CAOTICA MA NON TROPPO. INTELLIGENTE MOSTRA DI RUGGERO MAGGI A JESI (AN) FINO ALL'8 LUGLIO

Riceviamo e pubblichiamo. Recensione di Gabriele Bevilacqua.

CAOTICA, MA NON TROPPO

Interessante e intelligente mostra al Palazzo dei convegni, ideata e curata da Ruggero Maggi, con il coordinamento di Guglielmo Girolimini.  Le infinite variazioni del rapporto fra arte e geometria dei frattali.

 

Quando una mostra è intelligente, ben confezionata, secondo un ordine che tiene unite individualità artistiche diverse, il primo plauso è per il curatore. Quando poi le proposte sono ordinate secondo un denominatore comune, c'è un duplice effetto positivo: concentrare l'attenzione su un aspetto della realtà e documentare sulle sue diverse possibilità di figurazione.

La presente esposizione, aperta fino all'8 luglio, non solo si cimenta su un tema tutt'altro che scontato ("arte e scienza"), ma riesce a orchestrare la considerevole schiera di ben oltre trenta artisti, secondo un ritmo spaziale che mette il visitatore nella condizione di non sperdersi in un’abbuffata e un contubernio da fiera. Per questi motivi ritengo sempre più figura chiave dell'universo estetico, il curatore.

Un tema impegnativo, dunque; di fatto centrato intorno al concetto di causalità. Come rendere visivamente il modello della complessità della scienza contemporanea, evocato nella geometria frattale del matematico Mandelbrot? Come evocare il celebre "effetto farfalla" di E. N. Lorenz, già divulgato cinematograficamente nel film Jurassic Park? Venuta meno l’ingenua visione deterministica e meccanicistica di causa/effetto (con tanto di influsso anche nelle scienze umane), il curatore ci propone come alternativa un'arte che si misura con l’"infinito mosaico frattale della vita", dove l'artista stesso e "un frattale vivente" (S. Condé). L'artista diviene uno dei momenti vivi di quella rete modulare che la nostra vita, in cui un singolo passaggio può comportare con effetto una svolta imprevista. Ancora una volta lo spunto è stato per primo vagliato cinematograficamente dall'esordiente Peter Howitt, nel celebre Sliding Doors (1998). Ciò naturalmente interessa anche la fede: una porta improvvisa si apre, magari sotto forma di appello e la nostra vita prende una direzione nuova, inedita – comunque escatologica.

Quest’aspetto ‘religioso’ non è secondario se con il termine intendiamo l'attitudine a uno sguardo che tiene unita la realtà e al tempo stesso la tiene aperta al Mistero che irrompe. Il fenomeno del salto imprevisto è quello di Maria evocato nel video di Francesca Lolli: un’unica inquadratura, un ventre gonfio di donna e una voce fuori campo che recita i noti passi del Vangelo di Matteo, di Luca e del Protovangelo di Giacomo, rispettivamente in ebraico, in persiano e in italiano.

Non meno interessanti le altre opere, in particolare quelle che possiedono una forza propria da spingere chi le guarda a una visione totale che anticipa scenari futuri. Segnalo qui le formiche di Maggi, le cui traiettorie rimandano all'ordine caotico dell'infinitamente piccolo, che, forse, però è destinato a durare dopo la presente catastrofe ambientale. Girolimini interpreta il caotico nella forma di un bel libro-flusso d’immagini realizzate dal libero intrecciarsi di linee, un giovane che salta e come chiusa, un eloquente punto interrogativo. In Filomena Longo le pagine diventano sottili fogli in acetato che ripetono un profilo di donna in silhouette, quasi a ricordarci il caotico delle possibilità dell’identità contemporanea. Evocazione invece dell'identità come codice genetico nell'intelligente opera di Marica Albertario: sottili filamenti biologici che mi ricordano l'opera del milanese Loris Cecchini e che ricollego ai multipli di una vita artificiale di Gloria Persiani, un'interiorità organica già oggetto di studio con i suoi cristalli del grande artista cinese Chen Zhen.

Una seconda modalità di interrogarsi è quella che ruota intorno al concetto di aleatorio. Diana Danelli assume nel suo video (qui presente con nove still) il concetto espresso matematicamente attraverso la caduta di petali fino ad arrivare però al numero aureo (1,6180339887…): come dire, solo attraverso l'aleatorio è possibile leggere un ordine convergente di una realtà mobile come la caduta di un petalo. O come nel volo irregolare di un aquilone, qui evocato dall'ottimo artista marchigiano Marcello Diotallevi. O nella libera ri-salita di una rete, resa per mimesi proprio attraverso una rete ingessata da Angelo Accadia.

Una pura adesione dal punto di vista di una critica intuitiva come la presente, suscitano invece le opere di Roberto Testori, con le sue schede perforate che rimandano a una virtuale e fallimentare capacità di programmazione. Altrettanto dicasi della bella soluzione propostaci da Micaela Tornaghi, un'opera che merita di essere vista più che descritta.

Termino la mia opinabile segnalazione, con l'opera di Jeannette Rütsche, vero manifesto programmatico e visuale della geometria frazionaria, realizzato tramite stampa fotografica su tela pittorica. Anche qui un'opera che merita di essere vista più che descritta. Al pari del grande ovulo/grembo, reso con acribia da Rosaspina Canusburi. Altre segnalazioni meriterebbero le opere qui non citate per motivi di spazio. Si potrà colmare la lacuna visitando la mostra. A Ruggero Maggi rinnoviamo la nostra stima e riconoscenza, la stessa che gli è stata tributata, durante la scorsa Biennale di Venezia, per il suo coraggioso padiglione Tibet, naturalmente osteggiato dal celeste impero.

 

Gabriele Bevilacqua

 

 

 

GABRIELE BEVILACQUA

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