Sembra essere ritornata in voga l’idea della grande Milano che traina l’intera Italia. Recentemente cronisti di ogni parrocchia non possono fare a meno che precisarlo. «Non è solo l’expo il volano! Porta Nuova! Il bosco verticale! La torre Isozaki!» Tra i motivi che dovrebbero convincere tutta l’Italia, o forse anche il mondo intero, a migrare in massa verso questa nuova terra promessa, non poteva mancare il pezzo forte… La nuova Darsena!! La nuova Darsena? Tutto il mondo dovrebbe invidiarci quei fantastici mattoni e quel “mercato” color… Inspiegabile? Prendersi gioco della Darsena è come sparare sulla croce rossa. Tralasciando per un attimo il mio inutile sarcasmo, è indiscusso il successo dell’operazione e il piacere che si prova a passare del tempo nuovamente a contatto con l’acqua che la perversa e violenta “modernità” ha espulso da Milano negli anni 30. Però, se proviamo a dimenticarci per un attimo uno spazio venduto agli sponsor, fiumi di ubriachi che rischiano di annegare, il mal gusto architettonico, Sky, la notte delle lanterne, Lancia Y ingoiate da polipi giganti di cartapesta, la continua sorveglianza, l’enorme muro grigio e tutto il male che volete riversare sulla Darsena, troviamo qualcosa di significativo?
Mi ha stupito la recente riapertura della vecchia edicola Radetzkycollocata su Viale Gorizia, che risulterà sicuramente invisibile tra un banner pubblicitario e un maxischermo a led. È stata affidata attraverso un bando pubblico dal Comune di Milano e dal Consiglio di Zona 6 a Città Ideale, che con la collaborazione di Dimora Artica si propone di salvarci dai pittori del Naviglio Grande e le loro botteghe da artista della domenica. I soggetti coinvolti si trovano ormai in prima linea nella programmazione artistica e culturale milanese. La galleria Dimora Artica con la curatela diAndra Lacarpia e la sua programmazione che va oltre i soliti noti dell’ambiente milanese e Città Ideale che con la mostra Base alla Stecca 2.0 e Progetto Città Ideale alla Fabbrica del Vapore ha portato e porta avanti una riflessione sul ruolo dell’artista all’interno dello spazio urbano, della collettività. Edicola Radetzky rivela apertamente il suo interno proiettandosi sulla strada. È stata riaperta il 25 Ottobre dopo anni di abbandono, con una sorta di restauro partecipato alla luce del giorno, che si trasforma in un happening a cielo aperto. Potete trovare nel weekend artisti armati di attrezzi da restauro e concentrati sul loro piccolo gioiello che per tantissimi anni ha smesso di vendere quotidiani. Verrà trasformata in una piccola galleria e centro culturale dedicato all’arte contemporanea nel cuore della città gentrificata. Piccoli gesti che fanno sperare e ricordare che basta davvero poco per prendersi cura dell’habitat urbano in cui tutti i giorni ci muoviamo. Non è necessario per forza violentarla a suon di grandi gesti autoritari. Speriamo ci facciano perdere di vista i processi che stanno sempre più colpendo Milano, la svendita della città e dei suoi spazi pubblici, per avere in cambio qualche panchina e un po’ d’acqua. (Luca Marullo, da Zero, 25 ottobre 2015).
L’Edicola vista da Roberto Rup Paolini |