Societas Raffaello Sanzio, genesi, 1999
Genesi. Il racconto biblico di Societas Raffaello Sanzio parte con lo strazio di chi portava la luce. Il paradosso di Lucifero, votato completamente all’amore di Dio. Dio gli ordina di amare anche l’uomo, come un torturatore che usi la tecnica del double-bind, dando ordini contradditori a cui non si può obbedire senza infrangerne una parte. La luce è come la struttura di fissione a barre nelle centrali nucleari, e Lucifero deve passarci attraverso. Poi ci sarà la caduta di Adamo ed Eva, quella di Caino, ed infine Madame Curie, con la radioattività che le costerà la vita.
Societas Raffaello Sanzio raggiunge le profondità immisurabili della mente umana, andando alle radici della violenza, dell’amore, della sofferenza. Come un sogno, una visione che arriva da qualcosa che sta oltre. Il codice della scrittura scenica di Societas sta nella vertigine che congiunge le immagini, la sfera del divino, l’arte e il potere di piegare la mente.
Bertozzi & Casoni - Composizione n. 13, 2008 - ceramica policroma - 174 x 323 x 25 cm
Un muro di armadietti per medicinali. Sportelli accostati bianchi e lucidi, con la croce rossa nel centro. Simbolo della protezione, dell’aiuto, ma anche del dolore e della malattia. Dentro, al posto della cura, piccoli residui umani. Sigarette, cose ammuffite, teschi, bottiglie di ammorbidente, dentifrici dell’Antica Erboristeria, bombe a mano, saponi della Felce Azzurra, madonne. Qua e là, pezzi di nidi d’ape.
Il pronto soccorso ad alveare di Bertozzi e Casoni è scultura fittile iperreale. Come se i detriti della sofferenza umana fossero stati vetrificati in seguito ad un’improvvisa fine del tempo.
Cuoghi e Corsello - "Peabrain" - 1994
Negli anni Novanta ero adolescente e, come tutti gli adolescenti, pensavo che il mondo fosse molto interessante e tutto da scoprire. Erano gli anni dei centri sociali, delle giacchette di pelouche lilla, dei piercing, dei rave, dei crazy colors, dei cabò[1] e delle maglie a righe. Durante le trasferte bolognesi alla ricerca di queste cose e di tutte le meraviglie che comportavano, spesso vedevo un simbolo ripetersi sui muri. Non era la solita tag da writer più o meno comprensibile, ma un disegno. Il disegno di un’oca. Un uccellino, che mi faceva venire in mente il mio cult-book infantile Cipì[2]. Si ripeteva qua e là, a volte formando delle vere e proprie piste lungo i muri, come i sassolini luminosi nel bosco di Pollicino. Era tracciata con un tratto da bimbo, semplicissimo, spesso aveva pomelli sulle guance e le zampine lunghe e snodate. Era come una costellazione: un simbolo enigmatico, perché portava ad interrogarsi sul suo significato e sul perché della sua ubiquità, e potente, perché connetteva la nostalgia dell’infanzia con quella del futuro prossimo. Era come la promessa, di qualcosa di bellissimo e sconosciuto che sarebbe arrivato da lì a poco. Su quest’oca sentivo fiorire leggende. “La disegna una tipa. È la protesta contro la stupidità al potere, e contro la televisione.” “Sì, ho sentito dire che una volta ha preso una cartina topografica della città e ci ha disegnato sopra un’oca. Poi è andata a dipingerla sui muri seguendo il tracciato della cartina. È venuta fuori un’enorme oca, visibile da una prospettiva aerea, però nello stesso tempo virtuale.”
Quasi quindici anni sono passati da allora, ma a livello affettivo Peabrain rimarrà sempre il simbolo della mia giovinezza.
Monica Cuoghi e Claudio Corsello sono una coppia di bellissime teste, ben dischiuse e sintonizzate su frequenze molto difficili da captare. Sempre alla ricerca di sentieri nascosti, di luoghi privi di mappature ufficiali, di interstizi in fermento. La loro arte è stata mille cose: un modo per riappropriarsi della città, un inchino di fronte alla potenza della natura, una risposta criptata all’enigma della morte. Un gioco, una presa in giro di se stessi, un poema per la bellezza dei luoghi. La loro arte è stata soprattutto uno stile di vita magico, ovvero capace di generare nuove realtà.
L’oca Peabrain è la loro interfaccia più nota.
Laura Serri - "Repetita iuvant" - tecnica mista su carta da parati - 2008
Tappezzerie pastellate, perimetri interni e protetti, nidi pieni di bambagia a fiorami color confetto. Di quest’universo comodo e stanziale fanno parte anche le sedie, di varie fogge e formati. Dall’aerodinamico sdraio di design al canapè da Paolina Bonaparte, dalla poltrona della nonna a quella Luigi XIV, dal divano sfondato allo sgabello a nido anni Sessanta. Ed infine, i cervi. Aggraziati come ballerine sulle punte, leggeri, veloci. I cervi si spostano in branchi, e sono agli antipodi di quella stanzialità rappresentata da sedie e carte da parati. Se gli animali riprodotti nell’arte sono quasi sempre figura degli esseri umani, Laura Serri descrive l’utopia di un’umanità pura, leggiadra, che si contrappone all’ethos della forza e dell’aggressione.
Mourning Glory, regia di Ray Caesar: una ragazza dorme in una camera rococò. Le sue gambe levitano nell’aria, come preludio di sonnambulismo, oppure per effetto del sogno. Previdente, per evitare di prendere il volo, ha puntato con degli spilli le sue chiome al cuscino, ed ora sembrano farfalle in una teca. Dorme con le mani incrociate sul petto, ha le labbra rosso sangue, e porta la stessa acconciatura di Dracula nel film di Francis Ford Coppola. Che sia forse una vampira?
Karin Andersen, "Marat", Lambda Print 50X70, 2007.
Liberté, égalité, fraternité, fra esseri umani e tutte le altre specie. La rivoluzione è riuscita, e finalmente tutti hanno in dotazione orecchie coniglie, code, e zebrature decorative. Ora Marat lavora su un portatile color silver, con lo schermo pieno di icone, in un bagno con piastrelle rosa antico. Al posto della penna d’oca, tiene in mano un telefonino, con cui ha appena mandato un sms a Charlotte Corday. “Vieni a berti un Bloody Mary con me?”
Francesco D'isa - Pornsaints Anna the nerd
San Giorgio dovette ammazzare il drago, mentre la divina Anna the Nerd, con le sue occhiaie nere, il suo corpetto di vertebre, e la sua abilità a schivare le pallottole, riesce ad ammansirlo e tenerselo ai piedi come un cagnolino.
Le Pornsaints di Francesco d’Isa costituiscono l’ultima specie di ultradonne, seducenti come il frutto del connubio fra la Salomè di Beardsley e un corpo mutilato di Louise Bourgeois.