Scrivere lungo-lungo

Prehistoric paper money.

Faccio qualche ragionamento da autore, a voce alta (magari a qualcuno interessa).
Dunque negli ultimi mesi, forse già lo sapete, mi sono dedicato a due romanzi di imminente uscita (anzi, Gladiatori contro Kaiju è uscito pochissimi giorni fa).
Si tratta di un romanzo breve (35.000 parole circa) e di uno “medio” (55.000 parole circa). In entrambe i casi lo sforzo produttivo si è rivelato notevole, vuoi per fattori di tempo, vuoi per l’impegno mentale dovuto al dover rimanere su una singola storia per molte settimane. Quando scrivo novelette o racconti avviene l’esatto contrario: do il massimo su una storia, ma per 10-20 giorni al massimo, salvo poi passare ad altro. Il che non vuol dire che impegno meno, bensì che mi impegno in un lasso temporale diverso.
Ma non pochi dei miei lettori mi volevano alla prova su qualcosa di più lungo e io li ho voluti accontentare.
E adesso?

Innanzitutto vorrei anche far presente che l’investimento economico (soprattutto per l’editing) di un romanzo è giustamente assai maggiore rispetto a quello fatto per un racconto o per una novelette.
Si impone quindi la necessità di rientrare quantomeno nelle spese, perché nessun autore è talmente folle da voler scrivere per mesi e perderci pure dei soldi.
A questa faccenda si riconduce la questione del prezzo di copertina.
Per farla breve ritengo disonesto vendere romanzi a 0,99 euro – a eccezion fatta per i periodi promozionali.
Novantanove centesimi è un prezzo ottimale per i racconti, ma svilisce il gran lavoro che sta dietro la pubblicazione di un romanzo.

Viceversa, in Italia c’è una palese diffidenza a comprare ebook che costano più di 3 euro. Fanno eccezione quelli pubblicati dai grandi gruppi editoriali, anche se non sempre la casa editrice di grido è una garanzia di qualità del prodotto. Anzi…
Se vendere un ebook a 9 euro è truffaldino, svendere un romanzo a prezzi eccessivamente bassi è controproducente. Non solo: gli esperti dicono che è anche un implicita svalutazione che l’autore fa del proprio prodotto. Come a dire che, sapendo di non poter far leva sul proprio nome o su uno zoccolo duro di lettori, preferisce ribassarsi all’estremo, sperando di far leva sul cosiddetto “effetto offerta speciale”.

3 euro

Ok, allora ragioniamo su questo fatidico prezzo: 3 euro (che poi in realtà è un 2,99).
È poco? È troppo? È giusto?
Ovviamente siamo nel campo delle valutazioni soggettive.
Contando che in questi anni ho conosciuto gente che ritiene “troppo” anche un solo euro di prezzo per un ebook o un MP3, non mi stupisco più di nulla.
A questo punto ritengo che un autore debba cercare di instaurare un rapporto quanto più soddisfacente coi suoi lettori più affezionati, e non cercare unicamente chi bazzica le classifiche di Amazon in cerca delle sole offerte speciali.
Siamo al solito discorso del crearsi una propria nicchia, una propria tribù, nutrendo un minimo di fiducia in ciò che si fa.

Concludo con la fatidica domanda: quanto lo vendereste voi (se foste autori – e magari lo siete!) un romanzo in formato ebook?

dragon treasure


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