Laboratori di processi creativi per un linguaggio artistico condiviso.

LA DIVULGAZIONE DEL PROCESSO CREATIVO LABORATORIALE

"La nostra vita si definisce come una serie di esperimenti non definitivi che si spera dimostrino o confutino in modo definitivo la validità o meno dell'ipotesi. Gli artisti sono esseri inclini all'avventura e alla sperimentazione; e a tutti noi, uomini e donne, vecchi e giovani, è stato detto che la vita è un opera d'arte, e che darvi forma è dato/demandato ai singoli artisti, e tutti noi siamo pungolati e allettati ad assumerci i rischi che comporta, inevitabilmente, quest'arte". Zygmunt Bauman, "L'arte della vita".

Il luogo comune vuole che la divulgazione di una ricerca linguistico semantica di didattica dell’arte e la libera ricerca artistica siano due cose distinte, scisse e distanti tra loro, in realtà ragionare sui processi e sugli scambi linguistici in termini didattico processuali non vuole dire sottrarre tempo alla ricerca individuale, ma esercitare un lavoro complementare ad essa. In un laboratorio didattico e linguistico sull’arte è necessario sforzarsi di usare un linguaggio semplice, di adattare regole, forme e convenzioni alla vita di tutti i giorni, senza una educazione al riconoscimento e la decodifica del possibile gesto artistico nel contemporaneo, servono esempi visivi, gestuali e sociali per spiegare i processi linguistici della comunicazione artistica, riflettendo sugli stessi esempi presi dalla vita di tutti i giorni ci appare chiaro quello che forse non abbiamo capito a fondo, nello sforzo di comprendere l’universo iconico dello studente d’arte e della comunità laboratoriale spesso maturano e si sviluppano nuove idee.
Un miglioramento della divulgazione linguistica dell’arte e una sua maggiore diffusione contenutistica può avvenire solo se c’è una maggiore richiesta e disponibilità all’ascolto della visione (anche critica) da parte del pubblico.
Le scuole d’arte con i loro laboratori dovrebbero avere oggi la funzione di stimolare la curiosità, la voglia di capire i linguaggi dell’arte e del fare artistico, bisogna avere la voglia di capire, e oggi molti giovani cercano le risposte esclusivamente sul web e sui social network, che sta lentamente sostituendo la vecchia enciclopedia. Maggiore diffusione dell’arte e i suoi processi significa maggiore conoscenza prima della propria realtà e poi dell’altra realtà, maggiore capacità di convivere criticamente con la marea d’immagini che quotidianamente ci piove addosso da ogni parte del villaggio globale, liberarsi da idee e immagini preconcette, paure irrazionali e pregiudizi di ogni genere.
La grande diffusione di immagini elettroniche ha forse migliorato la diffusione dell’arte storicizzata ma non la capacità di comprenderne il processo o vagliarlo criticamente.
Le teorie, i processi e i prodotti artistici non sono eterni, nuove scoperte e cambiamenti sociali ci impongono di rivederle, non sono dogmi, quanto è cambiata l’arte con la fotografia? Quanto è cambiata l’arte con i social network?
La definizione di un linguaggio artistico passa come tutti i tipi di linguaggi dalla consapevolezza che non è una tragedia avere sbagliato, basta riconoscerlo e trovare la causa dell’errore, l’errore nel linguaggio iconico e simbolico è possibile coglierlo e discuterlo solo dopo la sua rappresentazione e la sua discussione.

 

Il pericolo del processo formativo che ingabbia la libertà d’espressione

Nell'antichità, fare l'artista era associato a rinunce e povertà, nulla che vedere con il successo mondano o pecuniario.
Con l'età moderna, nasce il mito eziologico del venire scoperti e individuati, artisti improvvisamente assurgevano a fama e ricchezza, oggi questo mito quanto ha a che fare con il reale linguaggio dell’arte contemporanea?

Quando è che un processo formativo e linguistico, didattico dell’arte rischia d’ingabbiare la libertà d’espressione? Quando il Maestro o il docente della disciplina artistica è un fondamentalista radicato nel proprio linguaggio. L’arte indaga la conoscenza attraverso la visione. La libertà e la consapevolezza passa anche per il libero scambio critico di diversi linguaggi dell’arte e delle immagini, al fine di accettare così anche chi la pensa in maniera diversa per creare traiettoria simboliche del comune. In un laboratorio artistico pubblico operano docenti e studenti di destra e sinistra, di famiglie di destra o di sinistra, un universo di atei, laici e credenti di diverse religioni, si entra in contatto con diverse visioni di arte e di vita, si può determinare attraverso una immagine una scelta critica oltre l’orizzonte famiglia,
concettualizzando una immagine si diventa esseri pensanti e indipendenti, si sviluppano gli anticorpi al plasma della privatizzazione e del classismo.
La responsabilità di chi in-segna in un laboratorio artistico e trasmette il senso dei segni sta nel fare capire che l’elaborazione di un linguaggio artistico e la sua ricerca passa dalla teoria Accademica al metodo sperimentale. La propria esperienza linguistica e cognitiva, la propria capacità di concettualizzazione di una immagine è la fonte dalla quale partire per riscontrare una teoria, il contrario nella ricerca e nella elaborazione di un linguaggio artistico non esiste.
Teoria ed esperimento sono le due gambe su cui cammina una ricerca e la determinazione critica e concettuale di un linguaggio artistico, l’esperienza del sapere tecnico e processuale e la trasmissione delle teorie consente di ricavare “l’applicazione” di una regola.
Il linguaggio dell’arte e le sue applicazioni è frutto di una ricerca applicata, questa è la tensione originaria dell’arte, non ci si chiede a cosa serva ma si cerca di capirla spinti dalla curiosità di capirla, questo dovrebbe essere un Maestro di laboratorio un osservatore e un concertatore nelle comunità della classe dell’ascolto della visione.
Il lavoro è quello di scoprire che le leggi che regolano l’arte arrivano a definire una scienza dell’applicazione tecnica e operativa dell’autodeterminazione e che proprio da questa strategia di ricerca applicata dell’arte e delle immagini derivano le innovazioni linguistiche che servono a restare competitivi sul mercato.
I processi dell’arte devono necessariamente basarsi su esperimenti ripetibili, la cui attendibilità e validità può essere verificata da qualsiasi altro ricercatore didattico dell’arte. Il fine dovrebbe essere quello di cercare e scoprire le leggi estetiche e etiche che determinano e regolano il proprio universo sociale, senza preconcetti iconici.
Il pericolo da affrontare qual è? Nell’epoca dei social network la comunicazione artistica passa da forza democratica di cambiamento a manipolazione ed esaltazione dei punti di vista, i social network quando non sono sostenuti da laboratori reali sembrano auto orientarsi verso una spinta all’orientamento verso la massificazione del gusto estetico privo di etica, se si abbandona alla libera gestione il World Wide Web ci si sta incatenando da soli a un approdo distorto al socio culturale.
Un laboratorio artistico reale in un social network dovrà sviluppare ed elaborare meglio forme di conoscenza, cultura e comunicazione, evitando l’empatia mimetica dello specchio o del riflesso, ma a capire meglio e orientarsi attraversole riflessioni di tutto e di tutti.
L’unica via possibile è la comunicazione che passa attraverso la conoscenza dei processi artistici, la cui determinazione passa dal dialogo franco e costruttivo e non per ambizioni personali attraverso spot auto promozionali.

Mimmo Di Caterino

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