VIOLATION_ Who hurt the angel? | Luiza Samanda Turrini

trevor brown, luiza samanda turrini

 

VIOLATION_ Who hurt the angel?

di Luiza Samanda Turrini

 (english version below)

Nuda, eccettuato un calzino e il braccialetto portafortuna,
a gambe e braccia aperte sul letto dove il mio filtro l’aveva abbattuta …
così la anticipavo nella mia fantasia; un nastro di velluto ancora stretto fra le dita, il corpo di un miele ramato, con un rudimentale costume da bagno disegnato in negativo sull’abbronzatura, mi offriva i pallidi boccioli del seno.
Nella luce rosata della lampada una leggera lanugine pubica luccicava sulla sua paffuta collinetta”
Vladimir Nabokov, Lolita.
“Sei rivoltante. La pornografia infantile è peccato!!!
Tutta la pornografia è peccato _ Pregherò perché tu
ti possa redimere da tutto questo!!! Che Dio ti aiuti….”
“Non credo nella censura, ma qualcuno dovrebbe uccidere quello stronzo. Nascondersi dietro la maschera dell’arte non è una scusa sufficiente per quello che Trevor Brown fa.”
“Fottuto pazzo fuori di testa … sei un fottuto demente ritardato pezzo di merda … penso che la gente come te debba essere bruciata sul rogo
come le merdose streghe. Sei solo un bastardo satanista malato mentale.
Gli psicopatici come te dovrebbero avere qualcuno che li picchia a sangue da bambini.”
Libro dei visitatori della mostra Doll Hospital di Trevor Brown, Kyoto, 1996

 

Nella civiltà delle immagini tutto può essere rappresentato. Tutto deve essere rappresentato. Per dovere di conoscenza. Per piacere gossiparo. Per ansia di essere visibili, invidia voyeuristica, o voyeuristico disprezzo.

Dopo il sito necrofilo Rotten, che spettacolarizza i modi più atroci di morire, dopo le porno enciclopedie popolate da arzille ottantenni e voraci coprofaghi, sembra che un’unica tematica sia rimasta interdetta agli occhi dell’Occidente contemporaneo.

L’ultimo tabù che ci resta, la sessualità dei bambini.

Ma, come al solito, il mostro cacciato dalla porta è già rientrato dalla finestra. Basta guardare la stragrande maggioranza di pubblicità di prodotti per l’infanzia. La fotografia di bambini - dalle fantasie ninfolettiche del diacono Lewis Carroll, fino ad arrivare all’advertising delle linee infantili di abbigliamento, con i suoi baby-modelli torbidi ed atteggiati - non è mai stata innocente.

Proprio in questi innominabili interstizi del visibile si inserisce la ricerca artistica di Trevor Brown.

Egli lavora sul concetto di limite, si spinge oltre i confini della rappresentabilità, rimuove la patina glamour dei concorsi di bellezza per piccole Miss Mondo.

Brown raffigura bambine con rossetto sbavato, nursery piene di giocattoli sessuali, pre-adolescenti adornate dei paramenti di lattice del mondo BDSM. Lividi, segni di frustate, rivoli di sangue verginale. La fenomenologia sadomasochista applicata all’infanzia porta ad una riflessione sulle dinamiche di potere, di cui i bambini sono vittime esemplari. Tutti i bambini prima o poi subiscono il potere degli adulti, a partire da piccole, innocenti ingiustizie nevrotiche, passando attraverso la manipolazione mentale, fino ad arrivare alle declinazioni del soverchiamento fisico.

Questa è in fondo una lunga storia.

 

Nell’antica Grecia pedagogia fa sempre rima con pederastia. Per i padri della Chiesa il bambino è un essere imperfetto e peccaminoso, e i suoi capricci sono la prova del peccato originale. Nel Medioevo è normale contrarre matrimoni con bambine di dieci anni, per quanto la legge postuli che le sposine debbano averne almeno dodici (l’età della Laura di Petrarca, e della Lolita di Nabokov). L’Inquisizione non esita a torturare i bambini e a bruciarli vivi. Lombroso dice che i bambini sono per natura cattivi, e Freud gli fa eco dicendo che sono perversi. Nell’Ottocento poi, la prostituzione infantile è diffusissima, e i clienti abituali delle kinder-whore sono rispettabili membri della borghesia, colti e raffinati, in cerca di purezza.

Trevor Brown toglie il velo alla storia dell’infanzia in Occidente, mostrando come, più che al paese dei balocchi, essa assomigli ad un tour nel castello di Barbablù.

Nelle opere di Brown ricorre il tema dell’ospedalizzazione: attrezzi paramedici, protesi ortopediche, occhi pesti come make-up ornamentale e bocche gonfie di contusioni invece che di lip-gloss. Perché le ferite sono sexy, e i segni del dolore promettono la disponibilità a subirne dell’altro. Le opere di Brown rappresentano l’innocenza e la sua diretta connessione con il sacrificio.

Un altro topos ricorrente è quello della bambola. Doppio artificiale, completamente passiva ed inerte, la bambola può essere smontata e montata a piacere. Brown raffigura Barbie armate di frusta, bambolette a braccia spalancate che invitano a giocare con loro, bambole a pile con organi sessuali infantili in piena visibilità.

Sesso_ violenza_ morte_ bambini, come un mantra di Gilles de Rais. Le componenti delle opere di Trevor Brown rivelano che l’universo dell’infanzia non può salvarsi dal male. Prima o poi il male arriva. Arriva sempre.

Ma ciò che non bisogna dimenticare è che il male è prima di tutto nel mondo. L’arte non può fare altro che rifletterlo.

Per rifrazione sintomatologica.

 

 

 

Bibliografia

Vladimir Nabokov, Lolita, Adelphi, 1955.

Trevor Brown, The Trevor Brown Black Box Recordings, Mondo Bizzarro Press, 2000.

Trevor Brown, My Alphabet, Treville, 1999.

E. Hasler, La strega bambina, trad. it. Longanesi, 1999.

E. Becchi, I bambini nella storia, Laterza, 1994.

A. Giallongo, Il bambino medioevale, Dedalo, 1990.

F. Amodeo, Innocenti senza innocenza. I bambini e i grandi fotografi, Phototeca, 1981.

http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/devianza/furfaro/cap3.htm

 

 

ENGLISH VERSION:

 

VIOLATION_ Who hurt the angel?

 

Naked, except for one sock and her charm bracelet,

spread-eagled on the bed where my philter had felled her, so I foreglimpsed her;

a velvet hair ribbon was still clutched in her hand; her honey-brown body,

with the white negative image of a rudimentary swimsuit

patterned against her tan, presented to me its pale breast buds;

in the rosy lamplight, a little pubic floss glistened on its plump hillock.”

Lolita, Vladimir Nabokov

 

You are disgusting _ child pornography is a sin!!!

All pornography is a sin _

I will pray for your release from this!!! God help you…”

 

I don’t believe in censorship, but someone should kill that asshole.

To hide behind the mask of “art” is no excuse for what Trevor Brown does.”

 

“…You fucking loose screwball …

you are a fucking crackpot loonie piece of shit…

I think people like you should be burned at the stake like fucking witches,

you satanic mental bastard. You guys must have been beaten as a child or screwed by a chicken, you psycho…”

 

Books of Visitors at Trevor Brown’s Doll’s Hospital exhibition,

Kyoto, 1996.

 

Everything can be shown in the civilization of images. Everything must be shown. For knowledge duties. For gossip pleasure. For anxiety of being visible, voyeuristic envy, or voyeuristic contempt.

 

After the necrophiliac website Rotten, which turns into a show the most atrocious ways of dying, after the porno-encyclopaedias with hale eighty-year-old grandmas and voracious coprophagouses, it seems that only one theme has remained interdicted to the eyes of the contemporaneous West.

 

The last taboo which remains to us, the sexuality of children.

 

But the monster, hounded out the door, has already come back through the window. Just see the vast majority of advertising for children goods. Children photography _ from the nympholeptic fantasies of the deacon Lewis Carroll, to the advertising of childish lines of clothes, with their turbid and posed baby-models _ has never been innocent.

 

The artistic research of Trevor Brown inserts itself just in these unmentionable interstices of the visible. He works on the concept of limit, he pushes beyond the thresholds of representability, he takes away the glamour gloss of the beauty contest for little Misses World.

 

Brown represents children with smudged lipstick, nurseries full of sexual toys, pre-adolescents adorned with latex vestments from the BDSM world. Bruises, lashes’ marks, trickles of virginal blood. The sadomasochistic phenomenology applied to childhood brings to a reflection about the dynamics of power, of which children are exemplar victims. Sooner or later all the children are subjected to the power of adults, starting from little, innocent, neurotic injustices, going through mental manipulation, till the declinations of physical overwhelming.

 

This is a long and old story.

Pedagogy always rhymes with pederasty in Ancient Greece. The child is an imperfect and sinful being for the Church Fathers, and its whims are the evidence of the original sin. It’s common to marry ten-year girls during the Medieval times, although the law established the age of brides at least at twelve (the same age of Petrarca’s Laura, and Nabokov’s Lolita). The Inquisition doesn’t hesitate over torturing children and burning them on the stake. Lombroso says that children are evil by nature, and Freud echoes him claiming that children are perverse. In the Nineteenth Century, child prostitution is very widespread, and the regular clients of kinder-whores are respectable members of the middle class, well educated and refined, in search for purity.

Trevor Brown lifts the veil from the western history of childhood, which, instead of a toy-land, resembles more a tour in the castle of Bluebeard.

 

The theme of hospitalization recurs in Trevor Brown’s works: paramedical tools, orthopaedic prosthesis, black eyes, as if some make-up was put on, puffy mouths, contused instead of lip-glossed. Because sores are sexy, and the signs of pain promise the availability to suffer more.

 

The works of Brown represent innocence and its direct connection with sacrifice.

 

The doll is another recurring topos. Artificial copycat, completely passive and quiescent, the doll can be taken to pieces and whip-up at pleasure. Brown depicts Barbies with whips, dollies with open arms which invite you to play with them, battery-operated dolls with childish sexual organs in full visibility.

 

Sex_violence_death_children, like a mantra by Gilles de Rais. The components of Trevor Brown’s works reveal that the childhood universe can not be saved from Evil. Sooner or later, Evil arrives. It always arrives.

 

But one thing should not be forgotten: Evil is first of all in the world. Art can do nothing but reflect it.

For a symptomatologic refraction.

 

L.S.T.

 

 

 

Bibliography_

Vladimir Nabokov, Lolita, Olympia Press, 1955

Trevor Brown, The Trevor Brown Black Box Recordings, Mondo Bizzarro Press, 2000.

Trevor Brown, My Alphabet, Treville, 1999.

Eveline Hasler, Die Vogelmacherin, Die Geschichte von Hexenkindern. Nagel & Kimche, Zürich 1997

E. Becchi, I bambini nella storia (Children in the History) , Laterza, 1994.

A. Giallongo, Il bambino medioevale (The Medieval Child), Dedalo, 1990.

F. Amodeo, Innocenti senza innocenza. I bambini e i grandi fotografi (Innocents without Innocence. Children and Great Photographers), Phototeca, 1981.

 

 

 

 

 

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