Artissima 17. Accenni di Cultura | Leda Lunghi

 

 

ARTISSIMA 17. ACCENNI DI CULTURA

di Leda Lunghi

 

 

Nella città dell’Expo e delle Olimpiadi, nonostante gli innumerevoli  problemi causati dal primo, problemi tutt’ora irrisolti, ma che a quanto pare potrebbero andare ad aumentare, qualcosa di positivo si è creato, ovvero un’ asse culturale nel segno dell’arte contemporanea e non solo, un’ idea nata proprio ad Artissima 2009, all’insegna della multidisciplinarità e della contaminazione culturale. Questo progetto nasce con il nome di Contemporaryart a Torino e Contemporaneamente a Milano. Un progetto studiato in concomitanza dalle due città per un ammontare di 252 eventi di arte contemporanea in 138 luoghi delle due città. Viene così rilanciata definitivamente Torino, che così supera Milano a livello organizzativo, ma anche per quanto riguarda quello qualitativo, poiché se il capoluogo lombardo si limita a non avere praticamente spazi pubblici e continua ad altalenarsi e a girare intorno alle solite gallerie,  anche se queste continuano ad essere di un cospicuo numero, ma indiscutibilmente  elitario, Torino apre alla città le iniziative culturali, con un maggior numero di eventi in un sempre minor numero di spazi privati.  E sarà proprio la città  piemontese a lanciare questo progetto con Artissima 17 , (  4- 7 novembre), a cui seguirà il 6 dicembre  a Milano la tanto attesa e criticata apertura del “ Museo del 900”.

E’ in quest’armonia culturale che aspettiamo l’inaugurazione di Artissima 17, dopo il flop di Verona, la fiera torinese considerata da sempre la “più contemporanea” d’Italia si presenta con  una nuova direzione , quella di Francesco Manacorda,che si sostituisce ad Andrea Bellini, spostata in una nuova sede, sempre nella zona Lingotto fiera, ma  lo spazio espositivo sarà interamente collocato all’Oval; edificio architettonico contemporaneo costruito in occasione delle Olimpiadi 2006. L’Oval è una costruzione di 20.000 mq  illuminata naturalmente grazie ai 15.000 mq di vetrate continue. Oltre alle 152 gallerie partecipanti e un nuovo catalogo, quello che interessa maggiormente, ( non che queste siano notizie da sottovalutare) sono le nuove idee. Infatti al programma fieristico Maracorda ha apportato svariate novità che appaiono interessanti; il nuovo direttore sembra non essere chiuso nello stereotipo dell’arte, ma anzi aperto a creare un rapporto dialogico tra le varie arti, prestando molta attenzione al concetto di cultura.

 

 

La mia attenzione è caduta in particolar modo sulla volontà di coinvolgere la città e sui diversi programmi culturali in cui si rivela una raffinata ed ampia interazione di ogni arte, le quali da sempre si comprendono e si coinvolgono. Partiamo così  da Poesia in forma di rosa titolo d’ispirazione pasoliniana che cerca di avere una visione ad ampio respiro, cercando di far correre diverse discipline sugli stessi  binari, con l’intento di farle interagire. Nasce così un’ integrazione  tra architettura,  design, letteratura, cinema e danza.  

Vincenzo Latronico cura la sezione dedicata alla letteratura; il titolo, enfatico a mio parere,  All the rest is literature  tutto il resto è letteratura, ci fa intendere innanzitutto come  la letteratura è un modo di essere, di sentirsi, di vivere, poi verrà tutto il resto. La letteratura può essere ibrida, può essere critica, può essere arte, ognuno può averne un’ opinione personale differente, ma non smetterà mai di essere letteratura. Si potrà perfino ideare un museo d’arte contemporanea per romanzi, così come è avvenuto al Macba di Barcellona, ma attorno alla letteratura continueranno a girare i nostri pensieri e le nostre storie, la letteratura continuerà a respirare attraverso i nostri occhi e la nostra mente, così come avviene con l’ arte. Starobinski  sosteneva che il critico è il doppio del poeta, con questa teoria il grande studioso  pone la critica al disopra dell’arte, forse proprio perché le due non solo sono interdipendenti, ma la letteratura è il centro dell’arte , tutto quello che le ruota attorno è attratto da un movimento centripeto,  esso esiste in funzione della letteratura, così l’arte . Queste affascinanti tematiche saranno dibattute nei giorni della fiera, con ospiti di prestigio come Chus Martinez  e Ingo Niermann, Mark von Schlegell che si interrogherà per l’appunto sul particolare genere letterario della critica d’arte e Maria Fusco che curerà una panoramica d’incontri sulla  narrativa d’artista .

 

 

Altro linguaggio espressivo e particolarmente interattivo con l’arte, nonché con l’avvento dell’avanguardie diventata arte stessa, è la danza; ed è a questa disciplina che Artissima ha dedicato uno spazio curato da Antony Huberman intitolato The Dancers, ospiti principali celebri coreografi, come Xavier Le Roy e Boris Charmats. Ideate in The Dancers performance in cui la realtà e l’arte si uniscono condividendo la scena si coinvolgono l’un l’altra in un gioco di follia beckettiana e insieme si esprimono all’interno dello spazio fieristico, il quale si presta ad essere un surreale palcoscenico,  come se fossero alla disperata ricerca di un Godot che mai arriverà.

Ed è in Thinking through cinema a cura di Benjamin Cook e Mike Sperlinger di Lux ,che alcuni artisti reinterpretano la loro visione di Profondo Rosso, girato proprio da Dario Argento  a Torino. I lavori verranno esposti   in uno spazio analogo ad una sala cinematografica ed è qui  che avviene inequivocabilmente la fusione tra arte e cinema, due settori in cui solo tramite un  linguaggio specifico ci si può esprimere.  Attraverso di esso gli artisti ci parlano di sentimenti nascosti, reconditi che a volta noi stessi temiamo, ma per questo, così immensamente labili.

Tutte queste opere si ritrovano ad avere come  un unico sfondo e filo conduttore la città stessa.

E siamo lieti di trovare queste tematiche culturali in un momento in cui alla cultura non viene più data particolare rilevanza e dato che non potrà che essere la cultura a salvarci da questo periodo buio, speriamo che si colga in pieno l’accezione del termine, che non significa soltanto apprendere nel campo del sapere, ma farsi carico sul piano, sia intellettuale che morale del proprio ruolo nella società.


 

 

 

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