Giovedì 30 Luglio l’artista Kathryn Fink aveva allestito la sua mostra The dress, fra le sale dello HB Sound & Light a Grand Forks (North Dakota, U.S.A.). All’inizio lei invitò più persone (diverse per cultura ed estrazione sociale) a raccontare “qualcosa di se stessi”, garantendo loro l’anonimato. In seguito Kathryn Fink girò un cortometraggio, incentrato sulla presenza d’un abito. Grazie a questo, l’artista sarebbe stata in grado di reinterpretare ogni “storia di vita”, fra i vari intervistati. In via più “impegnata”, l’abito avrebbe dovuto sanare l’anonimato per il dolore, la morte, la discriminazione razziale, la violenza sessuale ecc… La mostra finale sarebbe stata da percepirsi nel “rattoppamento empatico” fra la finzione del cortometraggio e la verità del ricordo indelebile. Gli abiti permettono la protezione dalla nudità. Quelli di Kathryn Fink però sarebbero stati “sanati”, mediante la sua performance d’arte. Virtualmente lei ha “rattoppato” ogni “silenzio” degli intervistati (per il loro anonimato). La performance d’arte qui fornisce una reinterpretazione sui drammi della vita. Noi percepiremo che i ricordi vadano “ricuciti”, contro “l’anonimato” dell’indifferenza. C’è il noto proverbio per cui l’abito non fa il monaco. Kathryn Fink invita a reinterpretare la “mera apparenza” delle persone, che spesso tacciono sui loro “problemi” di vita (per timidezza, vergogna, indecisione ecc…). Una solidarietà sociale avrà per sua metafora l’abito da rattoppare. Ciò vale anche per i “problemi” di vita fortunatamente non violenti (ad esempio: passando dall’infanzia alla maturità, oppure rispettando “l’obbligo” del lavoro). L’empatia può essere percepita nella “toppa” fra la finzione d’una compartecipazione e la realtà d’un distanziamento. Quante volte noi “rinfacciamo” ai più “sfortunati” d’aver magari meritato un insuccesso (per esempio, dall’ingenuità d’una presunzione)? Al massimo, si giustificherà la negatività del compatimento. L’arte di Kathryn Fink invece ha una “genuinità” sociale! L’empatia fra le persone è “finta”, nella misura in cui i loro corpi non si toccano materialmente. Kathryn Fink quasi “ricucirebbe” tale relazione. Dunque l’abito farà il monaco, e contro ogni soggettivismo (promuovendo la solidarietà sociale). L’artista raccoglie i ricordi indelebili di qualcuno, i quali poi letteralmente “toccheranno” pure a lei. Non c’è la “falsa ingenuità” del compatimento, mettendo “a nudo” se stessi sulla “toppa” del reciproco aiuto.
Nel video dal titolo The dress: Woods compare una scure. L’artista dunque ha scelto di “toccare” i “tagli” della vita. Abbandonato sul tronco, un abito lilla diviene quasi “imbalsamato”. La scure si percepisce in modo violento, abbattendosi virtualmente “sull’infiorescenza” della vita. Il lilla è un tono comunque “da ragazzina”. I fiori fungono da “toppe” per “l’empatia” della pianta col nostro “naso” (complice la profumazione). Nel video che si chiama The dress: Size compare un manichino, avente fra il torace e l’addome tre contatori. Qualcosa in cui si possa variare la “pressione” del peso, forse. Nel mondo della moda, purtroppo certe agenzie impongono alle indossatrici il dimagrimento, rischiando di comprometterne la salute… Nel video di Kathryn Fink, ci pare che il manichino debba “faticosamente” restringersi. Il dettaglio del contatore potrebbe confermare la percezione della “toppa” che “tocchi” a se stessa, sotto “l’empatia” con qualcun altro. C’è la mano che “cuce” la “giusta combinazione” delle varie taglie! Il contatore ovviamente avvia “un rintocco” fra i “denti a giuntura” del manichino. Questo alla fine si farà “rattoppare”, dal restringimento. Ma quanto i varchi di luce potranno scomparire? L’empatia fra il video di Kathryn Fink e l’artefatto del manichino tiene simbolicamente i tagli della vita in generale. Per il filosofo Carlo Michelstaedter, come ogni peso punta sempre a superarsi, così l’uomo esiste annullando la forza del suo corpo. La “taglia” conclusiva ovviamente diviene quella della morte. Nel video denominato The dress: White coat, noi assistiamo alla cucitura di più bottoni. Torna la “toppa ai rintocchi” del contatore. Conosciamo infatti la tipica “ansia” per il matrimonio… Kathryn Fink mostra un vestito completamente bianco. A molti, “l’empatia” degli invitati alle nozze quasi infastidisce! Certo nel vestito da sposa la cucitura d’un “misero” bottone deve accontentare tutti… Esso sarà “scandito” sotto “l’empatia” degli invitati alle nozze. Kathryn Fink in fondo esibisce pure il video chiamato The dress: Wedding. All’inizio, la sposa ci pare molto esitante. Lei fatica ad allacciarsi l’abito sulla schiena, e poi ad annodarsi i capelli. Kathryn Fink sceglie di struccarsi, con una mano che letteralmente “topperebbe” ogni sex-appeal. Lei giungerà a tagliare lo strascico… Qualcosa che “ammutolisca” il ricordo indelebile per eccellenza: quello per il proprio matrimonio. Quanto sarà “pesante” per una sposa “lo strascico” d’aver sopravvalutato umanamente il futuro marito? Bisogna spingere le donne a denunciare ogni forma di violenza, subita in famiglia. Kathryn Fink taglia lo strascico, ovvero quell’elemento simbolicamente volto a “rattoppare” tutta la cerimonia nuziale (mediante la percezione empatica del corteo).
Per lo psicanalista John Carl Flugel, l’abbigliamento è una sorta di nevrosi. Questo nel contempo nasconde e mostra i corpi. John Carl Flugel immagina che l’abito arrossisca, quasi per pudicizia! Una nevrosi accadrà sempre in via immediata, però mascherandosi a malapena. Certo la nostra cultura vieta il nudismo, nella vita pubblica. Paradossalmente alla fine noi ci vestiremo pure per attrarre il nostro partner, con l’eleganza. Qualcosa di nevrotico, per John Carl Flugel…
Consideriamo il video di Kathryn Fink dal titolo The dress: Child. Esteticamente, esso pare incentrato sulla perdita dei petali. Soprattutto nei bambini noi possiamo immaginare che il vestito “arrossisca”, e quasi per la sua pudicizia. La caduta dei petali dall’albero si percepisce facendo “crepare” il suolo, ma entro la “ricucitura” del ciclo stagionale. Per i bambini, la vita si concede sempre “un’altra Primavera”. I petali si raffigurerebbero nel loro “rintocco”, tramite il caratteristico gioco del m’ama o non m’ama. Nell’immaturità adolescenziale, sarà facile “toppare” per la propria timidezza, “arrossendo” innanzi ai primi innamoramenti. Quante ragazzine oggi in via romantica accetteranno anche solo una rosa, dal corteggiatore più maldestro?
Noi possiamo immaginare che nell’abbigliamento esistano l’asse sintagmatico e l’asse paradigmatico. Il primo detta le regole per comporre i vari vestiti. Una camicia ed una gonna per esempio s’indosseranno sempre rispettivamente nel busto e fra le gambe. Invece, l’asse paradigmatico ci permetterà d’alternare la qualità di ciascun capo. Così, noi possiamo indossare una camicia blu o verde, una gonna lunga o corta ecc…
C’è in aggiunta il video di Kathryn Fink chiamato The dress: Baptism. L’acqua avrà la possibilità di comporre l’abbigliamento? Il piatto puramente bianco si percepirebbe dentro una sorta di “grembo sintagmatico”. Pare che l’abito si faccia “battezzare”. Il “sintagma” delle sue pieghe sarà stato originato da un vero e proprio segno della croce. Naturalmente per i cristiani l’acqua del battesimo “seppellisce” il paganesimo. Il segno della croce si fa coi “rintocchi” della mano (fra la testa, il petto e le spalle). Kathryn Fink dunque ha esibito la “toppa del ventre” per l’abito che “risani” da ogni vergogna, imbarazzo od indecisione, “immergendosi” nella solidarietà altrui.
Recensione d’estetica alla mostra di Kathryn Fink dal titolo The dress, allestita il 30 Luglio fra le sale dello HB Sound & Light a Grand Forks (North Dakota, U.S.A.)
THE "PATCH" OF A VIDEO BETWEEN THE "TOLLS" OF AN ARTEFACT
(Translation in English language)
Thursday 30 July artist Kathryn Fink installed her exhibition The dress, inside the rooms of HB Sound & Light in Grand Forks (North Dakota, U.S.A.). At the beginning she invited some people (different for culture and class origins) to tell “something about themselves”, promising to them the anonymity. Then Kathryn Fink shot a short film, based on the presence of a dress. Through this element, artist would have been able to reinterpret every “life story”, between the various interviewees. In a way more “socially active”, the dress would have cured the anonymity for the pain, the death, the racial discrimination, the sexual assault etc… The final exhibition would have been perceived in the “empathic patching” between the fiction of a short film and the truth of an indelible memory. The dresses allow a protection by the nakedness. Those of Kathryn Fink however would have been “cured”, through her performance art. Virtually she “patched” every “silence” of the interviewees (by their anonymity). The performance art here offers a new interpretation about the dramas of life. We will perceive that memories have to “be restitched”, against “the anonymity” of an indifference. There the famous proverb for which the cowl does not make the monk. Kathryn Fink invites to interpret the “mere appearance” of the people, who often omit about their life “problems” (for a shyness, a shame, an indecision etc…). A social solidarity will have as its metaphor the dress needy to be patched. That’s something which happens also for the life “problems” fortunately without a violence (for example: passing from the childhood to the maturity, or respecting “the duty” of a work). An empathy can be perceived in a “patch” between the fiction of a sharing and the reality of a distancing. How many times can we reprimand the most “unlucky” people to be maybe worth for their failure (for example, from the gullibility in a presumption)? At most, we will justify the negativity for a compassion. Instead the art of Kathryn Fink has a social “genuineness”! An empathy between the people is “fake”, if their bodies can not touch materially each other. Kathryn Fink almost “would restitch” the same relationship. So the cowl will make the monk, and against every subjectivism (promoting a social solidarity). The artist collects the indelible memories of someone, and those then literally “will be the turn” also of her. There’s not the “false innocence” of a compassion, if we “bare” ourselves on the “patch” of a mutual help.
In the video called The dress: Woods, an ax appears. So the artist decided to “touch” the “cuts” of a life. A lilac dress, abandoned on a log, becomes almost “embalmed”. The ax is perceived in a violent way, falling virtually against the “bloom” of life. The lilac is a colour however “dear to the little girls”. The flowers function as “patches” for the “empathy” of a plant with our “nose” (complicit the fragrance). In the video called The dress: Size, a mannequin appears, having three counters between the chest and the abdomen. Something where we can vary the “pressure” for the weight, maybe. In the world of fashion, unfortunately some agencies force the models to lose weight, jeopardizing their health… In the video of Kathryn Fink, it seems that the mannequin with difficulty has to narrow down itself. The detail of a counter could prove the perception of a “patch” which “is the turn of itself”, under the “empathy” with someone else. There’s the hand that “sews” a “right combination” of the different sizes! The counter of course starts “a toll” between the “teeth in a junction” of the mannequin. This one finally will be “patched”, by a shrinkage. Anyway how much can the light breaks disappear? The empathy between the video of Kathryn Fink and the artefact in a mannequin symbolically maintains the cuts of a life in general. According to philosopher Carlo Michelstaedter, as every weight aims always for the overtaking of itself, so the man exists cancelling the energy in his body. The final “size” of course becomes a metaphor for the death. In the video called The dress: White coat, we are present at the seam of some buttons. The “patch at the tolls” of a counter comes back. In fact we know the typical “anxiety” for a wedding… Kathryn Fink shows a dress completely white. Many of us are almost daunted by the “empathy” of the invites at a wedding! Certainly in a wedding dress the seam of a “meager” button has to satisfy everyone… This one will be “scanned” under the “empathy” of the invites at a wedding. Kathryn Fink fundamentally shows also the video called The dress: Wedding. At the beginning, the bride seems to us very hesitant. She is struggling to tie the dress on the back, and then to knot the hair. Kathryn Fink decides to remove her make-up, by a hand which literally “would patch” every sex-appeal. She will arrive to cut the train… Something that “shushes” the indelible memory par excellence: in the case of own wedding. How much will be “heavy” for a bride the “train” for a human overestimation about the future husband? We need to persuade women to denounce every form of violence, suffered inside a family. Kathryn Fink cuts the train, so the same element symbolically able to “patch” all the wedding (through an empathic perception of the procession).
According to psychoanalyst John Carl Flugel, the clothing would be a sort of neurosis. Something that in the same time hides and shows the bodies. John Carl Flugel imagines that the dress blushes, almost for a shyness! A neurosis always happens immediately, but barely cloaking itself. Certainly, our culture forbids the nudism, in public life. Paradoxically, finally we will dress also to attract our partner, with the elegance. Something that according to John Carl Flugel becomes neurotic.
We consider the video of Kathryn Fink called The dress: Child. Aesthetically, it seems based on the falling petals. Principally in the kids we can imagine that the dress “blushes”, and almost by its stuffiness. The petals which fall from a tree are perceived leaving “a crack” on the ground, but inside the “restitching” of the cycle of seasons. For the kids, the life always allows itself “another Spring”. The petals would be configured in their “toll”, through the typical game of he loves me, he loves me not. In the immaturity of a teenager, “to patch” from own shyness will be common, “blushing” in front of the first falling in love. How many little girls today romantically will accept even only a rose, by the most clumsy admirer?
We can imagine that in the clothing exist the syntagmatic axis and the paradigmatic axis. The first element lays down the law to compose the different clothes. A shirt or a skirt for example will be dressed always respectively in the bust and between the legs. Instead, the paradigmatic axis will allow us to alternate the quality of the single item of clothing. So, we can wear a shirt blue or green, a skirt long or short etc…
There is in addition the video of Kathryn Fink called The dress: Baptism. Will a water have the possibility to compose the clothing? The plate completely white would be perceived inside a sort of “syntagmatic womb”. It seems that the dress is “baptized”. The “syntagma” of its folds would have been caused by a real sign of the cross. Of course according to Christianity the water of baptism “buries” the paganism. A sign of the cross is made by the “tolls” of the hand (between the head, the chest and the shoulders). So Kathryn Fink exposed the “patch in a womb” for the dress which “cures” every shame, embarrassment or indecision, “immersing” itself on the solidarity of others.