Shirin Neshat: Lillith, donna dell'anima e del peccato | Leda Lunghi

Shirin Neshat

 

 

 

Shirin Neshat : Lillith, donna dell'anima e del peccato

di Leda Lunghi

 

 

Palazzo Reale da voce alla grande artista iraniano- americana : Shirin Neshat ,che con le sue opere di denuncia parla della fragilità della donna nella cultura islamica; le donne della Neshat sono donne intrappolate da un mondo, ma libere nelle mente e nell'anima. La Neshat presenta a Milano il suo ultimo lavoro Women without Men/ Donne Senza Uomini, un lavoro a cui l'artista si è dedicata dal 2004 al 2008. Premiata con l'omonimo film, con il leone d'argento alla 66a Mostra internazionale del cinema di Venezia , l'artista ha studiato un'opera site specific per la sala delle Cariatidi a Milano. Attraverso l'utilizzo di un lungo nastro, di quindici schermi distribuiti nello spazio della sala appaiono le cinque installazioni video, in cui sono raccontati cinque rarefatti e tormentati destini di donne totalmente differenti tra loro, ma pronte a lottare per la sopravvivenza e per la dignità di essere libere. L'opera è ispirata al romanzo della scrittrice iraniana Shahnush Parsipur, vietato in Iran.

In questa istallazione video , l'artista comunica attraverso le immagini immensamente poetiche e surreali, la lotta di queste donne, il dolore la lacerazione delle loro vite spezzate. Queste sono donne che vogliono esistere, con la loro femminilità e grazie alla volontà della loro mente, luogo che nessuno potrà mai imprigionare. Sono donne che non posseggono la libertà di essere tali, donne immensamente fragili, ma nonostante tutto affrontano le loro paure anche se questo dovesse portarle alla follia; donne che vivono nella penombra, poiché nessuno fa caso a loro, al loro essere, ma la paura non è penombra è buio e da essa cercano di ribellarsi, nei modi talvolta più atroci ed estremi.

Un lavoro armonioso onirico e surreale, fortemente poetico, ma al contempo molto duro, rivela l'antitesi femminile tra dolcezza e forza, caratteristica dell'animo della donna, il lavoro mantiene il realismo magico del libro, a cui la Neshat rimane fedele. Le cinque donne descritte hanno aspirazioni desideri differenti, ma un unico punto in comune essere donne .

Entrando nella Sala delle Cariatidi, si diviene partecipi dei loro destini, delle loro vite, ma sopratutto delle sofferenze. La sofferenza di Zarin esile figura senza colpa, giovane anoressica, con comportamenti autolesionistici, Zarin fugge dal bordello descritto crudelmente ,così come altrettanto atrocemente è descritto il momento in cui l'uomo che la sfrutta , abusa del suo giovane corpo. La Neshat descrive il suo volto , il suo sguardo sofferente e disgustato, i suoi gesti meccanici, divenuti automatismi; chiuderà gli occhi , per alienarsi nel suo dolore Zarin ed al momento della riapertura; l'uomo sarà privo di espressione. Da qui inizia la fuga , cercherà rifugio in un hammam per lavare le sue colpe inesistenti, dolori dell'anima, che prova ad estirparli dal corpo. Angosce interiori che non vogliono abbandonarla, torna per strada, tutti gli uomini non posseggono volto; lei giovane Lillith con l'anima segnata dalle laceranti ferite corre verso la porta della città ad affrontare l'ignoto così come fece Lillith simbolo dell'emancipazione sessuale della donna che prese in mano il proprio destino e si ribellò all'uomo.

Queste donne che viviamo in Women without Men sono donne che nella loro agonia nella loro follia, non cedono ad un regime maschile; Munis appare un angelo al momento del suo suicidio, desiderosa di cambiare il proprio paese, vola da un tetto e rinasce; a quel punto nella poesia della morte le è concesso, quello che il ruolo di donna le impediva di essere e lotta per il suo paese. La tragicità della morte si trasforma in espiazione/ redenzione, in fuga da quel ruolo a cui Munis non apparteneva; ora, rinata può lottare.

Mahdokht è un'Ofelia che galleggia tra le acque, il suo vestito candido, il suo corpo lievemente danneggiato, ma lei finalmente ha trovato la pace; in un giardino lontano dai tormenti, lei che aveva un solo desiderio ,disperdere il suo seme ed ora nella sua unione con la natura lo ha realizzato . Un' anima sensibile, come quella Shakespeariana , che al suo contrario nella natura non trova la morte ma la vita, non il tormento ma la pace. Proiettata su tre schermi la storia di Mahdokht, impetuoso il suo tormento, appaiono di continuo figure di bambini che si alternano all'immagine centrale della donna, tutto ciò crea uno stato di inquietudine , alterazione , follia, tuttociò a rappresentare Mahdockht la sua infantile paura della sessualità e al contempo la sua ossessione per la maternità; follia e ossessione, sentimenti che trovano nell'unione con la natura, la sua fuga.

Poesia e surrealismo, sono descritti in queste meravigliose anime fragili che lottano con la società e con se stesse che cercano riparo in un giardino lontano dal centro abitato, ma gli orrori se lacerano l'animo non rimangono all'esterno delle porte di questo riparo; i fantasmi inseguono la giovane Faezeh che vede tramutare il giardino in bosco oscuro, ma colei che appare in un velato chador è il suo Io e in un piano di giochi temporali,Faezeh incontrerà se stessa, in momenti di disperazione, cade anche lei nella totale follia, finché non sarà in grado di vedere la violenza, lo stupro che ha subito - momento crudo e doloroso del video - privandola della verginità da lei tanto difesa e del sogno di matrimonio.

Figura a se stante, nonché colei che acquista il giardino simbolo della libertà delle donne , è Farokh Legha, è una donna autonoma , forte, vedova quindi estranea alle lotte per l'emancipazione femminile ,cammina lungamente nel giardino con sguardo triste, ma vuole elevare la sua carriera di artista e ciò non può avvenire dal giardino, lo apre alla società: le donne hanno perso la loro utopia.

Queste sono le donne di Shirin Neshat donne comuni, Shirin Neshat riesce a raccontare coinvolgendo con preziosi simbolismi e leggiadra sensibilità tormenti di vite tortuose e dolorose, inconsci lacerati causati da una società che non considera la donna. L'unione nel giardino di queste cinque donne è l'unione di tutte le donne, donne che cercano riparo l'una nell'altra in una società che non permette di vivere.

E' un lavoro onirico, quello di Shirin Neshat, ma queste donne non possono sognare.

 

IMMAGINI:

 

DATI MOSTRA:

Shirin Neshat. «Women without Men/donne senza uomini».

Palazzo Reale. Sala delle Cariatidi. Piazza Duomo 12.

Tel. 02.54.917.

Ingresso: Euro 5.

Orari: lun. 14.30-19.30; da mar. a dom. 9.30–19.30; gio. e sab. 9.30–22.30.

Dal 28 gennaio (ore 18.30, a inviti) al 6 marzo.

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