Speciale Polonia

Agnieszka Grodzińska - Copertina n.354

Agnieszka Grodzińska - nice art image

Agnieszka Grodzińska

Ici Re-Pose, print on desk, 2014

 

 

“Tra le persone ci sono più copie che originali”. (Pablo Picasso)

 

La pratica artistica di Agnieszka Grodzińska (Opole, 1984) si inserisce il quel dibattito -per certi versi abusato, ma indubbiamente attuale- sul ruolo delle immagini e sulla loro condizione nel contemporaneo. Abile nell'uso di varie tecniche, dalla grafica d'arte alla pittura fino alla creazione di libri d'artista, Grodzińska interroga il processo di creazione dietro ogni prodotto visivo, trasformando immagini preesistenti, animando il dialogo tra originale e copia, tra riproduzione e creazione.

Attingendo a piene mani dalla storia dell'arte passata, l'artista polacca reinterpreta opere, foto d'archivio e materiale documentaristico di varia natura, traslandone il senso, aprendone l'interpretazione, deviandone il valore formale verso territori spesso ambigui ed enigmatici.

In questo percorso creativo pratica e teoria si equivalgono, instaurando un rapporto di necessaria continuità tra azione e pensiero. L'artista, mediatore tra epoche differenti, nel suo approccio anacronistico alla storia dell'arte, si veste da esploratore, sondando la sensibilità del tempo, indagando i limiti della percezione e dell'interpretazione visiva. Una domanda su tutte resta, alla fine di questo percorso: l'immagine è un monumento, o (solo) un documento?

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

 

Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska

Se fosse una canzone suonerebbe così:

Mariusz Tarkawian - Copertina n.353

Mariusz Tarkawian  Tribute to Araki, (ink on paper), 70x100cm, 2015

Mariusz Tarkawian

Tribute to Araki, (ink on paper), 70x100cm, 2015

 

 

 

Sdraiate di spalle, distese su un fianco, coperte da un velo, nude. Sono le donne le protagoniste principali delle opere di Mariusz Tarkawian (Łuków, 1983), autore di disegni rapidi e gestuali: come un reporter, l'artista annota su carta eventi e situazioni quotidiane, catturando l'effimero e traducendolo attraverso il filtro personale dell'interpretazione. Con un segno a tratti fumettistico e a tratti pittorico (o entrambi insieme), Tarkawian realizza ampie serie di lavori, in cui centinaia di tavole interagiscono fino a creare grandi puzzle installativi che affascinano tanto per la bellezza formale delle singole opere quanto per la forza compositiva ottenuta dall'insieme.

Interessante è inoltre l'attenzione dedicata dall'artista al mondo dell'arte, inteso nella sua accezione più ampia. In questo caso Tarkawian riflette su tematiche dal carattere storico e filosofico, interagendo con autori e opere del passato, instaurando un contatto dialettico con essi: è il caso, ad esempio, della raccolta di disegni “Looking for Art” (2006 - in progress ), in cui l'artista polacco riproduce liberamente i lavori di autori affermati del panorama contemporaneo. Affine a questa è la serie “Anticipation of Art” (2008), raccolta di disegni su carta in cui Tarkawian simula possibili opere future di artisti consolidati, ipotizzando con gioco le evoluzioni espressive di ogni autore.

Tutti i lavori si presentano con grande eleganza e abilità compositiva. I disegni, soprattutto su grandi dimensioni, si impongono per i forti contrasti e per l'abilità tecnica dell'autore, capace di esprimersi attraverso un segno sicuro e controllato quanto leggero e distaccato. In questo modo l'opera diventa bellezza neutra e senza definizione: un riassunto ideale tra gioco, esercizio e fine narrazione.

 

 Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Venusjanki, (pencil on paper), 70x100cm, 2014
www.whoworeitbetter.info, (pencil on paper), 50x70 cm, 2014
159 works from MoMA's collection, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014
Lexicon, (pencil on paper) 3.3x4.5m (detail) 2014-2015
222 species of European Birds, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014
muzeumutracone.pl (ink on paper) 95 x 140 cm, 2015
Odaliskques, (pencil on  paper), 70x100 cm, 2014
159 works from MoMA's collection, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014

Se fosse una canzone suonerebbe così:

 

Agnieszka Polska - Copertina n.352

nice art image

Agnieszka Polska

still frame from Correction Exercises (2008)

 

 

 

Ritenere che i rari eventi e le rare opere che si sono conservate del passato siano necessariamente la parte migliore e la più importante del pensiero di quei secoli, è un'idea ingenua. La loro conservazione è semplicemente dovuta al fatto che un piccolo cenacolo le ha scelte ed esaltate eliminando tutte le altre.” (Jean Dubuffet)

 

Agnieszka Polska (Lublin, 1985) realizza video, animazioni e fotografie. Concependo la storia dell'arte come un insieme di eventi arbitrariamente selezionati dalla cultura dominante, la maggior parte delle sue opere considera il carattere fittizio e ingannevole del passato. In particolare, gran parte dei lavori dell'artista polacca prevede una decisa presa di posizione nei confronti dell'attività critica e documentaristica: quanto conosciamo dell'arte passata, se non ciò che il sistema culturale istituzionalizzato ha deciso di conservare, ritenendo degno di attenzione? E quanto materiale, d'altra parte, non ci è mai pervenuto perché non ritenuto meritevole di considerazione e di memoria?

Partendo da queste premesse, le esplorazioni visive di Agnieszka Polska indagano i buchi neri e le omissioni della storia dell'arte, con particolare riguardo verso il periodo neo-avanguardista polacco. È il caso, per esempio, del film The Garden (2010), in cui l'artista propone la storia di Paweł Freisler, meteora dell'arte polacca scomparsa dalle scena artistiche alla fine degli anni Settanta. Similmente, Sensitization to Colour (2009) è un documentario sulla figura di Włodzimierz Borowski, performer attivo a partire dagli anni Sessanta. L'obiettivo di quest'ultimo film è quello di dimostrare la possibilità di una narrazione fallace e distorta degli eventi storici: aggiungendo dettagli, deformando la ricostruzione dei fatti, sottraendo e integrando immagini improprie, Agnieszka Polska ricorda la necessità di considerare la documentazione storica entro i limiti dell'errore, dimostrando come tempo e memoria siano aspetti labili e facilmente suscettibili di fronte alla reale visione degli eventi.

Da un punto di vista formale, ogni video si esprime con eleganza, curato con sottigliezza sotto ogni aspetto tecnico e visivo. Le immagini si sovrappongono intelligentemente, estratte da archivi storici e illustrazioni d'epoca, sottoposte ad interventi sottili e trapiantate con dimestichezza dentro nuovi contesti. Malinconico, evocativo e poetico, ogni video è così un omaggio al passato (effettivo o ipotetico); un processo nostalgico in cui rendere reale anche ciò che non è mai avvenuto.

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

 

Agnieszka Polska, Future Days, 2013

 

Agnieszka Polska, My Favourite Things, 2010

 

 

Agnieszka Polska, The Garden, 2010

 

 

Agnieszka Polska, The Forgetting of Proper Names, 2009

 

 

Agnieszka Polska, Sensitization to Colour, 2009

 

 

Maciej Ratajski - Copertina n.351

nice art image

Maciej Ratajski

Bad Art Is Art Bad

 

 

L'attività artistica di Maciej Ratajski (Varsavia, 1985) si inserisce in quel solco segnato, a partire dalla fine degli anni Settanta, da autrici come Barbara Kruger o Jenny Holzer, artiste in grado di deviare da ogni necessità di rappresentazione della realtà, decise ad abbandonare i supporti tradizionali dell'arte per abbracciare tecniche più propriamente legate al mondo della grafica e della comunicazione pubblicitaria. A queste istanze postmoderne, a cui innegabilmente sembra ricondursi l'attività dell'artista polacco, si aggiunge tuttavia una forte attitudine legata alla cultura visuale post-net, alla quale Ratajski fa ricorso, aguzzando il pensiero e indirizzandolo verso una (brillante) critica nei confronti dell'immagine artistica contemporanea.

Partendo da istanze filosofiche e concettuali, Maciej Ratajski arriva a realizzare opere dalla forte capacità comunicativa; lavori che partono dal linguaggio, dalla forza della parola e dalla sua abilità nel veicolare messaggi.

Tali opere tuttavia, se da una parte sembrano chiamare in causa in prima persona l'osservatore, sottoponendogli enigmi linguistici e logici che invitano ad una interpretazione, dall'altra escludono lo stesso, limitandone il ruolo, regalandone la funzione a quella di lettore inerte di fronte a quesiti labirintici e senza soluzione. In questo modo l'evento artistico diventa una rivelazione sterile, tutt'altro che illuminante, e che soprattutto non accetta mediazioni. Una sorta di inganno visivo, dunque, che tiene in sospeso la figura dell'autore (nascosto dietro messaggi neutri e anonimi) e quella del lettore-fruitore, forzato a confrontarsi con un ventaglio di locuzioni solo apparentemente dialettiche.

Mettendo in dubbio il ruolo dell'osservatore così come la funzione dell'autore, ponendo l'accento sull'influenza esercitata sull'opera da parte del sistema mediale circostante e sulla necessità di ridefinire i rapporti col pubblico, Ratajski pone nuovo senso ad un quesito tanto antiquato quanto -mai come oggi- attuale: di cosa parliamo quando parliamo di arte?

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

 

Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski
Maciej Ratajski

Se fosse una canzone suonerebbe così: