Juan Eugenio Ochoa
Lirica Analitica (Serie) 2015
olio su tela, 100x70 cm
“Mi domando da dove vengano queste ombre colorate che ogni tanto accendono la mia mente, cosa mi spinge a tentare di dare forma e pienezza a ciò che a volte temo sia un puro fantasma.” (Claudio Olivieri)
Il pittore ritorna ad essere colto, si riappropria degli strumenti che gli competono, si attrezza di tecnica e intelletto per affermarsi sotto una nuova autonomia. Quella di Juan Eugenio Ochoa (Medellin, Colombia, 1983) è una ricerca per certi versi “anacronistica”, lontana dalle tendenze del contemporaneo, distante dalle ansie di visibilità e dagli ego-trips dei nostri tempi. Ad alimentare il percorso dell'artista colombiano con base a Milano è piuttosto una rinnovata attenzione per il fare pittorico, espressa attraverso l'elaborazione di dipinti su tela fedeli alle procedure tradizionali della pittura a olio.
Mettendo in risalto il carattere sfuggente dell'immagine, Ochoa crea opere in cui spazio astratto e forma umana convivono, l'uno necessario alla sussistenza dell'altro. Sezionate attraverso la sovrapposizione di tenui velature cromatiche, le immagini si palesano sul supporto come frammenti di memoria: è così che volti di donna ed elementi corporei vengono appena accennati sulla tela, registrati dall'artista per poi esser lasciati liberi di dissolversi in un'atmosfera sognante e rarefatta.
L'opera diventa in questo modo luogo di sintesi costruttivo, spazio lirico in cui la figura afferma il suo carattere mutevole, sospesa tra realtà oggettiva e ricordo. In questa interazione tra versante astratto e pulsioni figurative, l'artista diviene mediatore, poeta errante in cerca di una collocazione tra mondo immaginifico e mera realtà.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso