Dietro ai colori si nasconde da sempre del simbolismo, dietro i miei smalti si nascondono sentimenti stratificati, il dripping mi permette di dare materia ai miei pensieri, così da renderli quasi tangibili. Credo che a dare l'idea di favola sia la consistenza stessa degli smalti lucidi, unita alla scelta dei colori e dei soggetti. La favola mi aiuta nel comporre concetti che sarebbero altrimenti astratti e troppo surreali, ma in realtà sono tematiche e sensazioni più che terrene e condivise da molte persone, che nei miei quadri, così come negli stessi titoli, si rispecchiano; e ritrovano parte del loro vissuto e del loro essere.

Quali sono, se ci sono stati, i tuoi modelli artistici? E cosa pensi del futuro dell’arte contemporanea?

Ho sempre guardato all'arte a 360°, ammirato artisti di ogni genere, purché mi incuriosiscano e stupiscano. Ma ultimamente mi capita sempre meno, forse qualcosa si sta spegnendo, forse si vede in giro sempre la stessa roba ritrita, riciclata e riproposta sotto altre forme. Devo dire che al contrario l'Oriente riesce sempre ad entusiasmarmi in positivo, a ispirarmi e trasportarmi verso nuove sensazioni. Secondo il mio (piccolissimo) punto di vista, l'arte dovrebbe tornare in mano agli artisti, senza troppi intermediari che ne influenzino il percorso, la validità e il mercato. Un'arte contemporanea più spontanea e meno costruita, rappresenta il futuro, se un futuro c'è!

Ci parli dei tuoi prossimi progetti: la reinterpretazione artistica del libro “L’origine della distanza” di Francesca Scotti e la prossima partecipazione - in programma a dicembre - alla collettiva-tributo a Frida Khalo all’Espacio Cultural Matonte a Pando in Uruguay?

La reinterpretazione artistica de “L'origine della distanza” rappresenta il mio innamoramento per il Giappone e per il libro di Francesca Scotti. E' stata una scelta nata spontaneamente: mentre leggevo, riga dopo riga, potevo vedere i miei dipinti prendere forma nella mia mente, poi nei bozzetti ed infine sulle mie tele tonde. Il Giappone mi ha sempre affascinato, ha molti aspetti che sembrano totalmente surreali, venuti fuori da una favola, mi ispira, mi travolge talmente che mi sembra di vivere lì. E' un progetto lungo, ma piacevole, che sto portando avanti in parallelo ad altri: tra questi la collettiva internazionale, il tributo a Frida Kahlo in Uruguay, prevista per fine 2016, che raccoglie le migliori interpretazioni/ritratti della grande e indiscussa artista messicana. Per me è un onore esporre la mia personale versione di Frida nella sua terra d'origine, l'America latina.

Alla Galleria Ghizzoni di Milano, invece, ho concluso a Dicembre la mia personale “Mounga”, legata all'interpretazione visiva di un libro di Umberto Ruspi, da cui l'omonimo titolo. Nell'affascinante cornice dell'Antico Oratorio della Passione di S.Ambrogio di Milano ho esposto una serie di 12 dipinti tratti dal libro di Ruspi, dai quali ho tirato fuori il personaggio principale, un sempiterno bambino, appunto Mounga, che dallo spazio scende sulla terra alla ricerca del segreto della vita. Il Libro-racconto onirico, fiaba delicata e fantastica, edito in 200 copie, è andato letteralmente a ruba nella serata di presentazione. Le sole 200 copie, numerate e autografate dallo scrittore emergente, sono state vendute a favore della Fondazione Magica Cleme Onlus e parte delle opere vendute in meno di una settimana.

Qual è la tua opinione sulla comunicazione e sulla tecnologia  in rapporto all’arte contemporanea nell’era globalizzata ?

La tecnologia odierna insieme ai nuovi metodi di comunicazione sono uno strumento a doppia faccia: da un lato l'immediatezza e la facilità con le quali si può azzerare qualsiasi distanza tra le persone: gallerie, fruitori d'arte, collezionisti: basti pensare al fatto che con Facebook, Twitter, ecc... si riesce a creare una rete di contatti non indifferente da invitare ai propri eventi, coinvolgere virtualmente in tanti modi differenti; dall'altro lato invece, c'è una forte saturazione di immagini. Ne deriva la scarsa attenzione per ciò che viene creato e proposto sul web, che sia un nuovo dipinto, una fotografia o altro. Come si dice, il troppo stroppia (e stanca anche). Oramai manca la suspense e l'attesa di vedere le mostre dal vivo, assaporarne l'essenza: sembra quasi che aver visto un vernissage su internet equivalga ad esserci stati. Ecco, secondo me, si è persa un po' di magia.

A tuo avviso l’arte può essere rivoluzionaria?

L'arte è bellezza, respiro, incanto, sogno, aria pura, leggerezza, visione, luce, meraviglia, tutto ciò può rivoluzionare l'anima, quindi si, può esserlo!

 

http://sampunzina-blog.tumblr.com/

 

 

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