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Nicolò Bruno - Copertina n.369

Nicolo Bruno - Copertina n.369, nice art image

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Nicolò Bruno.

 

Da dove vieni?

Sono nato a Milano nel 1989, dove mi sono laureato in Pittura e Arti Visive presso la Naba. Nel 2010 ho fondato, assieme ad altri sei colleghi, il collettivo artistico F84, tutt’ora attivo. Attualmente vivo in Svizzera, dove proseguo gli studi presso la Fachhochschule Nordwestschweiz – Università delle Scienze e delle Arti Applicate di Basilea.

 

Cosa fai?

Sono un pittore, dunque sperimento le potenzialità della pittura attraverso l’utilizzo di immagini figurative e simboliche. Le mie tematiche sono principalmente di carattere storico, legate all'omoerotismo e all'omoaffettività.

 

Dove stai andando?

Ultimamente mi sto interessando all’idea di tempo e di sincronicità, sovrapponendo immagini estrapolate dal mio archivio di ricerca personale ad immagini tratte dal mio vissuto quotidiano. Inoltre trovo sempre più interessante l’idea di giustapposizione, ovvero la narrazione che si sviluppa attraverso l’accostamento di immagini.

 

Cosa vuoi?

Non c’è un’intenzione premeditata. Mi piace il carattere indipendente dell’arte, lo stupirmi di fronte al mio stesso lavoro, l’incapacità di poterlo controllare completamente. Questa inafferrabilità è il motore che spinge la mia ricerca.

 

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Giuseppe De Siati - Copertina n.368

Giuseppe De Siati  nice art image

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Giuseppe De Siati.

 

Da dove vieni?

Vengo da San Vito dei Normanni, un piccolo paese salentino che, tra gli altri, ha dato i natali a Lanza del Vasto. La prima educazione artistica con alcuni anni al Conservatorio e al Liceo artistico, e gli studi universitari in Conservazione dei beni culturali all'Università del Salento, mi hanno portato ad una conoscenza approfondita delle risorse naturali e culturali antiche del territorio locale con una tesi di ricerca sul paesaggio rurale. All'Accademia di Belle Arti di Brera invece ho allargato la prospettiva al paesaggio cosmico. Attualmente vivo e lavoro a Milano.

 

Cosa fai?

Indago il limite come soglia per una visione geocentrica. Perimetro lo spazio, formo geometrie spontanee riportando le misure del mio corpo, in una corrispondenza antropometrica col creato che mi fa scoprire di non essere al centro dell'universo ma di sentirmi parte di esso.

 

Dove stai andando?

Torno alla concretezza della terra. Vivo l'opera come il frutto di un'esperienza intuitiva di accesso e comprensione alla realtà. Perimetro lo spazio fenomenico attraverso l’acqua, le terre o altri materiali specifici, dalla carta allo spazio ambientale.

 

Cosa vuoi?

Svelare l'esistente. Il vivente è un sistema aperto animato da flussi continui di energia e scambi circolari, nella realtà naturale creare un'opera è per me occasione di segnare un punto di connessione tra tempo cronologico e tempo ciclico.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

Graziano Folata - Copertina n.367

graziano folata nice art image

 

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Graziano Folata.

 

Da dove vieni?

Mi chiamo Graziano Folata, lavoro tra Milano, Venezia e la Sardegna. Mi sono formato all'Accademia di Belle Arti di Brera studiando Scultura e Fotografia, ma il mio percorso di artista figurativo parte da molto più lontano, dalle origini del segno e del colore nella mia infanzia, all'indagine sulla materia in età adulta. Mio padre era lavoratore in una cartiera, a casa portava bobine e rotoli di carta, pacchi e risme; per questo motivo la carta per me è sempre equivalsa all'acqua, essenziale e naturalmente esistente: fin da bambino ho avuto le basi per l'espressione visiva e per identificarmi come produttore di immagini.

 

Cosa fai?

Tento di dare senso alla materia, fosse fatta anche solo di luce, come nel caso del mezzo fotografico; mi adopero perché una visione possa conquistare la propria forma. Per riuscirci faccio in modo di essere vigile e pronto nel momento in cui i fenomeni si svelano quasi inattesi e inafferrabili nella loro infinità pluralità, con l'importanza e la potenza che essi possono riscuotere sulla mia immaginazione.

 

Dove stai andando?

Mi auguro verso una maturità autoriale, libera e consapevole.

 

Cosa vuoi?

Desidero sviluppare la mia sensibilità in diverse direzioni, integrando medium eterogenei e componendoli tra di loro. Desidero cedere alle suggestioni della natura e dell'atto poetico, per trovare forme di comunicazione che ancora non riesco a prevedere, riservandomi sempre una coerenza verso il ruolo della visione, che accede all'esperienza e si esercita, per generare una forza immaginativa capace di permanere tra le forme che svaniscono.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

Paola Alborghetti - Copertina n.366

Paola Alborghetti artist

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Paola Alborghetti.

 

Da dove vieni?

Sono nata quarant'anni fa, in una cittadina nella zona compresa tra Milano e Lecco. Tuttavia sono perlopiù cresciuta a Visino, un piccolissimo paese nella provincia di Como, posto tra i due rami del lago. Ho passato molto tempo a Milano, per lavoro e per studio, essendomi diplomata in Decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Brera nel 2006. Nel 2003 ho passato quattro mesi a Dresda in Germania, dove ho frequentato il corso di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Dresda: è lì che ho iniziato a dipingere ed è lì che ho deciso di trasferirmi nel 2007.

 

Cosa fai?

Mi apro completamente al momento e posso dire che forse solo nell'attimo del dipingere sono davvero ciò che vorrei essere: me stessa, senza troppo chiedere ed avere pretese dall'esterno. È in questo momento che le esperienze legate ai cinque sensi si rivelano liberamente attraverso forme e colori. La mia ricerca artistica, come la vita, è un processo aperto a diverse contingenze, come il vissuto e il visto, il luogo di lavoro, la luce. Queste, come particelle di colore, si rifugiano spontaneamente in una forma o danzano al suo esterno. Io non faccio altro che raccoglierle su un supporto e offrirle allo spettatore, perché le faccia suo racconto personale.

 

Dove stai andando?

Negli ultimi quattro anni sto andando in molti luoghi. Per lungo tempo ho lavorato e vissuto a Dresda e poi io e il mio compagno Eckehard Fuchs abbiamo deciso di indagare ulteriori luoghi di lavoro con una cadenza di due – tre mesi, credendo forse di trovare il luogo ideale dove vivere. In realtà oggi, continuiamo a fare lo stesso, pur mantenendo come costanti la casa studio di Dresda e di Visino (Como). Il viaggio, il cambiamento, con tutte le sue suggestioni portano a nuovi impulsi ed invenzioni; il mio lavoro si mantiene così aperto al gioco e alla meraviglia. È una forma in divenire che ama la vita con tutte le sue casualità. È in questa direzione che amo andare.

 

Cosa vuoi?

Penso al lavoro dell'artista come un libro aperto con diverse possibilità di lettura. Nessuno ha ragione o torto. Il sentimento e la capacità di immaginazione di ognuno decidono quale sarà la sua strada, se sarà accettato e fatto storia propria, oppure se passerà indifferente. È a questa libertà che mi piace pensare e a quella che sempre mi accompagna nel lavoro. La lotta tra la supremazia della ragione e quella della pura percezione e del sentimento ci accompagna sempre e nell'opera può trovare nuovo respiro. Io, per ora, voglio continuare ad offrire libri aperti, non importa con quale titolo. Chi deciderà di aprirli potrà sceglierne uno.

 

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

Matteo Fato - Copertina n.365

nice art image matteo fato

 

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Matteo Fato

 

 

Da dove vieni?

Sono nato a Pescara nel 1979, dove attualmente vivo e lavoro; ho studiato Pittura presso l’Accademia di belle Arti di Urbino, dove da circa 5 anni ho avuto la fortuna di poter tornare come docente di Tecniche dell’Incisione, Disegno Contemporaneo/Monotipo e Tecniche di Doc. Audiovisiva (una materia che abbiamo attivato da 2 anni che si concentra sulla documentazione totale delle opere prodotte dagli studenti in un Portfolio). Nella mia formazione sono state molto importanti, oltre all’Accademia stessa, le esperienze di lavoro all’estero in occasione di progetti di residenze (Francia, America e Norvegia). Ovviamente anche il dialogo con altri interlocutori, artisti e non, resta fondamentale.

 

Cosa fai?

La mia ricerca si è da sempre concentrata sull’analisi di un’intesa tra immagine e parola, sul momento appena prima che il segno diventi linguaggio riconoscibile. Un “bilico” rappresentativo in cui il segno viene addomesticato e disciplinato affinché possa trovare posa sul limite della realtà. Detto questo in realtà dipingo e basta.

 

Dove stai andando?

Principalmente ho sempre lavorato attraverso l’utilizzo del disegno, della pittura, dell’incisione e del video. Negli ultimi progetti sviluppati ho avuto modo di confrontarmi con materiali prima considerati solo semplici supporti o strutture, che tendono ora a divenire linguaggio; trovando espressione in una progettualità site-specific. Ma dove sto andando non voglio saperlo sinceramente, o comunque spero di non esserne mai troppo sicuro.

 

Cosa vuoi?

Lo studio di L. Wittgenstein iniziato alcuni anni fa mi ha aiutato a rileggere le “parole” scritte durante il mio percorso che avevo lasciato tra parentesi e a rivalutarle: per trovare una nuova dimensione “rallentata” nell’osservazione delle “cose” e dello spazio, cercando di inserire i naturali segni di interpunzione di cui il mio linguaggio aveva bisogno.

Citando lo stesso Wittgenstein “Con i miei numerosi segni d’interpunzione, ciò che in realtà vorrei è rallentare il ritmo della lettura. Perché vorrei essere letto lentamente.”. Questo mi ha aiutato a capire che i linguaggi dell’arte rappresentano, in un certo senso, la punteggiatura della vita, e ci aiutano a rallentarne “la lettura”, quindi a riflettere meglio su di essa.

Quello che cerco di rappresentare è un tentativo di mettere in scena un allestimento per la pittura. Una natura morta del linguaggio, una “cosa naturale” della parola, per chiamare in causa Vasari. Insomma, quello che voglio è poter continuare a lavorare: è la pittura che mi fornisce “parola”, altrimenti sarei muto. E’ durante la pittura che la parola prende forma.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

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Ryts Monet - Copertina n.364

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Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Ryts Monet.

 

 

Da dove vieni?

Sono nato a Bari 33 anni fa. Sono cresciuto a Lignano Sabbiadoro in Friuli e mi sono formato allo IUAV di Venezia, dove ho studiato Arti visive e comunicazioni visive.

 

Cosa fai?

Utilizzo dal collage all’installazione, ma anche la fotografia e più raramente il video o il suono; insomma non sono legato a un medium specifico. Per alcuni progetti ho realizzato eventi o concerti. Mi affascinano i simboli, le sottoculture, le derive geografiche, il degrado e l’immaginario legato allo spazio interstellare. Nei miei lavori cerco di creare dei percorsi concettuali, narrativi o di guidare lo sguardo di chi osserva attraverso gli elementi che compongono il lavoro, cercando di lasciare però una libertà associativa rispetto alle stratificazioni presenti nei miei progetti. Ultimamente ho lavorato su piccole serie che costruisco secondo una coerenza di linguaggio o di ricerca.

 

Dove stai andando?

L’aspetto forse più peculiare del mio lavoro sta proprio nella volontà di non pretendere una rigida continuità formale. Ci sono delle costanti, ma a volte il mio approccio può generare uno straniamento, o così mi piace pensare, dal momento che mi muovo tra media, riferimenti e linguaggi eterogenei. Seguo il mio ritmo, lasciando al tempo il compito di amplificarlo.

 

Cosa vuoi?

Quello che probabilmente qualunque artista desidera. Lascio a chi legge la libertà di interpretazione.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Adriano Annino - Copertina n.363

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Da dove vieni ?

Sono nato a Napoli nel 1983, cresciuto a Senigallia e ad Arezzo. Ho una formazione umanistica, un diploma in tromba, una laurea in discipline della musica e dello spettacolo, con una tesi in filosofia della musica sul pezzo silenzioso 4'33'' Tacet di John Cage. Mi sono trasferito a Milano nel 2013, dove tuttora vivo e lavoro.

 

Cosa fai?

Pur sapendolo con esattezza, nel lavoro mi domando quale sia la relazione tra me e la pittura utilizzando più soggetti, anche autobiografici. Studio in modo non prevedibile immagini e problemi che cerco con rigore, trascinandoli dentro il lavoro attraverso una sintesi legata anche al segno.

 

Dove vai?

So perfettamente dove andare, tuttavia mi è impossibile definire la direzione del mio percorso e descriverlo. Nel racconto sono sicuro di esserci, riesco anche a vedermi dall'esterno e a concedermi di sparire. Lo stesso riguarda la pittura, la possibilità che essa sia confusa con altri medium e attivata dallo e nello spazio.

 

Cosa vuoi?

Quello che voglio comunicare è che: "abbi pazienza ma piango perché mi sarebbe piaciuto e sarei stato in grado di essere divertente e di farti star bene, se non fosse che mi piaccia così tanto cercare giustificazioni". Non mi interessa che nel mio lavoro vi sia o no un'intenzione, che io vi sia per forza o per forza non ci sia. Mi piace utilizzare i concetti di responsabilità e alibi, il pensiero, la filosofia e la religione, includendo scarti della rete, per innescare più riflessioni contemporaneamente, ad esempio il fatto che sia illogico, falso e anche di cattivo gusto concludere che la realtà, la verità e la bontà siano per forza tutte una questione dal principio.

 

 

Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Adriano Annino

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Francesco Tagliavia - Copertina n.362

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Francesco Tagliavia

Aglio e Olio

2015

 

Tratto secco, spigoloso e conciso. I disegni di Francesco Tagliavia aka Cutway (Palermo, 1985) sono sberle a mano aperta, motivi e figure in bianco e nero che tanto richiamano l'estetica punk e la cultura do-it-yourself anni Ottanta.

Ognuna di queste tavole, realizzate dall'artista su carta attraverso l'utilizzo di penne a biro e matite, si presenta come una evocativa quanto ambigua sintesi di elementi legati all'immaginario pop contemporaneo. È così che sport, TV, sesso e religione convivono, all'interno di un minestrone cinico e sarcastico, in cui ogni pezzetto di mondo viene sottratto e reinterpretato dall'artista con assoluta spontaneità.

Il risultato è un insieme di enigmatici e pungenti agglomerati di elementi spesso apparentemente lontani tra loro ma perfettamente incastrati nell'insieme. L'effetto monocromatico e il carattere minimale dei lavori donano inoltre forza alla composizione, rendendo ognuna di queste illustrazioni dei piccoli episodi caustici e graffianti; come fotogrammi diversi di un'unica dissacrante pellicola.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

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