Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Marta Mancini.
Chi sei?
Sono nata nel 1981 a Roma, dove tuttora vivo. A casa mia si è sempre respirato un clima artistico, un mix di musica arte e letteratura. Credo che sia dovuto a questo se fin dall’infanzia mi sono orientata verso interessi e studi artistici, ho frequentato il liceo artistico e poi l’accademia di belle arti. Portando avanti in parallelo studi ed esperienze musicali, che ancora oggi hanno una grande influenza sul mio modo di lavorare.
Cosa fai?
Sono una pittrice. Nella mia pratica l’identificazione è un dato importante, la pittura è il mio doppio e comprende tutti gli aspetti della vita vissuta, anche quelli più intimi ed esistenziali, che cerco di affermare ed interrogo finché il quadro raggiunge un suo livello di autonomia.
Dove stai andando?
E’ difficile dirlo, ma credo che in questo momento sto sondando alcune possibilità del mio linguaggio. La ricerca si muove in direzione non narrativa, sto lavorando attorno a problematiche legate all’organizzazione dello spazio, sono attratta dal senso del vuoto e del pieno e da un’idea di pittura organica e frontale.
Cosa vuoi?
Mi interessa che le mie opere rimangano aperte, percepisco la risposta altrui come un elemento vivo dell’opera proprio in virtù della sua autonomia.
La mia volontà rimane all’interno del fare pittorico, sto cercando di lavorare in un senso non nostalgico ma di dialogo con il presente, dando al lavoro un’intenzione e una spinta verso l’esterno in un ripetuto sforzo di accelerazione. Accelerazione e rallentamento sono i due aspetti del tempo che oggi mi interessano di più nella pittura, in una strana competizione con la mia indole tendenzialmente statica o poco incline alle spericolatezze.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso