“Japan Now! Una mostra collettiva d'arte giapponese”, in programma presso l'Urban Center di Martano (LE) sino al 29 settembre, ha rappresentato un momento di confronto non solo con la realtà artistica nipponica, ma anche con la gestione culturale di una mostra organizzata da una galleria estera.
Di seguito un'intervista con la curatrice, Antonella Montinaro, che ci racconta com'è nata la mostra, quali sono state le reazioni del territorio e qual è il suo punto di vista sulla gestione culturale.
Antonella, come nasce la mostra “Japan Now!”?
La mostra “Japan Now” nasce dall’unione di due mostre realizzate nei due-tre anni precedenti in Spagna (“Superflat New Pop Culture”, mostra monografica di Murakami presentata in diverse città spagnole tra cui Madrid, Murcia, Valencia, San Sebastian, Cordoba…e “This is Japan” mostra collettiva di artisti giapponesi contemporanei presentata a Malaga e Zaragoza, tra gli altri) La mostra è formata da una collezione di 50 opere che raccolte per presentare una panoramica della creazione giapponese contemporanea che credo sia assolutamente interessante per capire le principali tendenze artistiche del neopop giapponese che culminano nell’estetica del superflat.
Takashi Murakami, Aya Takano e Yoshitomo Nara sono alcuni dei notissimi artisti presenti in mostra. Le opere esposte fanno parte della collezione di GACMA – Galleria di Arte Contemporanea di Malaga, per la quale lavora – o sono state selezionate esclusivamente per “Japan Now!”?
La collezione è di GACMA, salvo alcune opere che sono state prestate. Anche io ho prestato una delle mie opere, “Apricot 3” di Chiho Aoshima. La nostra impresa possiede diverse collezioni non solo di arte giapponese. Come ben sai ci vuole tempo per costruire una collezione che sia coerente ed interessante. Abbiamo impiegato circa cinque anni per costruirla e creare una mostra la cui vocazione è principalmente divulgativa e didattica. Ci sono, infatti, pannelli che spiegano i blocchi tematici principali della mostra, dal contesto storico fino ad arrivare a teorie estetiche e movimenti artistici.
Come nasce la decisione di portare in provincia di Lecce una mostra sull'arte giapponese?
L'idea nasce per svariate motivazioni. personali, professionali e di circostanze propizie a livello istituzionale. Sebbene sia cresciuta a Roma, le origine della mia famiglia sono salentine. Vivo all’estero da quasi una decina d’anni ma torno spesso a Lecce, specialmente durante il periodo estivo.
Credo sia un territorio con un gran potenziale di sviluppo e consumo culturale e per questo abbiamo deciso di presentare un progetto assolutamente “esotico” per un pubblico che è abituato principalmente alle manifestazioni legate alla tradizione del territorio.
Avremmo potuto scegliere altri tipi di collezioni tra quelle che possediamo, sempre specifiche di arte contemporanea: da artisti legati alle prime avanguardie storiche come Picasso, Mirò o Dalì o l’informale materico degli anni ’50, per esempio Antoni Tàpies, piuttosto che tendenze attuali come Miquel Barcelò. Abbiamo scelto questa mostra perché abbiamo creduto potesse arrivare non solo ad un pubblico affascinato dall’arte giapponese o dalle principali tendenze dell’arte contemporanea ma anche ai giovani, ai bambini, interessati alla cultura pop, ai manga/anime, più in generale ci sembrava tra i nostri prodotti forse il più accessibile ad un ampio spettro di pubblico, anche allo scopo di programmare attività collaterali alla mostra che potessero essere dirette a diversi pubblici oggettivi: dalle attività infantili ai workshop di creazione artigianale, sino alle attività più accademiche, come masterclass o proiezioni di cinema d’autore.
Qual è stato il riscontro del pubblico?
La mostra è cominciata da poco più di un mese e stiamo ricevendo un flusso di pubblico costante e positivo sebbene non massivo come avrebbe potuto essere in una location più transitata o turistica. Tutti i visitatori sono assolutamente interessati e soddisfatti del prodotto culturale. In base al nostro studio di pubblico possiamo dire che l’85% del pubblico proviene da flusso turistico italiano ed un 15% dalla Provincia di Lecce, dove possiamo affermare che il pubblico locale ci visita specialmente durante le attività collaterali alla mostra.
L'ingresso a pagamento per le mostre, in Salento, è spesso visto come un punto a sfavore che tende a ridurre il numero dei fruitori. Come ha reagito il pubblico di fronte all'obbligo del biglietto?
Nessuno si è lamentato dell’obbligo del biglietto, probabilmente perché il pubblico che viene a visitarci si è informato in precedenza e viene specificamente a visitare la mostra.
Il nostro modello di gestione culturale spagnolo proviene dalla gratuità, perché di fondo c’è un grande appoggio pubblico su tutti i servizi. La cultura è considerata un servizio pubblico in più come la sanità (o le spiagge) ovviamente in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo si prediligono gli interventi sociali ma la filosofia di fondo è sempre quella.
In Italia il pubblico è generalmente abituato a pagare per tutto, anche per la cultura, se non c’è aiuto delle istituzioni bisogna trovare un altro modello di gestione diverso, dunque con una percentuale di investimento privata con un peso specifico maggiore.
Per offrire un prodotto culturale di qualità c’è bisogno di mettere un prezzo ma è pur vero che trattandosi di un territorio come il Salento abbiamo scelto di apporre un prezzo assolutamente popolare, dopo aver realizzato diversi studi di marketing e di pubblico.
Dal mio punto di vista, credo che sia assolutamente necessaria una barriera d’entrata, seppur minima, per supportare e condividere il costo della cultura e del lavoro degli operatori culturali o delle industrie culturali che sono un tessuto lavorativo importante in un paese come l’Italia che possiede la maggior parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO ed in una provincia come quella di Lecce che aspira a capitale europea della cultura nel 2019. Bisogna educare al consumo culturale, anche per una semplice curiosità. Un biglietto di 5 euro, con attività collaterali spesso incluse gratuitamente, senza presunzione, non lo considero una barriera d’entrata bensì uno stimolo.
Quali difficoltà avete riscontrato nella realizzazione di “Japan Now!” in territorio salentino?
Non capisco esattamente cosa intendi per difficoltà, potrei dirti nessuna e tutto..
Dal punto di vista logistico e organizzativo, abbiamo organizzato tutto in modo assolutamente privato, anche se abbiamo ricevuto il patrocinio del comune di Martano, grazie all’assessorato al Marketing Territoriale e alle Politiche Produttive, nella persona di Antonio Carra, che ci ha lasciato uno spazio municipale in cui abbiamo piena libertà di gestione e direzione artistica. Si tratta di uno spazio nuovo, inaugurato con la nostra mostra, con molte potenzialità e che stiamo cercando di sviluppare nel modo più efficace ed efficiente possibile.
La nostra impresa, di cui io dirigo l’area di marketing e mostre, realizza una trentina di mostre all’anno tra quelle di nostra produzione o la gestione di collezioni esterne, siamo abituati a lavorare in economie di scala offrendo un prodotto culturale di qualità.
Come problemi del territorio, forse potrei indicarti i canali promozionali e pubblicitari. Sono troppo costosi dal mio punto di vista, salvo in pochi casi, spesso restii alla richiesta di trasparenza, risultati o dati di audience. Penso sia dovuto ad una crisi generale nei mezzi di comunicazione che sono restii a compromettersi come media partner o a scambi di pubblicità, cosa che è comprensibile in un momento di crisi.
Come ha reagito la critica locale ad un evento così internazionale ed esclusivo?
Da quello che ho potuto apprezzare abbiamo ricevuto sempre critiche positive dai principali mezzi di comunicazione. È normale, immagino, un po’ di diffidenza iniziale, che si è dissolta istantaneamente. Ho avuto modo di conoscere qualche critico personalmente e mi sono state sottoposte diverse interviste, abbiamo ricevuto visite dal telegiornale regionale che ha realizzato un reportage e siamo costantemente sul Quotidiano di Lecce.
Rispetto alla critica, penso sia importante un rapporto diretto e personale, quindi spero che veniate tutti a conoscerci di persona per vedere che assolutamente non siamo esclusivi, anzi.
L’arte contemporanea ha sempre quest’aurea di mistero e inaccessibilità, che è dovuta principalmente alla necessità di possedere un background culturale che faciliti la comprensione ed il godimento di un arte tendente al concettuale. La nostra impresa lavora da sempre creando mostre accesibili a tutti i pubblici, dal punto di vista del contenitore (barriere architettoniche e accessibilità) e del contenuto attraverso didascalie e pannelli tematici per offrire una comprensione a diversi livelli di profondità. Consiglierei di investire su museologia e comprensione didattica a tutti i musei e centri di arte contemporanea al fine di avvicinare un pubblico sempre maggiore.
Che impressione ha avuto del territorio della provincia di Lecce relativamente all'attenzione dimostrata nei confronti dell''arte contemporanea?
Penso sia positivo, anche se c’è bisogno di molto lavoro in quanto all’educazione, al consumo culturale, abbiamo constatato un interesse che seppur timido ha recepito questa nostra mostra e attività collaterali come uno stimolo interessante e necessario per il territorio. Chi ci visita è assolutamente entusiasta e si converte in nostro testimonial.
Le aspettative sono state rispettate o c'è stata un po' di delusione per qualche aspetto della mostra?
Mancano più di due mesi alla fine della mostra, direi che è prematuro parlare di aspettative, parleremo di risultati in chiusura. Nonostante ciò posso anticiparti che si tratta di un progetto più ampio di espansione italiana ed europea della nostra impresa.
Lavorando a Malaga e venendo, dunque, da un contesto estremamente diverso da quello salentino, ha qualche consiglio da dare agli operatori, in riferimento alla gestione degli eventi culturali?
Ogni luogo possiede le sue idiosincrasie, anche Malaga si trova al sud della Spagna con i corrispondenti problemi del “sud”. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di essere sempre ambiziosi con i propri progetti. C’è un discorso di Steve Jobs pronunciato presso l’Università di Stan¬ford nel 2005 che si conclude con “stay hungry, stay foolish”, mi sembra molto calzante.
Tornerà in Salento con altre mostre promosse da GACMA?
Spero di si. Sicuramente presenteremo questa mostra in altre città italiane.
_______________________________________________
Japan Now! - Una mostra collettiva di arte giapponese contemporanea
a cura di Antonella Montinaro
URBAN CENTER
14 giugno/29 settembre 2013
Via Nizza - Martano (LE)