Tutto parla di te. Alina Marazzi da figlia a madre.
Grandi occhi di giovani mamme, parole di sottofondo che raccontano storie e sensazioni, altre rotte dal pianto, sorrisi, vecchie fotografie o logore pellicole di filmini amatoriali che riprendono belle madri d’altri tempi, o eleganti bambine ben agghindate. Questo è lo sguardo di Alina Marazzi che in Tutto parla di te sviluppa un tema con il suo imprescindibile stile, ma attraverso un punto di vista nuovo: quello di madre. La maternità è un evento meraviglioso, ma non è semplice, e questa pellicola lo racconta attraverso la sentita e reale testimonianza di volti diversi, tutti vivi, interessanti, a tratti sofferenti, in altri sereni. Non è facile essere madre, ma non è certo un handicap, come sostiene Pauline, una delle due protagoniste del film, interpretata dall’intensa Charlotte Rampling, che torna nella sua città natale, Torino, per terminare degli studi comportamentali e di pensiero sulle giovani madri e lo shock della responsabilità dell’avere un figlio. Pauline si prende a cuore una donna in particolare, Emma (Elena Radonicich), un’ ex ballerina che non si perdona per aver dato alla luce Matteo, suo figlio di pochi mesi, che la fa stare cosi male, e che non la fa sentire più lei. Emma non riesce più ad essere donna in prima persona, e ha paura di non farcela.
La Marazzi debutta ufficialmente nelle sale cinematografiche dopo le opere che l’hanno resa nota a quel pubblico sofisticato e un po’ poetico che l’ha portata fin qui. Dopo Un’ora sola ti vorrei (2002) e Vogliamo anche le rose (2007), la regista racconta ancora un mondo visto da una donna. Uno sguardo profondamente femminile, non per scelta ma quasi per oggettività. In un’intervista dichiara che “la maternità sembra essere solo un affare di donne”, e in tanti casi lo è, ma non dovrebbe esserlo. Il messaggio del film è chiaro: essere madri è un dono, essere da sole per sostenerlo è dura. Nel film infatti le due donne si cercano e, alla fine, si rifugiano l’una nell’altra per aiutarsi e apprezzare quella nuova vita. Un approfondito e poetico studio su donne che hanno paura che accada qualcosa al proprio figlio; madri che si sentono, appunto, sole, che non vogliono essere giudicate, che si sentono sbagliate … insomma, voci narrate tra realtà e poetica finzione, con quel tocco quasi da video d’artista che la Marazzi riunisce in una pellicola dal messaggio chiaro e deciso, tra ricordi del passato, inserti animati (una casa di bambola con inquietanti personaggi, una madre, un padre e due figli, una famiglia perfetta fatta di pupazzetti in stile Natalie Djurberg) e molta umanità, tra donne. (da Mymovies, martedi 16 aprile | il Film è stato realizzato anche con la consulenza di Panda Onlus, l’Associazione a sostegno della maternità).