Impressionisti, Capolavori dalla Fondazione Clark | Valentina Fenu

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IMPRESSIONISTI. CAPOLAVORI DALLA COLLEZIONE CLARK.

di Valentina Fenu

 

A Milano, Palazzo Reale si veste di emozioni, sensazioni, percezioni. Il giorno 2 Marzo, i battenti si aprono all' Impressionismo, attraverso la mostra "Impressionisti. Capolavori dalla collezione Clark", curata da Richard Rach e che raccoglie, fino al 19 Giugno, 73 splendidi capolavori dei maggiori esponenti della seconda metà dell'Ottocento francese, quali Degas, Monet, Manet, Toulouse-Lautrec, Corot, Morisot, Pissarro e Renoir.

Il percorso espositivo, dopo un breve excursus cronologico correlato dalle immagini fondamentali, che ci permette di collocare l'Impressionismo in una posizione di distacco e quasi di "ribellione" dal passato romantico e realista, si sviluppa in dieci sale diverse, ognuna pregna di momenti e innovazioni differenti: Impressione, Luce, Natura, Citta' e campagna, Mare, Viaggi, Societa', Corpo, Volti e Piaceri.

"Impressione" termine coniato casualmente da Monet nel 1869 presso uno studio fotografico, è anche il primo passo che conduce nel mondo dell'esposizione. Ecco che qui entriamo in contatto con la tecnica a pennellate decise e veloci, la poesia densa di emozioni e interpretazioni e lo stile non più realista e fedelmente riproduttivo bensì altamente interpretativo, dei paesaggi di Monet, Sisley e Pissarro e delle composizioni floreali di Manet, Morisot e Renoir.
Questo ingresso, ci riconduce ad atmosfere di transito tra una società prettamente rurale e la sua nuova trasformazione in industriale. A tale livello, anche le sensazioni degli artisti si incarnano in questi sconvolgimenti, evocando un tipo di pittura in continuo movimento, fluente, innovativa; c'è un distacco completo dal Realismo e dal Romanticismo a favore di uno sconquassamento a livello emotivo, quasi come se attraverso i paesaggi si volesse creare una sorta di empatia con il fruitore, per suscitarne, appunto, impressioni personalissime.

La seconda sala, ci proietta in una delle caratteristiche principali dell'Impressionismo: la "Luce", sostrato fondamentale per la pittura di ogni tipo di soggetto, partendo dai paesaggi rurali, dove la prospettiva en plein air sottolinea un tipo di luce carezzevole, che si impossessa quasi della natura in un abbraccio dove persino a livello cromatico tutto pare essere caldo e avvolgente, come nel "Tramonto" di Renoir, dove un sole vero, quasi carnale eppure sublime, come un amante si insidia in alto, ama l'aere e ne avvolge in focosi abbracci le membra; un tramonto che non è la fine di un giorno, ma il momento di totale abbandono tra cielo e terra e cose e respirii, fino a giungere agli scorci della città impressionista per eccellenza, Parigi.

Proseguendo, incontriamo in ordine "Natura", "Mare" e "Città e campagna"; nelle tre sale, si respira l'atmosfera en plein air tipica dell'Impressionismo. Grandi scorci di purezza, dove l'incontaminato regna e l'industrializzazione è ancora una presenza minuscola, una forza minore che sembra cercare di insinuarsi ma nulla può davanti alla magnificenza delle pennellate rapide e incisive dell' erba, dei campi di fiori colorati, della vita rurale.
Nella "Natura", ci immergiamo in ambienti spaziosi e delicati, paesaggi intrisi di emozioni eppure dediti alla perfezione di forma.
E' in questa sezione che, dall'inizio del percorso, incontriamo per la prima volta l'opera di Corot, definito "pére"(padre) dell'Impressionismo, non quanto per essere iniziatore del movimento (che abbiamo già detto essere Monet), quanto per averne per primo gettato le basi delle linee principali.
La sala "Mare" ci offre splendidi scorci marini, particolarmente efficace quello di Jongkind che propone un particolare taglio dell'immagine, in quanto il mare appare da dietro due verdi cespugli rigogliosi e in lontananza, quasi a volerne sottolineare l'estraneità al momento, si erige una fabbrica.
E proprio da quest'opera, Monet si ispirerà per le sue ricerche illustrative sugli scorci della Normandia.
Infine, l'ultima delle tre sezioni dedicate ai paesaggi, "Città e campagna", ci dona una stupefacente prospettiva del rapporto tra l'ancora immacolata vita rurale e la frenetica vita parigina, quasi fossero in stretto contatto e dialogo.
La scelta cromatica è la medesima, quasi a voler riportare la gentilezza delle campagne anche in città. L'utilizzo della luce enfatizza i momenti agricoli e quelli urbani in maniera forte. I dipinti rurali, presentano la tecnica della pennellata marcata tipica, incentrandosi particolarmente sull'ambiente e poco sui personaggi, che nel più dei casi sono piccoli soggetti in penombra, permettendo così la focalizzazione sul moto fluente del vento sui campi, sulle estensioni di fiori, sui selciati.
Potremmo quasi definirlo una sorta di raccolta della memoria rurale, come se non se ne volesse perdere nemmeno un dettaglio poichè la fase dell'industrializzazione è così incalzante che pare esserci coscienza che quelle grandi estensioni incolte presto spariranno.
Per quanto riguarda i dipinti urbani, la fantastica sorpresa è trovare la raffinatezza di Boldini nel suo "Attraversando la strada", nel quale si ferma un momento spontaneo cittadino di una donna che attraversa una strada parigina. Colpisce la perfezione del volto della donna, quasi dipinto con precisione fotografica (e allo stesso modo, il cammeo del Boldini stesso a bordo di un'auto), contrastante con la leggiadria e la morbidezza del drappeggio della gonna, e il tratto veloce e breve dell'ambiente intorno. Un'opera che esprime libertà, e che potremmo definire "modaiola", in netto contrasto con la ridondante raffigurazione della vita nei campi.

 

 

La successiva sezione raccoglie i "Viaggi", ove possiamo riconoscere l'interesse sia per la classicità italiana che per il mistero orientale.
Esempio della forza della cultura volta al classicismo italiano, è le "Bagnanti delle Isole Borromee" di Corot, dove si evoca la natura in modo sensibile e quasi etereo, pur non perdendone di vista la realtà e utilizzando sapientemente una luce fioca ed incisiva, volta a sublimare la scena e a creare un vortice di impressioni e sentimenti che si protendono oltre il mero realismo del dipinto. Anche dal punto di vista tecnico, le pennellate risultano ben marcate, ma dal tratto leggero, quasi a voler cogliere la voluttà sia delle foglie degli alberi in primo piano, che dell'acqua, che ancora delle dolci bagnanti ad essa protese.
Splendido esempio di orientalismo è invece "L'incantatore di serpenti" di Gèrome, che rappresenta in modo talmente preciso e pulito nella linea la scena, da sembrare una fotografia. L'utilizzo del blu cobalto per lo sfondo è fondamentale, in quanto rievoca in modo incisivo le atmosfere degli hammam orientali.

Di seguito, incontriamo la parte dedicata alla "Società", che ci suggerisce gli interessi più variegati ad ogni ambito sociale, dal più elevato e facoltoso, come le stupende dame di Boldini, tanto eleganti e perfette nella loro presenza, quasi da evocare il fervore ordinato e intrigante dei boudoir femminili ricchi di vanità e cura del superificiale, al più semplice seppur dettagliato e dipinto in modo leggero, quasi a volerne sottolineare la mestezza e la sensibilità come ne "Louise Harduin", la giovane viaggiatrice di Corot, passando per figure poco morali come ad esempio "Attesa dei clienti" di Toulouse-Lautrec, dove una prostituta con aria lasciva eppur intrigante, si dedica ad aspettare i clienti nella sua impalpabile fascinosità.
Di grande effetto è ancora il consueto orientalismo di Gérome che ne "La tratta degli schiavi", che come nel precedente "Incantatore di serpenti", da forma ad un impressionismo quasi scientifico, volto soprattutto alla fisicità perfetta dei corpi e dei volti. Una precisione data dal connubio tra pennellata breve e sottile e colori brillanti, quasi ad effetto vernice.

E proprio concatenata e sequenziale all'attenzione per i corpi della Società, ecco presentati i "Volti", contenenti un background veramente importante.
Ciascun viso lascia trapelare una sorta di anima, un storia segnata in ogni incavo della pelle ed in ogni bagliore dello sguardo o contrazione delle labbra.
I colori sono naturali, così come il tratto asseconda le curvature dei profili.
L'attenzione viene tutta focalizzata non tanto sulla perfezione di forma o sulla completa riproduzione realistica, bensì sull'emozione ed il pathos che i volti riescono a trasmettere. Ecco quindi che si passa dagli autoritratti di Renoir e Dègas fino a ritratti di terze persone in posa, come ad esempio "La ragazza che lavora all'uncinetto"di Renoir o la "Carmen" di Toulouse-Lautrec.

Infine, l'ultima sezione è dedicata ai "Piaceri", che si legano alla poesia, all'arte, all'estetica e all'armonia.
Piaceri intesi sia a livello emozionale che ad interesse di forma.
L'atmosfera che si respira è rosea e leggera, il tutto pare avvolto in una soffice nube rosa che permette l'evasione da tutto quello che può essere la quotidianità sia essa rurale o cittadina, la canonicità dell'esistenza e la semplicità.
C'è una ricerca alla spensieratezza, sempre senza mai tralasciare l'eleganza e la compostezza; ecco allora spiaccare tra il gioioso "Cagnolino" di Bonnard e le "Fanciulle con i fiori" diTissot e Renoir, le splendide "Ballerine dell'Opéra" di Dégas, gentili e morbide nei loro tutù dipinti con una leggerezza rara ed una scelta cromatica di toni velati e confettati che propongono da un lato sicuramente il senso della severità della disciplina del ballo ma dall'altro, e forse con forza maggiore, la morbidezza della musica che con i suoi battiti lambisce i dolci visi delle ballerini e i loro costumi.

A completare il percorso pittorico, un breve documentario sulla vita di Monet e alcuni filmati inerenti la vita vivace e innovativa di Parigi negli anni impressionisti.

Una mostra senza dubbio interessante ed in un certo senso intima, volta a mostrare il lato emozionale della pittura impressionista.
Tutto è poesia, magia, sensazione, storia.
C'è una grande eterogeneità di modi, dalla perfezione quasi fotografica di Gérome al tratto veloce di Manet, dalla luce sofisticata di Manet alla cura modaiola di Boldini, eppure tutti questi grandi artisti riescono ad offrirci una forte introspezione volta all'anima delle loro opere.
Tutto è meditativo, ci canalizza verso una dimensione sensoriale e percettiva per la quale un paesaggio en plein air ci trasporta fin dove le impressioni e le nostre sensazioni vogliono arrivare.
I colori sono spesso brillanti, soprattutto nel sottolineare la vivacità frizzante dei campi fioriti e delle gradi aree naturali; le pennellate sono decise, veloci, quasi indicassero proprio il convulso trasporto dell'impressione del momento e la velocità nel voler cogliere quel preciso istante.
Da vedere, assolutamente.

 

INFO MOSTRA:

Impressionisti. Capolavori della Collezione Clark

quando: 2 marzo – 19 giugno 2011
dove: Palazzo Reale , Piazza Duomo, 12, 2012 Milano
tel: 02-87.56.72
Orari: Dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, sabato dalle 8 alle 13

 

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