Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Maurizio Bongiovanni
Da dove vieni?
Sono nato a Tettnang nel ‘79 in un piccolo paesino nei pressi del Lago di Costanza sul confine svizzero-tedesco, a pochi chilometri dalla casa di Hermann Hesse, amato autore della mia giovane età. Dopo la Germania sono cresciuto tra la Sicilia, la Spagna e infine Milano, dove ho studiato al Liceo Artistico S. Marta avendo come docente il dolce Paolo Rosa. Successivamente ho frequento la scuola di Fotografia Riccardo Bauer e l’Università dell’Immagine fondata da Fabrizio Ferri.
Dal 2000 in poi, grazie a diverse borse di studio, inizio a partecipare a curiose e interessanti residenze e workshop artistici in giro per il mondo, come: SIM in Islanda, IARB in Cina, The Vermont Studio Center in America, la Napoule Art Foundation in Francia, e la Fondazione Spinola Banna a Torino con docenti davvero eccellenti.
Nel 2010 decido di andare a vivere per diversi anni in Cina, luogo a me caro.
Oggi vivo stabilmente a Londra.
Cosa fai?
Il mio lavoro consiste in una continua rilettura del linguaggio classico della pittura. Parto sempre da una ricerca delle immagini che popolano il web (mondo, pop, mass media, visioni) e le metto in relazione con lʼimmaginario pittorico di culture e aree geografiche molto diverse tra loro. Successivamente lʼimmagine virtuale, elaborata digitalmente, viene tradotta in pittura, spesso in modo artificiale e impersonale, per creare un'ulteriore distanza che si inserisce nel dibattito aperto tra autorialità e non autorialità, tra fisico e mentale, tra materiale e immateriale. Un lavoro che agisce sulla soglia tra lʼaldilà e lʼaldiquà del quadro.
Questa modalità di lavoro ha molto a che fare con la produzione industriale e con le art factories post-moderne.
Una “tecnica” leggera mi permette di pormi nella zona mediana, potendo controllare una serie di binomi, relazioni e corrispondenze: digitale/reale, autoriale/multi-autoriale, pratica intellettuale/pratica manuale, effimero/concreto, in definitiva essere/non essere.
Attraverso le immagini così create posso indagare elementi primordiali, simboli e archetipi che appartengono al linguaggio universale della pittura, contribuendo a costruire una iconografia contemporanea.
Ogni dipinto, ogni disegno, ogni immagine è dilatata di senso grazie alla traduzione e alla trasformazione. Tutto si materializza in pratica, operazione in cui il processo relazionale diventa protagonista.
Dove stai andando?
Qui a Londra sto sperimentando molto, grazie anche alla conoscenza di diversi artisti e luoghi di ritrovo davvero poco scontati. Tutto mi contamina. La città da questo punto di vista è generosa e i collezionisti ci sono davvero.
Cosa vuoi?
Comunicare la cultura e l’epoca.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso
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