Io, tu, Caparezza e Van Gogh: non follia ma epilessia.

Caro Caparezza, Vincent Van Gogh nel 1889 venne ricoverato a Saint Rémy de Provence, per epliessia, ma aveva altri problemi aggiunti; allucinazioni visive e uditive e fantasie bizzarre religiose e paranoiche.

Durante uno di questi attacchi per non ferire Gauguin, si tagliò un orecchio che donò a Rachel, una prostituta locale.

Tra un attacco e l'altro, presentava le caratteristiche della sindrome di Waxman-Geshwind. La grafomania si manifesta con le più di seicento lettere scritte al fratello e alla realizzazione di un dipinto ogni due giorni.

A vent'anni leggeva e rileggeva la Bibbia, voleva farsi prete, ma causa la sua personalità venne scartato.

Tradusse la Bibbia in francese, inglese e tedesco.

La Domenica si recava in quattro diverse chiese e sulle pareti della sua casa di Arles scrisse: Io sono lo spirito santo.

Non esistono ad oggi, persone non occidentali, affetti dalla sindrome epilettica, che abbiano durante gli attacchi, rapporti con Dio; ad Haiti, un epilessia del lobo temporale, è interpretata come una maledizione voodoo.

Probabilmente, durante gli attacchi di epilessia del lobo temporale, l'immagine di Dio, impressa nella mente nella prima fase dello sviluppo, riemerge, con le creazioni artistiche, letterarie, politiche e poetiche; con i pensieri, le convenzioni e le convinzioni presenti nel nostro cervello.

 

Insomma in altre parole non pazzo, ma io te siamo epilettici caro Michele Salvemini e pure Van Gogh, la follia? Nulla a che vedere con il caso, qualche lettura meno pop e più scientifica e ragionata, prima di pubblicare un cd che parli d'arte contemporanea, sarebbe stato il caso di farla.

Mimmo Di Caterino

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